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Recensione Fire Emblem Warriors

Mostrato l’ultima volta in occasione dell’E3 2017, di Fire Emblem Warriors si sono praticamente perse le tracce fino allo scorso settembre. Vuoi perché appartiene ad un genere per forza di cose di nicchia in Occidente, vuoi perché Nintendo deve anche gestire qualcosa di ben più importante (leggi: Super Mario Odyssey), il titolo sviluppato in collaborazione con Koei Tecmo è rimasto un po’ nell’ombra.

E non possiamo negare che anche noi eravamo un po’ restii a prendere i Joy-Cons in mano. Fire Emblem che diventa un musou? Ma che, davvero? Non è la prima volta che Nintendo attinge da un brand molto conosciuto per applicarvi le meccaniche del genere, vedasi l’episodio di un paio di anni fa con Hyrule Warriors (titolo discreto, tra l’altro). Ma pensare a Fire Emblem porta automaticamente a fare una connessione con la tattica, la strategia, l’azione ben ponderata e riflettuta. I musou sono invece un corri, picchia e ripeti.

Dopo aver passato parecchio tempo in compagnia del titolo siamo pronti per il verdetto finale: vi anticipiamo soltanto che abbiamo avuto tra le mani un titolo più che dignitoso, che logicamente non è un Fire Emblem come siete abituati a conoscere la serie, ma neanche un musou come tanti. Se è vero che la virtù è nel mezzo…

Recensione Fire Emblem Warriors personaggi

Quel che resta di Aytolis

Se è vero che da un musou non siamo abituati ad aspettarci una trama da premio Oscar, Fire Emblem Warriors non ha alcuna intenzione di rompere la tradizione. Le premesse narrative sono minime e del tutto occasionali: il regno invaso, il cattivo di turno, gli eroi pronti a tutto e a scendere in campo. Tuttavia, proseguendo nei 21 capitoli della vicenda, il giocatore riesce a non annoiarsi il giusto per portare a termine la propria missione legata alla salvezza del mondo, orientandosi in una trama piacevole e raccontata sufficientemente bene. La storia viene presentata soprattutto attraverso immagini statiche con testi a scorrimento (fortunatamente in lingua italiana) e con poche sequenze cinematografiche vere e proprie (poche ma buone), premio per aver sconfitto il boss finale di qualche dungeon o comunque il nemico di turno.

Protagonisti del titolo sono Rowan e Lianna, personaggi completamente nuovi introdotti nell’universo di Fire Emblem per l’occasione. Eredi al trono del Regno di Aytolis, lui dedito alle armi, lei allo studio (tanto per consolidare i cliché), in una giornata soleggiata dedicata all’incontro con l’amico Darios di Gristonne avviene l’impensabile. Impensabile anche perché chiara forzatura narrativa finalizzata al menare le mani: il cielo si squarcia e da varchi dimensionali di dimensioni alternative irrompono demoni su demoni ad invadere il Regno. Nel panico generale, sopraffatti dall’orda dei nemici, i giovani si salvano portano con loro il dono della regina madre, lo Scudo delle Fiamme. Ovviamente è l’unico strumento in grado di salvare il mondo intero, come si scoprirà di lì a poco, basterà trovare cinque guerrieri con cinque pirogemme in grado di ripristinare l’ordine della natura. Più facile a dirsi che a farsi.

L’invasione da parte di dimensioni alternative, i più svegli l’avranno già capito, è un ottimo espediente anche per giustificare la presenza, nello stesso Regno, di guerrieri provenienti dalle serie più famose di Fire Emblem. Nel corso dell’avventura si uniranno ai nostri i volti ben noti di Marth, Corrin, Ryoma, Xander e via dicendo. Un punto a favore della varietà, con un gruppo di personaggi numeroso e interessante.

Generi diversi, fusione vincente

Contro ogni aspettativa, la fusione tra Fire Emblem e il genere musou in Fire Emblem Warriors funziona molto meglio che in Hyrule Warriors. I personaggi di Intelligent Systems vengono semplicemente trasposti in un diverso tipo di combattimento, più frenetico rispetto a quelli a turni, incentrato sull’ hack ‘n slash piuttosto che sulla meditazione, ma comunque appagante una volta padroneggiato del giocatore. La personalizzazione dell’equipaggiamento e la meccaniche dei triangoli delle armi, in cui certi tipi sono più efficaci di altri in determinate occasioni, rendono il tutto più interessante.

Il sistema di comandi è incredibilmente semplice, pur senza scadere nella banalità: i tasti del Joy-Con destro controllano gli attacchi dell’eroe, con colpi pesanti, rapidi e la “mossa speciale” personalizzata, eseguibile dopo aver riempito un indicatore in alto a sinistra sullo schermo, eliminando parecchi nemici in campo. Il Joy-Con sinistro invece è delegato al movimento del guerriero e all’aggancio dei nemici tramite il pulsante dorsale. Si possono anche schivare i colpi in arrivo, ma salvo qualche boss è una meccaniche che lascia il tempo che trova, dato che il livello di difficoltà è tendente verso il basso e che i nemici sono molto lenti nell’eseguire i propri colpi.

Recensione Fire Emblem Warriors Gameplay

Fire Emblem Warriors mostra forme di ibridazione minime con generi strategici, ma il suo cuore resta devoto al musou. Questo significa che, come da aspettative, ci ritroveremo all’interno di aree interne o esterne di media grandezza, con dettagli ed elementi scenografici ridotti all’osso e pieni zeppi di nemici, centinaia di nemici da annientare a colpi di spada. Il nostro eroe sarà enormemente più potente degli avversari standard, in grado di abbatterli con un paio di colpi; diverso il discorso per i “guardiani” posti a difesa di porte che vanno sbloccate o boss di fine dungeon, di cui bisognerà studiare più attentamente i movimenti e magari mettere da parte un paio di barre per le mosse speciali lungo il percorso. Ma niente per cui strapparsi i capelli, lo ripetiamo: Fire Emblem Warriors, salvo il caso in cui vogliate attivare la modalità permadeath in cui i personaggi morti in un livello resteranno morti nei successivi, resta un titolo accessibile e fruibile anche dai non addetti ai lavori.

Prestazioni altalenanti

Per Fire Emblem Warriors Koei Tecmo ha studiato un comparto tecnico in grado di adattarsi alle due modalità di fruizione offerte dalla ibrida della Casa di Kyoto. Se è vero che Nintendo Switch è godibile tanto in modalità portatile quanto sul televisore di casa, lo stesso si può dire per il gioco in questione, ma con alcune dovute precisazioni. Innanzitutto il frame rate è bloccato a 30 fps per impostazioni di base, accompagnate da 1080 p su televisore e 720 p in modalità portatile.

Ma ecco il bello: preferite la fluidità e rapidità di movimento alla nitidezza e al colpo d’occhio? Potrete allora impostare la modalità 720 p e 60 fps su TV, un’aggiunta sicuramente apprezzata. Lo stesso non si può dire per la modalità portatile, dove invece il frame rate non è modificabile così come la risoluzione di gioco. Tiriamo le somme: Fire Emblem Warriors si vede bene e si gioca fluidamente in entrambe le modalità, ma l’esperienza migliore è quella in dock (su TV). Al multilplayer locale non ci pensate neppure, diventa tutto caotico a causa delle dimensioni del piccolo schermo, la minimappa quasi scompare alla vista, e i frame iniziano diminuire vistosamente.

Commento finale

Fire Emblem Warriors è un ottimo musou, il più interessante attualmente presente su Nintendo Switch. Offre un parco di personaggi numeroso e variegato, sia nelle mosse che nel bilanciamento, nonché diversi elementi di strategia innovativi per il genere di appartenenza, provenienti anche loro dai prodotti di Intelligent Systems. Se siete fan del genere e guardate con interesse al carisma dei personaggi di Fire Emblem, l’acquisto sicuramente non vi deluderà. Se invece i musou non vi convincono, non acquistate il titolo solo perché presenta personaggi a voi noti: non è un Fire Emblem classico. Tutti gli altri possono tranquillamente aspettare un taglio di prezzo.

This post was published on 20 Ottobre 2017 12:46

Simone Pettine

Mi piace leggere, scrivere, videogiocare, approfondire la mia conoscenza delle lingue indoeuropee e mangiare i bambini.

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