Recensione di Gianluca “DottorKillex”Arena
Con il grosso dello sforzo produttivo indirizzato al venturo (e misterioso) progetto NX, Nintendo sta pescando a piene mani dal suo sterminato universo di giochi e personaggi amatissimi dai fan per rimpolpare la line up di WiiU, che rischia di diventare la console più sottovalutata ed incompresa della recente storia videoludica (dopo il Dreamcast).
Ecco allora arrivare, dopo l’ottimo remake in alta definizione di The Wind Waker, quello di uno dei capitoli più controversi della serie The Legend of Zelda, ovvero Twilight Princess, che, dopo essere uscito sia su GameCube sia su Wii, si ripresenterà al pubblico il prossimo 4 marzo.
Dopo averlo giocato a fondo, ecco cosa ne pensiamo.
Il lavoro di Tantalus Media, il team di sviluppo australiano cui Nintendo ha affidato questo remake in alta definizione, non ha minimamente toccato l’aspetto narrativo della produzione né il lore delle ambientazioni e del mondo di Hyrule.
Link sarà ancora alle prese con la sua trasformazione in lupo, e molti dei suoi patimenti partiranno ancora dal rapimento di Iria e della fida Epona, pretesti narrativi per portare il giocatore ad esplorare in lungo ed in largo un continente magico, inesplorato in molte delle sue parti, affascinante oggi come lo era dieci anni fa.
La foresta di Firone è ancora come ce la ricordavamo, Link impiega ancora un’eternità a salire e scendere quando è aggrappato a qualche superficie e, insomma, sebbene ci soffermeremo in seguito sul versante tecnico di questa produzione, le cose sono sì cambiate, ma non in maniera così radicale da non farmi provare un senso di deja vu, derivato forse anche dal fatto che, non avendo mai giocato prima la versione Wii (al tempo non possedevo che il GameCube), mi ci sono dedicato quattro anni fa, approfittando di un luglio afoso e con poche uscite per sfoltire un po’ il mio infinito backlog.
Fatto sta che i protagonisti e la vicenda rimangono gli stessi, com’era forse anche giusto che fosse, perché le nuove generazioni hanno il diritto/dovere di avvicinarsi a questo titolo, indipendentemente dai gusti personali e dal fatto che molti lo considerino la pecora nera della famiglia (la seconda, dopo Zelda II The Adventure of Link).
Il tono più maturo delle vicende, in reazione allo scontento dei fan per l’aspetto troppo infantile del precedente Wind Waker, avvicina questo capitolo della saga a Majora’s Mask per molti versi, pur mantenendo una sua identità peculiare, andata poi persa nel prosieguo del brand, che ha preso strade radicalmente diverse, in attesa del sospirato Zelda open world, che tanto si sta facendo attendere.
Come per i titoli di Mario, anche se con maggiore impegno a livello narrativo, la storia dietro The Legend of Zelda Twilight Princess HD è la stessa raccontata la prima volta, su NES negli anni ’80, perché, quando il viaggio, il mondo di gioco e i personaggi contano più dei dialoghi, allora la storia passa in secondo piano.
I cardini del game play non abbisognavano che di un’oliatina, ed è questo che Tantalus e Nintendo hanno scelto di fare: snellire alcune fasi piuttosto tediose, come la fase di raccolta delle lacrime di luce, il cui numero è sceso da sedici a dodici, utilizzare le risorse peculiari garantite dal supporto del GamePad, che consente di avere sempre sotto controllo la conformazione delle mappe, e facilitare la trasformazione di Link in lupo, ora attivabile con la pressione di un singolo tasto.
La lista delle aggiunte, in realtà, è anche più corposa, ma l’esperienza di gioco ne esce migliorata solamente in maniera marginale: i controlli in prima persona per le armi da lancio come arco, fionda e boomerang risultano ancora abbastanza imprecisi e poco affidabili soprattutto in fasi in cui sono richiesti tempismo e puntualità, la possibilità di selezionare gli oggetti al volo tramite GamePad è comoda ma non rivoluziona le dinamiche di gioco in sé, e i miglioramenti annunciati alle fasi di nuoto e di cavalcatura non si sono rivelati incisive quanto avrei sperato.
The Legend of Zelda Twilight Princess HD si gioca e funziona esattamente come la controparte per Wii, garantendo migliorie che saranno gradite alle nuove generazioni di giocatori, che magari dieci anni fa erano troppo giovani per godersi un’avventura di questo tipo, ma che non rendono questa versione necessariamente migliore di quelle che l’hanno preceduta, fatta eccezione per la cosmesi.
Dove, invece, ritengo sia stato fatto un ottimo lavoro è nell’implementazione degli Amiibo e dei loro effetti e nell’inclusione della modalità Eroe:i primi si interfacciano col gioco garantendo bonus e malus a seconda della statuina scansionata, mentre la seconda garantisce un livello di sfida che non potrà non far gola ai veterani della saga.
L’ Amiibo di Link regolare e la sua versione cartoonesca riempiono la faretra di frecce, rivelandosi utilissimi in alcune specifiche fasi di gioco, mentre quelle di Zelda e Sheik fanno lo stesso effetto ma con i cuori, cavando d’impaccio il giocatore quando la salute scarseggia.
La funzionalità probabilmente più azzeccata è però quella che riguarda la statuina di Ganondorf, che raddoppia i danni inflitti dai nemici, aumentando il livello di sfida in maniera notevole; non ho potuto testare la famigerata Cave of Shadows perché sprovvisto dell’Amiibo di Midna e Wolf Link (bellissimo, tra l’altro), ma conquistarne tutti e quaranta i piani non sarà un gioco da ragazzi.
La modalità Eroe, dal canto suo, innalza il livello di difficoltà in maniera consistente, e, curiosamente, ci restituisce un Link destrorso (come nella versione Wii), laddove, nella modalità principale, il nostro eroe dalle orecchie a punta è invece mancino (come all’epoca su GameCube).
Sebbene possa sembrare strano visto che parliamo di uno dei marchi distintivi di Nintendo, che non ha mai fatto delle performance tecniche il suo cavallo di battaglia, è d’uopo un’analisi un po’ più approfondita del solito riguardo al comparto tecnico, visto che la ripulitura del codice e il suo ammodernamento sono al centro dell’operazione di remake di della grande N e di Tantalus.
Il lavoro svolto è buono, ma non mi ha colpito quanto seppe farlo quello in occasione del già citato remake in alta definizione di The Wind Waker: la risoluzione è stata portata a 1080p, ma questo non sempre si traduce in texture pulite e definite, soprattutto quando si parla dei nemici e dei comprimari.
Le texture ambientali sono generalmente molto più definite di quelle originali (che d’altronde erano a 480p), l’aumento di risoluzione accarezza l’occhio del giocatore e il nuovo sistema di illuminazione, sebbene all’opera solo in certi frangenti, dona nuova vita a scorci mai dimenticati, che già si erano fatti apprezzare dieci anni or sono, ma se boss e personaggi principali splendono, a tutto il cast di supporto non è stato riservato il medesimo trattamento, con il risultato che la qualità si rivela altalenante, tanto che certe cutscene tradiscono la difformità di realizzazione.
Si nota poi un leggero aliasing, che si fa più consistente in determinate aree, evidentemente più pesanti da gestire per il motore di gioco, perché in esse anche il framerate, solitamente stabile sui trenta fps, perde qualche colpo: penso soprattutto alla foresta di Firone, ma, in generale, dovunque ci siano nebbia ed effettistiche assortite, il gioco sembra soffrire un po’.
Probabilmente il lavoro di riscrittura del codice, reso non indispensabile dall’eccellente cel shading di The Wind Waker, qui avrebbe richiesto una mole di impegno maggiore e tempistiche dilatate, due lussi che Nintendo non si può permettere nell’immediato, con la necessità di portare avanti due console e lavorare al meglio su una terza in uscita.
Il lavoro tecnico svolto, a scanso di equivoci, è comunque generalmente più che buono, ma, dopo i recenti fasti dei remake della saga (anche su 3DS Nintendo aveva fornito grandi prove, a mio parere), mi sarei forse aspettato qualcosina in più: aspettative eccessive del sottoscritto o un pizzico di pigrizia da parte del team di sviluppo? A voi lettori l’ardua sentenza.
Se per caso non fosse evidente dal corpo della recensione, sottolineo come il voto in calce si riferisca al lavoro di ripulitura e riproposizione di un titolo vecchio di dieci anni operato da Tantalus Media, e non all’esperienza ludica in sé, che ne meriterebbe uno più alto.
Sebbene non sia uno dei miei episodi preferiti, The Legend of Zelda Twilight Princess HD rappresenta uno dei giochi più coraggiosi della saga, facendosi latore di tematiche, toni e personaggi maturi e meno bidimensionali: se non lo avete giocato all’epoca, questo remake rappresenta un’ottima occasione per recuperarlo, ma, se possedete il disco originale per GameCube o la versione Wii, probabilmente non si tratta di un acquisto imprescindibile.
This post was published on 1 Marzo 2016 15:59
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