Articolo a cura di Gianluca “DottorKillex” Arena
Con una formula inedita per la saga, che si apre in maniera molto decisa verso un pubblico molto più ampio di quello storico, Fire Emblem Fates arriva in una doppia edizione, con la possibilità di godersi anche una terza campagna, alla conclusione delle precedenti due.
Date le consistenti differenze in termini di personaggi giocabili, trama, ambientazione e mappe, abbiamo optato per una recensione doppia, che svisceri entrambe le versioni.
Trovate quella di Conquista sulle nostre pagine; in questa sede ci occupiamo di Retaggio, la campagna dedicata espressamente a chi proviene da Awakening.
L’impalcatura narrativa che sorregge l’immane sforzo di Intelligent Systems parte da un presupposto tanto semplice quanto coinvolgente: cosa fareste se scopriste che la famiglia che vi ha cresciuto non è quella biologica?
Se quelli che avete chiamato per anni fratelli e sorelle siano solo degli amici, in realtà, e se quello che chiamate padre si è macchiato dell’assassinio del vostro vero genitore?
Questo è ciò che succede a Corrin, il/la protagonista di questa epopea ruolistica: durante i primi sei capitoli della storia, uguali per tutte le campagne, il prodotto introduce il giocatore ai regni di Hoshido e Nohr, in guerra tra loro e divisi da una secolare rivalità.
Il nostro alter ego, cresciuto dalla famiglia reale nohriana, in un ambiente austero ma non privo di amore, cade in battaglia nelle mani delle truppe hoshidesi, i cui capi, però, anziché imprigionarlo o giustiziarlo, gli rivelano una verità sconvolgente.
Corrin fu rapito in tenera età da Re Garon, il duro sovrano di Nohr, e cresciuto come fosse suo figlio, assieme a quattro amorevoli fratelli: ma altrettanti fratelli, legati a lui dal sangue, lo attendono in Hoshido: il giocatore, allora, è chiamato a fare una scelta.
Optando per la propria famiglia biologica, si avviano gli eventi di Retaggio, che è oggetto della nostra recensione: ambientato in una nazione che richiama fortemente l’idealizzazione di un Giappone tardo medievale, Retaggio si fa latore della più debole delle tre differenti linee narrative di cui consta Fire Emblem Fates, non tanto per una scrittura banale ma per la natura stessa dei personaggi, improntati al bene a prescindere, sulla falsariga dei protagonisti del precedente Awakening.
Nonostante non manchino un paio di personalità che spiccano, il cast agisce in maniera monodirezionale, muovendo verso i territori del Nohr in maniera apparentemente pacifica e senza il sacro fuoco della vendetta e dell’odio, che animano, in maniera più credibile, i personaggi dell’altro versante, i Nohriani.
Hoshido viene dipinto come un regno troppo idilliaco per essere vero, dove ci sono pace, fiducia nei regnanti, abbondanza di risorse e pietà verso i nemici, anche quelli più meschini: i bianchi dipinti da Intelligent Systems sono troppo brillanti per essere veri, e il giocatore finisce con l’impersonare, per l’ennesima volta nella sua carriera videoludica, l’eroe senza macchia né paura.
Ciononostante, un paio di colpi di scena di sicuro impatto e un’ottima localizzazione nella nostra lingua aiutano a tenere sempre vivo l’interesse, grazie anche alla bontà delle meccaniche di gioco.
Fire Emblem Fates – Retaggio è stato pubblicizzato, sin da subito, come il prodotto adatto ai neofiti, la porta d’ingresso ideale per le nuove leve nel complesso (ma appagante) mondo ideato da Intelligent Systems: alla prova dei fatti, il gameplay e le soluzioni ludiche proposte si rivelano perfette per quanti non abbiano mai provato un titolo della saga, ma riescono, in maniera minore, ad appagare anche i veterani.
Le scelte multiple possibili in quanto a livello di difficoltà rendono l’esperienza scalabile e permissiva: oltre ai tre livelli Normale, Difficile e Folle, infatti, è possibile decidere se e quando le unità cadute possono tornare a disposizione del giocatore.
Con la modalità Classica, quella che ha sempre caratterizzato la serie, ogni morte è permanente, con quella Casuale, introdotta da Awakening, le unità sono nuovamente arruolabili al termine della battaglia in cui sono cadute e con la nuova opzione Fenice lo diventano, addirittura, alla fine del turno.
Con un ventaglio tanto ampio di possibilità, è impossibile non trovare il giusto bilanciamento per le proprie esigenze, a patto, ovviamente, di essere disposti ad investire tempo e concentrazione nel prodotto: anche al livello minimo di difficoltà, Fire Emblem Fates è comunque uno strategico a turni che non lesina finezze e situazioni spinose, da cui è possibile uscire solo tramite un’attenta pianificazione.
La campagna di Retaggio, comunque, si dimostra assai generosa anche sotto altri punti di vista: l’abbondanza di risorse, che consentirà di reclutare nuove truppe qualora si sia a corto di manodopera e acquistare equipaggiamento migliore, la grande disponibilità di combattenti pronti ad unirsi al roster, la maggiore frequenza con cui il gioco elargisce premi consistenti alla lotteria attivabile nel proprio Castello e l’eliminazione dell’usura delle armi.
Tutto è tarato, insomma, per non frustrare il giocatore occasionale, spingendolo a provare la configurazione che fa per lui e ad appassionarsi a battaglie strategiche divertenti e rodate, che hanno contribuito al successo della serie negli anni: in quest’ottica, nonostante l’assenza di classi divenute un caposaldo della serie fin qui (come i maghi neri e i cavalieri), va vista l’introduzione di nuovi job decisamente sbilanciati, come il ninja, capace di colpire dalla distanza ed avvelenare il bersaglio, o il maggiordomo, che unisce la comodità degli incantesimi di cura all’utilizzo di armi da lancio.
Allo stesso modo, la marea di attività possibili tra un combattimento e l’altro, nel proprio Castello, è tesa a semplificare ulteriormente la vita al giocatore, con la possibilità di migliorare i propri legami con le altre unità, sposarsi ed aggiungere al party un membro di grande potenza o costruire statue che migliorano le statistiche massime di ogni personaggio reclutato.
Anche il design delle mappe e gli obiettivi da raggiungere sono più lineari e chiari rispetto a quelli di Conquista, tanto che i veterani potranno godere del prodotto solamente innalzando il livello di difficoltà e optando per la morte permanente delle unità: se l’obiettivo, comunque, era quello di tendere una mano alle nuove schiere di videogiocatori, può dirsi raggiunto con successo.
Partendo dalle già solide fondamenta gettate con il precedente Awakening, il comparto tecnico di Fire Emblem Fates si rivela uno dei migliori visti nell’ultimo periodo su Nintendo 3DS, un hardware che, pur non potendo contare su chissà quale potenza bruta, ha saputo regalare prodotti molto belli da vedere al suo pubblico.
Retaggio propone una tavolozza più satura e ricca di quella di Conquista, ma ne condivide l’eccellente character design, l’inedita visuale in terza persona attivabile alla pressione del dorsale sinistro e la solidità delle costruzioni poligonali e del comparto animazioni.
Le scene di intermezzo, poi, si rivelano ancora più spettacolari di quelle già apprezzate tre anni or sono, e, soprattutto con lo slide 3D al massimo, restituiscono l’impressione di stare assistendo ad un anime dal design particolarmente ricercato.
Nota di merito anche per l’utilizzo degli amiibo, per una volta molto più che accessori: scansionando uno qualsiasi dei personaggi della serie (Ike, Marth, Robin e Lucina) fino ad un massimo di quattro volte in quattro giorni diversi, si potranno ottenere tre oggetti e, soprattutto, una mappa dedicata, portata a termine la quale l’unità si unirà al party del giocatore.
La longevità di retaggio è in linea con quella di Conquista, e va da un minimo di venticinque ore ad un massimo di oltre trenta, componendo un mosaico totale che supera agilmente le novanta ora di gioco.
Difficile non consigliare Fire Emblem Fates – Retaggio a tutti i possessori di Nintendo 3DS: la scalabilità del prodotto, il gran numero di facilitazioni per i neofiti e la qualità complessiva ne fanno uno dei migliori prodotti che abbiano mai graziato la console stereoscopica della grande N, sebbene alcuni degli appassionati di lungo corso del franchise potrebbero storcere il naso di fronte alla quantità notevole di semplificazioni (su tutte l’eliminazione dell’usura delle armi).
La campagna di Retaggio, insomma, pur non rivelandosi la migliore del trittico che compone Fire Emblem Fates, potrebbe introdurre migliaia di giocatori allo splendido universo creato da Intelligent Systems.
E scusate se è poco.
This post was published on 4 Maggio 2016 12:09
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