Articolo a cura di Samuele Zaboi
Dover lottare per la propria libertà, dover sacrificare la propria vita, non sentirsi più al sicuro tra le mura di casa, a patto di aver ancora una dimora. Queste sono tutte cose difficilmente immaginabili ai giorni nostri e alle nostre latitudini ma Dambuster Studios e Deep Silver hanno provato a realizzare un mondo simile in Homefront: The Revolution. Pronti alla rivoluzione e a lottare per la libertà?
Il mondo che vi presenterà Homefront: The Revolution sarà ben diverso da quello attuale. La Corea del Nord si scopre una grande potenza economica e anche dal punto di vista tecnologico e militare. Ingolositi da queste novità, gli Stati Uniti si sono ricoperti dei prodotti targati APEX, multinazionale nord coreana capace di realizzare smartphone, tablet e artiglieria all’avanguardia per tutto il mondo. Fin qui tutto bene, per lo meno fino al 2025, quando il valore del dollaro crolla e gli Stati Uniti si trovano sull’orlo del collasso. È qui che la Corea del Nord decide di agire disattivando tutti i prodotti Apex, grazie a un cip nascosto al loro interno, e occupando gli USA e trasformando il sogno americano in una dittatura.
Un gruppo di persone decide però di opprsi all’oppressione e di creare la ribellione, di dare vita alla rivoluzione alla lotta per la liberà. Questa è la premessa che fa da intro a Homefront: The Revolution e all’ingresso sulla scena del giocatore. Peccato che questo sia, per larghi tratti, uno dei pochi aspetti positivi del titolo Dambuster.
Sin dai primi minuti di gioco si incontrano i primi difetti e i primi ostacoli tecnici di Homefront. Il sistema di puntamento si rivela infatti scomodo: nella versione che abbiamo testato, per PlayStation 4, per interagire con l’ambiente e con gli oggetti attorno a voi dovrete avvalervi del tasto Quadrato. Questo però non apparirà sempre nel punto esatto e sarà indispensabile, in certi momenti, una precisione quasi chirurgica come quando, per esempio, dovrete aprire un armadio con più cassetti vicini tra loro.
Con il passare delle sequenze di gioco è facile rendersi conto delle gravi lacune che affliggono Homefront: The Revolution, frutto di uno sviluppo travagliato e un di un rilascio, nonostante i molti anni di cantiere, troppo affrettato. Valgono fino a un certo punto le scuse, sempre ben accette, di Dambuster, dato che a fronte di una spese di circa 70€ ci si aspetta un prodotto di natura ben differente. Il gioco soffre di una basso frame rate, elemento non certo secondario per uno sparatutto come Homefront. L’elemento più fastidioso però riguarda però i momenti in cui il titolo salva automaticamente la partita registrando il checkpoint. In questi casi il gioco si bloccherà, letteralmente, per una manciata di secondi, facendovi dubitare sull’integrità del titolo. Questo elemento rovinerà, e non di poco, l’esperienza complessiva di Homefront: The Revolution. A questo si aggiungono un’intelligenza artificiale non sempre eccelsa e delle ambientazioni che se talvolta ben rendono l’idea dell’oppressione e di un mondo sul baratro, dall’altro presentazioni ambientazioni scarne, povere e ripetitive.
Tutto il lavoro svolto da Dambuster non è però da prendere e buttare, anzi. Una volta corretti i gravi problemi che vi abbiamo enunciato nelle righe precedenti, Homefront: The Revolution diventerà un titolo estremamente godibile, dato che le fondamenta ci sono e sono ben solide, resta solo da capire quando questa accadrà. Le ottime basi sono da rintracciare nella storia e nella sceneggiatura del titolo e in alcuni sistemi di gioco, come la possibilità di personalizzare le armi o di creare strumenti di supporto, tra le quali bombe molotov e ordini controllabili a distanza, in assoluta libertà, senza dover passare per forza in determinati luoghi o strutture. Per fare ciò sarà infatti necessario aprire semplicemente il menu creazione e sbizzarrirsi in piena libertà, a patto di aver gli elementi necessari per creare ciò che desidera. Esplorando le ambientazioni di Homefront: The Revolution sarà possibile trovare strumenti utile per la realizzazione delle armi di supporto già citate. La ricchezza del lavoro di Dambuster sila vede inoltre nel mondo di gioco e nelle grandi possibilità offerte dalle missioni secondarie, capaci di allungare la longevità del prodotto.
Homefront: The Revolution presenta troppi e gravi difetti tecnici da poterne giustificare l’acquisto. Solo quando gli sviluppatori riusciranno a sistemare queste lacune grazie a patch correttive il gioco potrà mostrare tutto il suo splendore, già supportato da un’ottima storia e trama da fondo e da alcuni elementi in-game ben fruibili che non inficiano l’esperienza complessiva. Per acquistare Homefront: The Revolution è meglio aspettare quindi gli aggiornamenti promessi da Dambuster, capaci, si spera, di rivelare la vera qualità del gioco.
This post was published on 22 Maggio 2016 2:09
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