Sherlock Holmes: The Devil’s Daughter – Recensione

Articolo a cura di Pietro Gualano 

Sono passati quasi due anni dal lancio di Sherlock Holmes: Crimini e Punizioni e lo sviluppatore Frogwares propone ora un nuovo capitolo della serie: Sherlock Holmes: The Devil’s Daughter. Realizzare un videogioco dedicato a una figura così nota e famosa non è sicuramente un’impresa da tutti: ogni utente ha la propria immagine del celebre investigatore e potrebbe non gradire una rappresentazione troppo lontana dai canoni classici. I ragazzi di Frogwares, però, avevano già fatto un buon lavoro sotto questo aspetto con Sherlock Holmes: Crimini e Punizioni: il titolo non era perfetto (anzi) ma offriva comunque spunti interessanti ed era rivolto a una specifica nicchia di appassionati.

Oggi, quindi, siamo qui per dirvi se a parer nostro Sherlock Holmes: The Devil’s Daughter sia o meno un passo in avanti per la serie. Frogwares è riuscita a rendere giustizia al celebre personaggio letterario di sir Arthur Conan Doyle? Recuperate il vostro Dottor Watson e scopriamolo insieme.

I misteri di Londra 

Sherlock Holmes: The Devil’s Daughter può essere definito come un gioco d’avventura fortemente incentrato sull’esplorazione, sul ritrovamento di oggetti chiave e sull’analisi delle situazioni. Il gioco offre anche alcune sequenze action orientate verso lo stealth, con inseguimenti (non necessariamente nei panni di Sherlock Holmes) speciali missioni in incognito e non solo. 

Questa volta il nostro amato detective non si trova a dover risolvere un solo grosso caso in tutto il gioco: i giocatori dovranno infatti venire a capo di cinque misteri ben distinti e al tempo stesso collegati tra loro, imbattendosi ogni volta in personaggi sempre diversi e in sfide intriganti e variegate. Le vicende raccontate in Sherlock Holmes: The Devil’s Daughter sono sicuramente interessanti, i casi sono stati scritti bene e riescono a incuriosire il giocatore spingendolo ad andare avanti per individuare la soluzione finale. Questo aspetto è sicuramente un enorme punto a favore in un gioco di questo tipo, è proprio la narrazione e la gestione dei casi che permette al giocatore di godersi il titolo senza far troppo caso a un comparto tecnico non all’altezza e a un gameplay un po’ macchinoso. 

Nel corso delle indagini ci si trova a ispezionare luoghi e svolgere interrogatori: quando si incontra un nuovo personaggio particolarmente rilevante si ha la possibilità di bloccare il tempo per osservarlo con tutta calma e trarre le dovute deduzioni. Cosa indossa? Perché i suoi occhi sembrano arrossati? Qual è lo stemma sul suo anello? Alcune deduzioni sono dirette e automatiche mentre per altre il giocatore si trova a dover fare una scelta e a puntare su quella che, a parer suo, è la più corretta. Grazie a questa meccanica possiamo notare dettagli apparentemente insignificanti che possono aiutare molto nella risoluzione di un caso, possiamo trarre deduzioni sulla personalità di determinati soggetti e agire di conseguenza. Naturalmente sbagliare non è così difficile, anzi, ma in queste fasi si ha veramente la sensazione di vestire i panni del detective e quindi lo scopo di Sherlock Holmes: The Devil’s Daughter può dirsi raggiunto. 

Nelle fasi di ispezione dell’ambiente invece il giocatore è molto più guidato e in alcuni casi ci si trova a dover usare una specie di sesto senso per individuare immediatamente indizi o particolari rilevanti. E’ possibile perdere un indizio, questo è vero, ma avremmo preferito maggiore autonomia e libertà d’azione. Nel corso delle fasi di ispezione il gioco propone anche alcuni piccoli puzzle ambientali non particolarmente complessi, un piacevole diversivo nell’esplorazione di un determinato luogo.

Passiamo ora all’analisi delle fasi più action. Ovviamente in Sherlock Holmes: The Devil’s Daughter non vi troverete a menare le mani estorcendo confessioni con la forza, ma sono presenti inseguimenti furtivi e momenti ricchi di azione. La presenza di sequenze di questo tipo in un gioco del genere è sicuramente frutto di una scelta coraggiosa da parte del team di sviluppo, le parti action non sono forzate e sono coerenti con la vicenda raccontata. 

Gli inseguimenti proposti hanno una struttura abbastanza classica, richiedono discrezione e pazienza e in alcuni momenti occorre pensare in fretta per trovare percorsi alternativi senza perdere il contatto visivo. 

Elementare, Watson

Un buon detective non si limita a raccogliere prove e indizi, deve anche essere bravo a combinare gli elementi a sua disposizione per giungere alla soluzione finale. Sherlock Holmes: The Devil’s Daughter ci permette di fare ciò con un’apposita schermata da cui abbiamo la possibilità di combinare i vari indizi tra loro (quando possibile) arrivando a una conclusione. Attenzione: raramente nei casi le cose sono come sembrano e combinare subito due indizi giungendo alla soluzione più ovvia è generalmente una pessima strategia. Una conclusione affrettata può facilmente portarvi ad accusare un innocente, quindi il nostro consiglio è di analizzare al meglio tutti gli elementi a vostra disposizione prima di fare le vostre valutazioni. Segnaliamo anche che nel titolo sono presenti diversi mini-giochi per la raccolta degli indizi e nelle fasi di inseguimento: questi non spezzano il ritmo dell’avventura e non sono particolarmente ripetitivi, fortunatamente i ragazzi di Frogwares non ne hanno abusato e quindi non sono fastidiosi. 

Per fare il punto della situazione, rileggere i vari dialoghi e analizzare le prove raccolte nelle indagini potete fare affidamento su un prezioso quaderno, uno strumento comodo e semplice da utilizzare che potete consultare anche nelle lunghe schermate di caricamento. 

Come abbiamo detto i casi sono avvincenti e ben scritti, risolverli non è semplice ma nemmeno tremendamente impegnativo: con un po’ di astuzia, spirito di osservazione e analisi dei personaggi siamo certi che ne verrete a capo. Nel caso in cui la sfida offerta sia troppo elementare per voi segnaliamo che Sherlock Holmes: The Devil’s Daughter offre un livello di difficoltà più elevato: i casi non vengono modificati, ma la ricerca degli indizi diventa più complessa e non potete più contare sui molti (forse troppi) aiuti disponibili al livello normale.

Il gioco è strutturato in cinque casi generalmente indipendenti tra loro (anche se tutti collegati in qualche modo), la struttura scelta per Sherlock Holmes: The Devil’s Daughter ricorda vagamente quella di un gioco a episodi e potete affrontarlo tranquillamente prendendovi una pausa tra un caso e l’altro. La longevità totale è molto variabile e dipende dal tempo che intendente dedicare a ogni singolo ambiente, ma generalmente possiamo dire che per arrivare ai titoli di coda si impiegano circa 20 ore. 

Tecnicamente non ci siamo

Sherlock Holmes: The Devil’s Daughter è il primo capitolo della serie ad arrivare solo su PC e piattaforme di nuova generazione ma, purtroppo, non è tecnicamente all’altezza. Niente di drammatico, sia chiaro, ma sicuramente si poteva fare molto di più da questo punto di vista. Le animazioni per i movimenti dei personaggi sono piuttosto legnose e a tratti quasi imbarazzanti, le animazioni facciali non riescono a trasmettere sempre le emozioni che dovrebbero e in certi momenti sembra quasi che il personaggio sia estraneo all’ambiente che lo circonda. Aggiungiamo a questa lista un frame-rate non particolarmente stabile, effetti di luce non sempre soddisfacenti, caricamenti eccessivamente lunghi e sincronizzazione delle labbra col doppiaggio a volte inesistente e il quadro è completo. 

Nonostante tutti i difetti che abbiamo enunciato, comunque, crediamo che Sherlock Holmes: The Devil’s Daughter non sia completamente da bocciare dal punto di vista tecnico. Gli ambienti di gioco non sono particolarmente vasti ma sono stati realizzati bene e alcune parti della Londra vittoriana dei ragazzi di Frogwares sono veramente belle da guardare. I ragazzi del team di sviluppo, inoltre, hanno tentato di attenuare il problema dei caricamenti dando la possibilità di consultare il quaderno delle prove e volendo è possibile disabilitare l’opzione “viaggio in carrozza” per accelerare ulteriormente i tempi. 

In conclusione possiamo affermare che tutti i problemi tecnici sopra elencati compromettono solo leggermente l’esperienza, il giocatore interessato semplicemente a vestire i panni del detective senza prestare troppa attenzione all’aspetto tecnico può tranquillamente godersi Sherlock Holmes: The Devil’s Daughter senza problemi. 

Le musiche non sono particolarmente memorabili e non riescono a rimanere nella testa del giocatore, il doppiaggio è all’altezza della situazione ed è generalmente sufficiente (il gioco è sottotitolato in italiano). 

Conclusioni 

Sherlock Holmes: The Devil’s Daughter rappresenta sicuramente un passo in avanti per la serie, ma si poteva fare meglio. I casi sono interessanti e avvincenti, ma ci sono alcune lacune piuttosto gravi dal punto di vista tecnico. Il gioco riesce in certi momenti a far vestire veramente i panni del detective all’utente, regalando quella sensazione piacevole che solo la risoluzione di un caso complesso può donare. 

Questo titolo non è per tutti, ma crediamo che gli appassionati lo apprezzeranno: se siete fan della serie il nostro consiglio è sicuramente di provarlo.