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Pubblicato in: Recensioni

Yo-Kai Watch – Recensione

Articolo a cura di Gianluca “DottorKillex” Arena

Ci ha messo tre anni pieni ad arrivare in Europa, con l’aggravante che i nostri colleghi americani ci stanno giocando già da quasi sei mesi, ma, alla fine, Yo-Kai Watch giungerà il prossimo 29 aprile sugli scaffali fisici e virtuali del Belpaese, condividendo la responsabilità di diffondere il brand anche con una serie TV e una linea di giocattoli a tema.
L’errore più comune, per giochi di questo tipo, è di considerarli “per bambini”, semplificando all’eccesso il grande lavoro che invece c’è dietro al prodotto: Level 5, come per l’altra sua gallina dalle uova d’oro chiamata Inazuma Eleven, non ha lasciato nulla al caso, confezionando un JRPG leggero ma non banale, capace di stregare tanto i ragazzini quanto gli adulti meno schizzinosi.


Per i vicoli di Valdoro

Nella tradizione giapponese, gli Yo-Kai sono esseri malefici, responsabili di tante delle sventure quotidiane che capitano alle persone: si sa, gli abitanti della terra del Sol Levante sono particolarmente legati a tradizioni millenarie e sono rispettosi tanto del mondo dei vivi quanto di quello dei morti.
Partendo da questo spunto, e annacquandolo opportunamente per rendere gli Yo-Kai appetibili per fasce di pubblico assai più giovani, Level 5 ha creato una serie di  JPRG con protagonisti questi esserini, che sono divenuti responsabili di malefatte ben più lievi di quelle originali: far litigare due genitori, far cadere sempre la fetta biscottata dal lato della marmellata, far partire i saldi il giorno dopo il nostro ultimo acquisto, e via dicendo…
Normalmente questi dispettosi inquilini non sarebbero visibili, ma Nathan, il giovane protagonista delle vicende narrate, dopo aver liberato per puro caso uno di loro, acquisisce un orologio, lo Yo-Kai watch, che gli consente non solo di vedere l’invisibile, ma anche di comunicare e scendere a patti con gli Yo-Kai.
Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, e così il nostro decide di risolvere tutti i piccoli problemi quotidiani degli abitanti di Valdoro, la cittadina rurale del Giappone contemporaneo in cui è ambientata la storia.
Ma, come nella migliore tradizione “pokemoniana”, da cosa nasce cosa, e presto il nostro dovrà affrontare sfide e pericoli che mai avrebbe immaginato…
Nel più classico stile Level 5, la semplicità e la spensieratezza dell’intreccio fanno il paio con una traduzione capillare e di ottima qualità, tanto per il doppiaggio quanto per i testi a schermo, e con una serie di personaggi estremamente simpatici, che riescono a far digerire una storyline evidentemente indirizzata ad un pubblico più giovane anche ai veterani del genere, purché non si aspettino chissà quale profondità narrativa.
Tenuto conto dell’audience di riferimento, allora, ci si può godere alcune gag gustose e qualche dialogo strampalato, che bene punteggiano le fasi di esplorazione e combattimento, che rappresentano il cuore della produzione.

Per tutti ma non senza profondità

Come la maggioranza dei prodotti tanto a marchio Nintendo (qui nelle vesti di publisher) quanto Level 5, Yo-Kai Watch può essere fruito a tutti i livelli, e, sebbene il target primario rimanga molto giovane, anche più di quello dei Pokemon, anche giocatori navigati possono trarne un divertimento spensierato, disimpegnato, perfetto dopo un lunedì particolarmente stancante.
L’esplorazione della ridente cittadina di Valdoro è sempre divertente, impreziosita da oggetti, insetti, collezionabili e Yo-Kai nascosti da scovare in ogni angolo, tanto da far perdere spesso il filo al giocatore.
Non sarà raro, nell’andare dal punto A al punto B, luogo della prossima missione, perdersi a combattere nei vicoli, racimolando, nel processo, qualche medaglione extra, o in uno dei boschi a cacciare insetti e incappare in missioni secondarie.
C’è sempre tantissimo da fare, e la quantità di contenuti per il single player bilancia, in un certo qual modo, l’assenza dell’online: la quantità di quest secondarie in cui è possibile imbattersi è notevole, e, se molte ricalcano l’abusato cliché delle fetch quest classiche dei JPRG, altre strapperanno un sorriso anche al giocatore più smaliziato.
Quando non si esplora, poi, si combatte, ed è anche qui che il prodotto Level 5 svolge il suo compito egregiamente: il sistema di combattimento è legato all’interazione via pennino, e chiede al giocatore di fare da coach in tempo reale ai suoi Yo-Kai, piuttosto che farlo combattere in prima persona.
Tramite una ruota, è possibile alternare in ogni istante i tre membri attivi del party, spostando nelle retrovie quelli che vengono afflitti da status alterati così da curarli, tramite semplici minigiochi che tengono incollati gli occhi del giocatore sullo schermo inferiore, mentre gli Yo-kai combattono, in autonomia, su quello superiore.
Nonostante si possa intervenire direttamente scegliendo il bersaglio da attaccare ed effettuando le mosse speciali di ognuno dei propri combattenti, insomma, non si è coinvolti direttamente nelle battaglie nel senso più classico del termine: ad alcuni la cosa potrebbe non piacere, ma noi abbiamo trovato questa soluzione brillante, soprattutto perché capace di alleviare il tedio dei numerosi combattimenti contro nemici di rango inferiore.
La frenesia che deriva dagli scontri con i boss, gli unici che riservano un pizzico di sfida in più, è palpabile, e li rende assai godibili: tra un occhio allo schermo tattile e uno a quello superiore, per non parlare dell’uso degli oggetti e delle special di ogni Yo-Kai, il giocatore è coinvolto come non mai, probabilmente anche di più di quanto non sarebbe con un sistema classico, in cui premere pigramente il pulsante d’attacco a ripetizione.
Certo, un battle system del genere facilita di parecchio la vita al giocatore (complice anche l’ottima intelligenza artificiale degli Yo-Kai gestiti dalla CPU), ma snellisce notevolmente le fasi di ricerca e cattura degli spiriti mancanti.
L’unica pecca riscontrata riguarda la totale randomicità del comportamento degli Yo-Kai nelle fasi di cattura: anche dando loro in pasto il cibo preferito (tra le decine di tipologie disponibili nei negozi sparsi per Valdoro), non è detto che questi decidano di unirsi al giocatore, prolungando, così, in maniera arbitraria le fasi dedicate alla collezione di medaglioni.

Tre anni e non sentirli

Nel giudicare il comparto visivo di Yo-Kai Watch sarebbe ingiusto non tenere conto dei tre anni pieni trascorsi tra l’uscita originale, avvenuta nel 2013 in patria, e quella europea, sebbene, nel frattempo, la console ospite non è che abbia fatto passi da gigante a livello tecnico.
Cionondimeno, la cura riposta anche nei più piccoli dettagli, il comparto animazioni, finanche la modellazione poligonale, pur limitata dalle scarse capacità tecniche di 3DS, non solo non sfigurano, ma anzi si segnalano all’interno del sottogenere dei giochi di ruolo giapponesi disponibili per la console portatile Nintendo.
Difficilmente il target di riferimento apprezzerà questi elementi, tuttavia, concentrandosi piuttosto sulla ricca palette cromatica, sulla grande varietà di creature disponibili (oltre duecento) e sull’eccentricità del loro design, che meriterebbe un capitolo a parte, tra cani con il volto umano e vecchietti perennemente affamati.
Poteva forse essere fatto qualcosa in più, come detto, dal punto di vista del multiplayer online, visto che l’unica interazione in rete disponibile passa attraverso lo Street Pass della console stereoscopica della grande N: il secondo capitolo, già disponibile in Giappone da diversi mesi, ha posto rimedio a questa mancanza, e la speranza, ovviamente, è di vederlo quanto prima anche qui da noi, magari senza attendere altri tre anni.
Per vedere tutto quello che il titolo ha da offrire serviranno circa quaranta ore, condite anche da un end game abbastanza ricco, ma a coloro i quali sui accontenteranno di vedere i crediti finali potrebbe bastare anche la metà del tempo.

Commento finale

Non sappiamo se in Italia Yo-kai Watch riscuoterà lo stesso successo ottenuto in Giappone, ma di certo il gioco di ruolo targato Level 5 ha tutte le carte in regola per ambire al ruolo di nuova, simpatica ossessione tra i più giovani: un combat system snello ed innovativo, una presentazione di primo livello per l’hardware di riferimento e quasi duecentotrenta spiritelli da collezionare, fondere e far crescere.
La cura per i dettagli e per la localizzazione pagano sempre, e sviluppare giochi anche per le fasce più giovani con questa passione non può che portare a buoni voti e a pomeriggi di divertimento.

This post was published on 20 Aprile 2016 17:00

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