Recensione di Gianluca “DottorKillex”Arena
Proprio in concomitanza con il ventennale dei Pokemon, una delle saghe più amate da grandi e piccini in tutto il mondo, prende corpo, sotto forma di un picchiaduro esclusivo per Nintendo Wii U, uno dei sogni proibiti di milioni di fan dei mostriciattoli tascabili, ovvero quello di vederli combattere in tre dimensioni, a suon di combo, prese e attacchi devastanti.
Dopo il successo riscosso nelle sale giochi giapponesi, giunge in versione casalinga Pokken Tournament, un esperimento interessante che mescola gli iconici personaggi di Game Freak con alcune delle dinamiche che hanno reso grande la saga di Tekken.
Se amate i picchiaduro, o i Pokemon, o entrambi, fareste bene a continuare a leggere…
Per far uscire immediatamente l’elefante dalla stanza, occorre specificare che Pokken Tournament è molto più un titolo appartenente alla saga creata da Game Freak che non uno spin off di quella di Tekken: semplicità d’approccio, livello di difficoltà e battle system sono molto più adatti ad un neofita che non ha alcuna dimestichezza con i picchiaduro che non ad un veterano con i calli alle mani per le migliaia di partite con un arcade stick tra le mani.
Detto questo, il picchiaduro creato da Harada e soci non è scevro di finezze tattiche, e, ai titoli Nintendo ha rubato la rara capacità di essere fruito su più livelli, risultando piacevole a diverse categorie di videogiocatori.
Questa premessa era comunque necessaria perché, visto che il titolo ha debuttato in Giappone in sala giochi e visto che dietro c’era uno dei team più apprezzati quando si parla di beat’em’up, l’equivoco era dietro l’angolo.
Il cuore del sistema di combattimento ricalca la sacra triade dei giochi Pokemon, impiegando un intuitivo sistema di carta, forbici, sasso con i tre attacchi base, ovvero quello normale, il contrattacco e la presa: partendo da qui, il team di sviluppo ha ideato una formula peculiare, che prevede due distinte fasi di combattimento, l’una denominata Panoramica, in cui ci si scruta da una certa distanza e ci si affida agli attacchi a lungo raggio, potendosi muovere a 360 gradi all’interno dell’arena, e l’altra denominata Duello, in cui le distanze si fanno molto più ravvicinate e la visuale inquadra i lottatori lateralmente, come qualsiasi picchiaduro classico farebbe.
Il risultato è un bizzarro ibrido tra i titoli dedicati a Naruto da CyberConnect 2 e i migliori episodi della saga di Tekken, con ritmi di gioco forsennati e mosse spettacolari (tra cui una per personaggio proveniente direttamente dalla saga di Harada e soci), al prezzo di un ventaglio di possibilità e di combo ristretto rispetto alla maggioranza dei picchiaduro contemporanei.
I numeri del titolo , invece, sono i seguenti: ventitré arene (alcune delle quali sbloccabili), sedici combattenti (e sotto questo punto di vista si poteva fare sicuramente di più) e quattro differenti Leghe in cui competere in single player, così da offrire contenuti sufficienti anche per i più solitari, che comunque si perderanno il cuore del gioco, che, come in tutti i picchiaduro, consiste nello sfidare altri umani.
Una volta scesi nel ring, Pokken Tournament impiega solamente pochi match per spiegarsi nelle sue meccaniche più basilari: determinati colpi (come la presa, ad esempio) sono deputati al cambio fase, facendo passare istantaneamente dalla Panoramica al Duello, e viceversa, accorciando o allungando spazi e distanze: dei lottatori che compongono il roster, ce ne sono alcuni che eccellono nel corpo a corpo, altri che invece prediligono mantenere le distanze ed una manciata intermedi, mediamente validi in entrambe le fasi.
Va da sé che scegliere il lottatore giusto per il proprio stile di lotta e comportarsi conseguentemente sul ring aumenta notevolmente la competitività del nostro alter ego a schermo: molti scontri saranno, soprattutto nelle fasi iniziali, dei veri e propri balletti, tra un personaggio che tenta di portarsi subito al corpo a corpo e l’altro che preferisce mantenere le distanze.
Sul lato sinistro dello schermo vi sono poi due indicatori di fondamentale importanza, ovvero quello degli Assist e quello dell’Ultra Risonanza, che si ricaricano, rispettivamente, con il tempo e con i danni inflitti e ricevuti.
Il primo porta in gioco due ulteriori Pokemon da scegliere tra decine, suddivisi in coppie generalmente complementari: possono essere richiamati al riempimento della barra tramite il dorsale sinistro, e i loro effetti sul combattimento variano dal totalmente inutile all’estremamente efficace.
Alcuni ristorano un po’ di salute, altri eliminano gli status alterati, altri ancora infliggono danni al nemico o lo atterrano, consentendo di interromperne le combo e il ritmo di attacco: durante la progressione, si sbloccheranno sempre più coppie di Pokemon richiamabili in combattimento, e a giovarne è il gameplay, che guadagna un livello di strategia e di personalizzazione.
Ancora più influente sull’economia di gioco, tanto da poter decidere incontri equilibrati, o capovolgere le sorti quando le cose sembrano irrecuperabili, c’è la succitata Ultra Risonanza: attivabile una sola volta per round, è una mossa speciale di potenza inaudita, con la sola (ma notevole) limitazione di non essere reindirizzabile dopo averla lanciata.
Alla pressione contemporanea dei due dorsali del GamePad, si attiva un’aura benefica che rende il combattente molto più resistente ai danni e capace di infliggerne più del solito: se si premono nuovamente i due tasti di attivazione prima che la barra si svuoti completamente, poi, si attiva una mossa finale la quale, però, richiede tempismo e colpo d’occhio.
Se, infatti, il nostro avversario dovesse riuscire a schivarla giusto un secondo prima della nostra attivazione (punteggiata da un’animazione dedicata) andrebbe sprecata inesorabilmente, regalando, così un vantaggio non indifferente al Pokemon del nostro nemico.
L’anima da gioco di ruolo si riflette nella presenza di livelli di progressione: combattendo, in qualsiasi modalità, si guadagnano punti esperienza, che è possibile, al passaggio di livello, spendere su quattro parametri differenti, ovvero attacco, difesa, tempo di ricarica dell’attacco Assist ed efficacia dell’Ultra Risonanza.
Il sottoscritto, ad esempio, per guadagnare in potenza offensiva, ha rinforzato notevolmente i parametri di difesa, così da non doversi concentrare sulla parata degli attacchi nemici ma piuttosto sull’infliggere più danno possibile nel minor lasso di tempo: questo è solo una delle possibili combinazioni possibili, e di certo questa vena ruolistica piacerà a tutti i fan della serie regolare.
Se c’è un aspetto che delude, nell’ambito di un gameplay immediato e divertente, è sicuramente quello tecnico, inspiegabilmente afflitto da un aliasing insistente e da un effetto “sfocato” che raggiunge picchi davvero fastidiosi (guardate i ciuffi di pelo sotto al viso di Lucario per capire cosa intendo).
Sebbene si sapesse a priori che la conversione da arcade sarebbe dovuta scendere a compromessi, alcune delle scorciatoie scelte dal team di sviluppo lasciano l’amaro in bocca: oltre ai fenomeni già citati, bisogna chiudere un occhio anche sui fondali, colorati e vari, ma con texture posticce e pubblico bidimensionale, che mi hanno riportato alla mente le prime produzioni per Playstation 2.
Questa povertà nei dettagli cozza con la realizzazione dei personaggi principali, che, fortunatamente, sono stati invece realizzati con maestria: fedeli (per quanto possibile) alle controparti viste nei giochi dei Pokemon (Chandelure merita una menzione d’onore in questo senso), animati splendidamente e ricoperti di texture di qualità.
Molto bene anche il framerate, che non tentenna nemmeno in occasione dei momenti più concitati e consente di godersi tutta la frenesia dei combattimenti, tanto in solitaria quanto in multiplayer.
A proposito di quest’ultimo, segnalo la possibilità di affidarsi, oltre agli immancabili match online, anche al troppo spesso dimenticato multigiocatore in locale, consigliato soprattutto per quanti condividano con un amico l’amore per i Pokemon (o per i picchiaduro, alle condizioni elencate nei paragrafi precedenti).
Pokken Tournament ha saputo intrattenermi per diverse ore, con il suo inusuale connubio tra le dinamiche da gioco di ruolo applicate ai picchiaduro, la frenesia e la spettacolarità: tutti gli amanti dei Pokemon in possesso di Wii U dovrebbero dargli una possibilità, anche (se non soprattutto) quelli che sono a digiuno di picchiaduro.
La semplicità d’approccio e il sistema di combattimento basato su un sistema carta – forbici – sasso, invece, potrebbero far storcere il naso a quanti mangiano pane e Tekken a colazione quotidianamente, e che magari speravano in un altro picchiaduro di rilievo per la console Nintendo, dopo l’ormai stagionato Tekken Tag Tournament.
Se poi Nintendo allargherà il roster di combattenti nei prossimi mesi e supporterà il titolo almeno la metà di quanto ha fatto con Super Smash Bros., allora ci troveremo di fronte ad un’altra sleeper hit nella sottovalutatissima ludoteca di Wii U.
This post was published on 15 Marzo 2016 16:00
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