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Recensione: Wolfenstein 2: The New Colossus

A tre anni dal leggendario epilogo e dal faccia a faccia con Wilhelm Strasse, Blazkowicz ritorna tra noi con Wolfenstein II: The New Colossus. Facendo un piccolo passo indietro è doveroso riconoscere dei meriti al capostipite della serie targata Machine Games, ovvero The New Order. Quest’ultimo è stato un titolo davvero coinvolgente, un diamante grezzo che, dal punto di vista narrativo, ha gettato solide basi per lo sviluppo della serie.

Introspezione ed emozione

Wolfenstein II: The New Colossus mantiene molti legami con il proprio predecessore sia in termini ludici che in ambito narrativo. Le avventure di Blazko  affondano le proprie radici nel cliffhanger della spaventosa carica emotiva del finale di The New Order. Le sequenze iniziali guidano il giocatore in un quadro tutt’altro che roseo e che evolverà nel tempo in modi inattesi e spettacolari. The New Colossus raccoglie e perfeziona l’eredità narrativa del primo capitolo offrendo un titolo il cui il tessuto narrativo si dipana elegantemente su più binari.

I momenti commoventi non mancano

I Rimandi alle vicende di Blazkowicz nella sua parentesi contro il temibile Generale Deathshead, infatti, si mostrano in più occasioni tramite documenti e dialoghi e si miscelano ottimamente con gli eventi del presente. Ritorna inoltre lo squisito taglio introspettivo del primo capitolo. Blazko infatti celebrerà il suo operato compiuto o futuro con numerosi monologhi. Le parole, gli affetti e i ricordi sono lo strumento più potente da cui lui, ancora una volta, trae la forza per andare avanti. Le sezioni introspettive e i flashback caricano di fascino ed empatia la figura del caro Blazko. Ed è proprio in questi momenti che la scrittura si esalta ed emoziona il giocatore, facendogli stringere un forte legame con Blazkowicz.

I filmati, più che mai rispetto al passato, riescono a comunicare senza mezzi termini le emozioni del momento. La crudezza di alcune scene è spiazzante ma si rivela essere il mezzo perfetto per comunicare lucidamente e con grande forza al giocatore ciò che la trama ha in serbo. Ciò inoltre contribuisce a catalizzare l’attenzione e l’odio verso il villain di turno e ciò che rappresenta. Questo artificio fa sovrapporre i sentimenti del giocatore a quelli di Blazkowicz, elevando in tal modo ad uno stadio superiore il tasso di immersione.

Nuova storia e vecchie conoscenze

La coerenza narrativa del titolo è notevole e molti dei protagonisti di The New Order ricompaiono in questo capitolo. Questi ultimi sono squisitamente inseriti, rendendo giustizia alla caratterizzazione che gli era stata riservata nel titolo del 2014. Lo stesso “nuovo” villain è un retaggio del primo capitolo della serie targata Machine Games.

Frau Engel, orfana del suo amato Bubi, ritorna in questo capitolo come antagonista principale con l’obiettivo di togliere tutto all’inarrestabile “Terror-Billy”. Come avete già avuto modo di apprezzare in The New Order, Frau si è rivelata essere un personaggio splendidamente caratterizzato. Ho ancora impressa nella mente quella notte nel vagone bar di quel treno per Berlino in cui ho temuto il peggio…

Frau Engel ritorna in tutta la sua malvagità

Sebbene Deathshead fosse il cattivone nazista cinematografico per antonomasia, Frau Engel non sfigura affatto nel ruolo affidatole. In The New Colossus, infatti, emerge e si sublima nel ruolo di affascinante quanto esecrabile antagonista. Le nefandezze di cui si renderà artefice la renderanno una nemesi perfetta per Blazkowicz e sarà un tassello fondamentale di uno splendido puzzle narrativo. La trama non è mai banale e sa offrire sia momenti iperbolici, epici e fuori dall’ordinario sia drammi realistici e squisitamente umani. Alcuni capitoli, d’impronta fortemente narrativa, sono delle vere e proprie gemme di sceneggiatura. Il finale è molto soddisfacente ma forse è mancato un pizzico di quel coraggio che ha caratterizzato il resto della storia.

Il tessuto narrativo sta in piedi a meraviglia ed è merito non soltanto di Blazko e della sua antagonista, ma anche dei personaggi di contorno. Ritorneranno gli amici del circolo Kreisau e faremo la conoscenza di nuovi ed ottimi personaggi. Ognuno di essi avrà una sua parte importante nell’economia della narrazione, concorrendo alla realizzazione di una storia che stabilisce nuovi standard per il genere FPS.

Atmosfera e tecnica in uno splendido duetto

The New Colossus è un titolo affascinante e curato su più livelli. L’America post-seconda guerra mondiale è particolarmente fedele ma in essa coesistono anche altri stili e valori. Tramite un’opera di “reichizzazione”, Machine Games ci offre un quadro pittoresco ed affascinante. Le ambientazioni che ci ritroveremo a visitare saranno pregne di cultura di quegli anni con tanto di citazionismo storico. I documenti sparsi per i livelli, non saranno dei semplici collezionabili, ma bensì contribuiranno all’arricchimento della lore di gioco. Ci verranno infatti offerti riferimenti ad eventi come L’Incidente di Roswell e a tematiche molto forti come il razzismo nei confronti di neri ed ebrei.

Le ambientazioni sono curate ed evocative

A celebrare l’atmosfera in fase narrativa e nei contesti sparatutto ci pensa l’ottima colonna sonora che si adatta in modo camaleontico alle varie situazioni. Il comparto sonoro, fatto di toni industrial incalzanti ed opprimenti, è inoltre arricchito da un voice acting di notevole spessore.

La marcia in più per quanto riguarda l’immersione ce la fornisce inoltre il motore di gioco. Visivamente il titolo ha infatti proprio un altro passo rispetto a The New Order, il quale peccava di aver un anima troppo cross-gen. I modelli dei personaggi principali risultano essere più rifiniti e c’è una discreta cura anche per quelli secondari. I particellari sono ben realizzati e celebrano la mattanza e la frenesia offerta da Wolfenstein 2.
The New Colossus, purtroppo, non è pero esente da difetti e nella sua build attuale su PC soffre di sporadici glitch grafici e crash. Nel complesso, però, offre un’esperienza molto godibile a fronte di una build almeno mid-budget.

Formula che vince non si cambia

Il gameplay di Wolfenstein 2: The New Colossus è un more of the same fatti con perizia e sagacia. Il gunplay offerto dal titolo di Machine Games è pressoché invariato e non è affatto un male. Sparare è appagante e divertente e la voglia di gettarsi nella mischia a viso aperto è sempre tanta. Le armi sono ben bilanciate e i potenziamenti permettono ad ogni giocatore di seguire lo stile che più gli aggrada. Sarà inoltre possibile scegliere uno tra tre particolari potenziamenti che varieranno notevolmente l’esperienza di gioco offrendo ciascuno un nuovo modo di interagire con l’ambiente di gioco.

Squisitamente gore e frenetico

Il level design è molto ispirato (sebbene raramente confusionario) ed improntato a spingere il giocatore a non star mai fermo un attimo. I ritmi di gioco sono infatti elevatissimi e nel corso di un combattimento contro più nemici sarà necessario “switchare” arma e variare il proprio stile. Si andrà da approcci close combat a soluzioni più a lungo raggio in modo dinamico e frenetico, passando per tesissime azioni stealth. A volte, però, alcune sezioni sono eccessivamente punitive e possono trasformarsi in una sequenza di morti e caricamenti finché non si capisce l’approccio giusto.

Nemici ovunque!

Tra le new entries va senz’altro contemplato il sistema di missioni secondarie. Tramite l’interazione con gli NPC presenti nella base e grazie ai Codici Enigma avremo la possibilità di avere un corposo quantitativo di contenuti extra. Il tutto concorre ad ampliare la già ottima longevità del titolo di base che ha richiesto 11 ore di gioco per essere completato.

Wolfenstein 2: The New Colossus è un titolo notevole sia dal punto di vista ludico che da quello narrativo. La storia, che si muove su più livelli è coinvolgente, commovente ed imprevedibile. Il gunplay è lo stesso frenetico ed incalzante visto nel primo capitolo e viene celebrato da un ottimo comparto audiovisivo. A volte presenta qualche sbavatura tecnica e può risultare frustrante ma, tutto sommato, parliamo di difetti trascurabili a fronte di un’opera single player memorabile e degno erede ed evoluzione del primo capitolo. La storia è narrata splendidamente, peccato per il finale che è forse un pochino inferiore a quello di The New Order.

This post was published on 29 Ottobre 2017 12:27

Jonathan Campione

Ho ricevuto la mia prima console la notte di Natale del '97. Grazie all'idraulico baffuto di Nintendo ho scoperto la mia passione per i videogiochi. Sono un giocatore eclettico, amo i titoli indie e non disdegno nessun genere o piattaforma. Da un paio d'anni scrivo di videogiochi e cerco di sfatare i luoghi comuni e punto ad offrire spunti di riflessione importanti riguardanti questo settore.

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