Recensione di Gianluca “DottorKillex”Arena
Dying Light è stata una delle sorprese più liete del 2015: figlio dell’evoluzione di un team di sviluppo da sempre dedito ai giochi a base di zombie, si è rivelato un prodotto solido, longevo e molto divertente, che mescolava sapientemente elementi survival, parkour, first person shooter e gioco di ruolo.
Oggi, ad un anno esatto dalla sua pubblicazione, ecco giungere The Following, ampia espansione disponibile sia da sola, per tutti i possessori del gioco base (al prezzo di poco meno di venti euro), sia in bundle con quest’ultimo, in un’edizione rinominata Enhanced Edition: in qualsiasi forma decidiate di acquistarlo, comunque, questo contenuto aggiuntivo merita di essere giocato, soprattutto se avete amato le atmosfere ed i ritmi di gioco del titolo dell’anno scorso.
Nell’ottimo insieme del titolo originale, la linea narrativa principale era forse la cosa meno riuscita, tanto che, spesso, molte delle sidequest proposte ne mettevano in ombra l’incedere: The Following migliora questo aspetto, perché, dopo qualche ora di quest banali, atte a conquistare la fiducia di un nuovo gruppo di sopravvissuti, la vicenda prenderà il volo, inserendosi benissimo nell’universo creato da Techland.
Tutto inizia quando ad Harran giunge, in fin di vita, un misterioso straniero con una benda sull’occhio, che vaneggia di come, grazie alla Madre, esista un gruppo di persone immuni al virus, subito fuori città.
Le ferite riportate non consentono al misterioso individuo di sopravvivere, ma il nostro Kyle, del quale vestiremo nuovamente i panni, dopo aver studiato la mappa trovata addosso allo straniero, decide di non lasciare nulla di intentato, e si dirige nella zona rurale della cittadina turca, alla ricerca di risposte.
Tra culti misteriosi, complotti e decine di zombie, la trama si dipana in maniera organica e credibile lungo le missioni principali, offrendo, nel contempo, un gran numero di quest secondarie, alcune delle quali offrono un livello di sfida davvero notevole, pensato, probabilmente, per i giocatori che avevano fatto crescere un personaggio a dismisura durante la precedente avventura.
Il personaggio impersonato durante Dying Light può essere importato senza limitazioni in The Following, e con esso tutto l’arsenale accumulato: i programmatori consigliano di non affrontare il contenuto scaricabile con un personaggio di livello inferiore al 18, e, in effetti, alcune missioni secondarie hanno messo a dura prova il mio personaggio, di livello 20 e armato fino ai denti.
Il livello di recitazione, con visi a tratti un po’ inespressivi, è allo stesso livello di quello visto l’anno scorso, ma se cercavate solo una scusa per tornare nel mondo marcio e desolato creato dal team polacco, insomma, The Following saprà offrirvi un contesto narrativo più che valido per giustificare ore e ore di looting e di uccisioni di zombie.
La forza di The Following sta nell’aver conservato tutti i pregi del capitolo base, arricchendo l’esperienza di gioco in tanti piccoli compartimenti: dalla dune buggy, che rappresenta sicuramente la novità più consistente, all’arco, passando per il nuovo livello di difficoltà e una mappa decisamente più estesa (seppure assai meno densa) di quella del titolo originale.
Partendo da ciò che torna dal recente passato, il combat system è rimasto immutato, con il suo carico di fisicità e di sangue, con quella violenza soddisfacente e lo smembramento selettivo dei corpi putridi dei non morti: sebbene le armi da fuoco non manchino, ed anzi in campagna sembrano più diffuse che in città, la soddisfazione di fare a pezzi un enorme tank con la nostra sciabola modificata in modo da infliggere danni elettrici è ancora impagabile.
La nuova area di gioco, ambientata nelle campagne fuori città, si sposa benissimo con l’introduzione della dune buggy, un mezzo rinvenibile già a partire dalla prima missione e completamente personalizzabile, tanto nelle parti meccaniche quanto in quelle estetiche.
Se, sulle prime, ho preferito giocare The Following come avevo fatto con Dying Light, prediligendo spostamenti a piedi così da non privarmi di qualche scaramuccia con i gruppi di zombie sulla via, di missione in missione ho apprezzato sempre più la velocità di spostamento garantita dal mezzo, e la goduria ha raggiunto livelli inenarrabili quando ho recuperato il necessario per montare il lanciafiamme e le lame, così da trasformare un semplice mezzo di locomozione in un’arma ambulante.
Certo, il modello di guida è questionabile, con una spiccata impronta arcade e un nervosismo eccessivo nei controlli, ma, considerando che la vettura sarà più utile per darsi ai massacri di gruppo che non a vincere gare (pure presenti), la cosa non inficia in alcun modo l’esperienza di gioco.
Le vaste aree rurali che fanno da sfondo all’avventura fanno passare in secondo piano l’elemento parkour, e si rivelano molto meno dense di quelle cittadine, ma nascondono, nondimeno, piccole fattorie da saccheggiare, gruppi ostili da pacificare e nidi di notturni assai poco raccomandabili.
Le missioni ad essi collegate si sono rivelate tra le più difficili del gioco, avventura base compresa: affrontarle di giorno, quando i nidi sono stracolmi di mostri, si rivela un’impresa quasi impossibile per i giocatori solitari, e di notte, quando i nidi sono vuoti, bisogna muoversi con grande circospezione per non attirarsi addosso orde di zombie famelici.
Un’ulteriore variante è rappresentata dall’arco, che consente un approccio stealth inedito, che fa da contraltare al consueto massacro indiscriminato: considerando che il personaggio può essere rimpallato tra l’avventura originale e questa espansione, questa aggiunta offre una chiave di lettura completamente nuova anche per rigiocare il già longevo titolo dell’anno scorso.
A parte una migliore pulizia generale, con un minor numero di glitch e qualche texture in forma migliore, il comparto visivo non tradisce cambiamenti di sorta rispetto all’anno scorso, e d’altronde il titolo, pure molto meno bello da vedere su PS4 di quanto non fosse su un PC si fascia alta, conserva il suo innegabile fascino, con zombie credibili sia nelle animazioni sia nell’aspetto, un framerate solido e un doppiaggio italiano molto ben recitato.
Se il costo iniziale di quasi venti euro poteva far storcere qualche naso, la ventina scarsa di ore che ho speso con il titolo, arrivando alla fine della storyline principale ma tralasciando diverse missioni secondarie che mi riprometto di portare a termine quanto prima, la dice lunga sull’offerta ludica del prodotto Techland, peraltro ampliata dai livelli Leggenda e dalla possibilità di rigiocare il tutto ad una difficoltà assurda.
La Polonia si conferma fucina di grandi talenti: dopo Cd Projekt, anche Techland offre un’espansione di grande qualità per il suo Dying Light, regalando numerose ore di divertimento supplementare ai fan della prima ora e un’edizione completa da non perdere per tutti coloro che si fossero persi il gioco base, uscito l’anno scorso.
The Following è il manifesto di come proporre un DLC senza indispettire la community di giocatori, e anzi offrendo loro migliorie, aggiornamenti e contenuti inediti ad un prezzo ragionevole.
This post was published on 15 Febbraio 2016 11:10
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