L’Ombra di Mordor è stato un titolo che, quasi dal nulla, si è ritagliato un posto tra i titoli che contano. Il motore del successo è dovuto alla qualità del titolo, alla forza dell’ambientazione ma probabilmente e soprattutto grazie al Sistema Nemesi. Monolith, con L’Ombra della Guerra, reinventa quest’ultimo e fa di nuovo centro.
Realizzare un titolo basandosi su una specifica licenza o contesto è un lavoro che richiede profonda conoscenza dell’opera di riferimento. Bisogna infatti tener conto del palato fine ed esigente del fan più navigato.
Monolith Production non solo denota una fine conoscenza del mondo tolkeniano ma, in sede di scrittura, si è presa delle libertà notevoli. Le licenze narrative prese dall’Ombra della Guerra, che giocano tra la reinterpretazione di personaggi ed eventi con conseguenti stravolgimenti della timeline, potrebbero far storcere il naso ai puristi.
La storia creata è comunque caratterizzata da riferimenti eleganti e che si collegano, secondo una propria ottica, attraverso una sorta di Multiverso tolkeniano, alle origini della Guerra dell’Anello e, più in generale, al mondo de Il Signore degli Anelli. Lo storytelling non brilla esageratamente per ritmi e profondità ma è capace di mantenersi costantemente su un buon livello.
L’emblema di questa opera di riscrittura è senza dubbio Shelob. Abbiamo assistito al passaggio da letale predatrice risiedente nei pressi di Cirith Ungol a cangiante portatrice delle visioni del fato della Terra di Mezzo. Vi avevamo già anticipato la sua capacità di passare dalla forma aracnoide alla forma umana e ora abbiamo finalmente potuto apprezzare il lavoro di reinterpretazione di questo personaggio della saga de Il Signore degli Anelli e fulcro degli eventi di questo titolo.
In generale i personaggi, in modo agile e sagace, vengono creati ex novo o rivisitati e ricollocati all’interno di un tessuto narrativo affascinante.
La storia ci viene principalmente raccontata con uno squisito taglio cinematografico. Le cutscene ci offriranno preziose informazioni sul presente, passato e futuro della Terra di Mezzo. Pregevoli anche quelle d’approfondimento sul background e la storia di alcuni dei personaggi principali.
Ciò che colpisce particolarmente dell’Ombra della Guerra, però, è la sua duttilità nel muoversi su più piani narrativi. Come traspariva già dai primi trailer di gioco, gli orchi acquisiscono una dimensione a tratti umoristica ma non caricaturale.
Siamo sulla falsariga di quanto accadeva con il simpatico Ratbag nell’Ombra di Mordor e l’esempio lampante di questo è Bruz, lo Spaccaossa. La sua storyline, infatti, offrirà momenti molto simpatici che ben si inseriscono nel teatrino grottesco, divertente e baldanzoso che alcuni orchi mettono in scena nel tentativo di sfidare Talion il Senzamorte.
Giuro di aver riso di gusto davanti a Tuka il Senzamorte che sosteneva che io fossi un impostore e che lui fosse l’unico degno di questo nome.
Il titolo, come già detto, spazia senza problemi anche su tematiche un po’ più impegnate e sa farsi carico di momenti pregni di pathos e tensione. Lo storytelling, come già detto, non è sempre brillante in tutte le situazioni ma nei momenti del bisogno la scrittura si rivela solida e coinvolgente.
L’avventura di Talion e Celebrimbor, a conti fatti, è un prequel non canonico degli eventi della Guerra dell’Anello, ed è quindi lecito aspettarsi battaglie su larga scala e la presenza di situazioni epiche. L’Ombra della Guerra, in queste circostanze, è in grado di esaltarsi visivamente con colori vibranti e tripudi di effetti a schermo.
Dove però il titolo esprime il meglio di sé sia dal punto di vista del gameplay che per quanto riguarda l’immersione sono gli Assalti alle Fortezze.
La più grande novità rispetto al capitolo precedente è infatti il sistema di assedio che vede protagoniste alcune importanti roccaforti della Terra di Mezzo. Trattandosi di un titolo che, come già detto, fa da ipotetico preludio ad un periodo molto acceso, le battaglie su larga scala sono un must.
La bellezza di questo sistema è che offre al giocatore rigiocabilità, immersione, strategia ed una intelligente esaltazione del Sistema Nemesi. In più momenti nel corso della storia e anche con una sorta di sistema multiplayer, potremmo assaltare le fortezze e tentare di conquistarle. Non si tratta di un esercizio di stile o sequenze scriptate ma di un’esperienza strategicamente profonda ed affascinante.
Prima di attaccare si potranno compiere diverse azioni al fine di facilitare o personalizzare l’assalto stesso. È possibile infiltrare delle spie tra le linee nemiche attraverso un sistema di sub quest. Queste ultime tradiranno i propri comandanti e ci aiuteranno nel contesto dell’assedio. Si potranno anche adescare i comandanti stessi per neutralizzarli ed eliminare particolari bonus difensivi. All’atto pratico bisognerà sfondare le difese esterne e le eventuali barriere interne, controllare dei punti di interesse e annichilire i comandanti e le loro scorte. Il tutto culminerà in un incontro a tu per tu con il reggente che punteremo a spodestare.
Sarà fondamentale studiare i propri avversari e personalizzare la dotazione dei vari capitani, in modo da poter sfruttare a nostro vantaggio le debolezze degli orchi nemici. Questa situazione ha particolarmente importanza in fase di difesa dove dovremo studiare i tipi di potenziamenti alla fortezza in funzione degli assedianti per girare a nostro favore le sorti di queste stupende battaglie. Il tutto celebra i prodigi del Sistema Nemesi che, ancora una volta, fa la differenza!
Gli orchi, ne L’Ombra della Guerra, avranno personalità più peculiari e ricercate e avranno una tribù di appartenenza che ne delimiterà alcune caratteristiche, saranno dotati di punti di forza e di debolezza in combinazioni imprevedibili, saranno inquadrati in una specifica classe che ne influenzerà lo stile combattimento e si evolveranno nel tempo in funzione delle lotte intestine che infiammano le varie regioni. Gli orchi, inoltre, interagiranno tra loro in modo molto più curato e credibile rispetto al passato e saranno addirittura coinvolti in “relazioni di parentela.”
Ciò che mi ha lasciato particolarmente di stucco è stato il concetto di legame fraterno tra gli orchi. Ho dovuto gestire la rappresaglia di un orco che sosteneva che io gli avessi ucciso il fratello di sangue (ed era vero!) e subire addirittura, per lo stesso motivo, un tradimento nel bel mezzo di una missione!
Il titolo, come il precedente episodio, soffre dello stesso intrinseco difetto di ripetitività con il passare delle ore di gioco. Nelle mie 27 ore di gioco a difficoltà normale, ho avuto modo di saggiare tutte le sfaccettature delle story line secondarie e di arrivare alla fine dell’avventura.
Rispetto a L’Ombra di Mordor però ho riscontrato una maggiore varietà di gameplay su più livelli. Le meccaniche di combattimento sono più fluide grazie all’introduzione di nuove abilità, dei seguaci evocabili e di nuove cavalcature. C’è anche un certo potenziale di customizzazione attraverso un sistema di equipaggiamento mutuato dal mondo degli RPG con tanto di missioni sfida per potenziare ciascun pezzo.
La sensazione di ridondanza è inoltre mitigata sia dall’esistenza di un modo più vivo e con ambientazioni evocative e meno monotone, sia dalla presenza di un’offerta ludica più variegata. Interessante, per quanto concerne la longevità l’inserimento multiplayer, grazie alla modalità Conquista Online, un sistema asincrono in cui si potranno sfidare le fortezze degli altri giocatori.
Il tutto è coadiuvato dalla presenza di un sistema di loot boxes (acquistabili anche con in-game currency) che si è rivelata essere non invasiva ed opzionale, che ben si integra con il titolo e che non intacca la fruibilità dell’esperienza in single player.
Come ho già detto in più riprese nel corso della recensione il titolo è davvero molto godibile e offre, in più occasioni, sequenze spettacolari. Il tutto è assicurato da un frame rate solidissimo a 30 fps. Graficamente parlando ho riscontrato una particolare cura per le cutscene e per alcune ambientazioni.
Il character design è su alti livelli, un po’ meno la resa visiva dei personaggi stessi. Sebbene parliamo ormai di un hardware modesto, il titolo su Xbox One si difende bene e non vedo l’ora di provarlo su One X.
Per quello che concerne il comparto sonoro, il titolo vanta delle musiche incalzanti e di forte atmosfera. Sul versante del doppiaggio troviamo inoltre molte grandi voci del panorama italiano. Complessivamente è apprezzabile la duttilità e la qualità media offerta dai vari esponenti che han prestato la loro voce a L’Ombra della Guerra
L’Ombra della Guerra migliora quanto di buono offerto dal precedente capitolo e lo eleva ad un livello superiore. Il Sistema Nemesi e gli Assalti alle Fortezze denotano una notevole cura per i dettagli e garantiscono scontri e storie epiche. Le licenze poetiche sono a tratti forse troppo presuntuose ma concorrono a creare una storia affascinante e di buon livello. La ripetitività è dietro l’angolo ma le finezze dell’imprevedibilità son pronte a rinfrescare l’esperienza di gioco che offrirà ore e ore di divertimento.
Si ringrazia Warner Bros per il codice inviatoci per la recensione
This post was published on 13 Ottobre 2017 21:22
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