Recensione di Gianluca Arena
Remake di uno dei giochi di ruolo più longevi ed impegnativi tra quelli che hanno fatto la fortuna di Nintendo DS, ovvero Etrian Odyssey II Heroes of Lagaard, uscito nel 2008 e mai giunto in Europa, Etrian Odyssey 2 Untold The Fafnir Knight si appresta a giungere sugli scaffali (fisici e virtuali) anche in Italia, regalando un dungeon crawler mastodontico e stimolante a tutti gli appassionati del genere tra i possessori di 3DS.
Come per il remake del primo capitolo, Atlus ha comunque pensato anche ai neofiti, con un paio di accortezze che potrebbero avvicinare al genere anche chi è totalmente a digiuno di JRPG.
Una storia mai raccontata
Mentre il titolo originale era dedicato ai puristi dei dungeon crawler, questo remake, come quello del precedente capitolo, tende una mano a quanti non si siano mai cimentati né con il genere di riferimento né con uno qualsiasi dei cinque titoli pubblicati in precedenza: The Fafnir Knight consta di una modalità Storia, che, oltre ad introdurre personaggi e dialoghi inediti (con tanto di dungeon supplementare esclusivo), si premura di spiegare molte delle meccaniche che invece la modalità Classica considera pregresse, attenuando leggermente il livello di difficoltà generale.
Nei panni di un avventuriero muto, accompagnato dal fido arciere Flavio, il giocatore sarà assoldato dal regnante di Caledonia affinché accompagni sua figlia, la principessa Arianna, nel bel mezzo delle rovine di Ginnungagap, laddove si dovrà tenere una cerimonia tanto tradizionale quanto misteriosa.
Il pretesto narrativo consente di presentare personalità mediamente stereotipate, ma comunque gradevoli, che riescono a generare empatia nel giocatore e lo accompagnano lungo una quest principale, che, come da tradizione, è estremamente duratura (nell’ordine della cinquantina abbondante di ore): sebbene Etrian Odyssey 2 Untold difficilmente vincerà premi della critica per il migliore plot del 2016, lo sforzo da parte di Atlus di coinvolgere una fetta di pubblico più ampia è encomiabile, e potrebbe finalmente portare allo sdoganamento di un sottogenere videoludico che ha da sempre regalato grandi soddisfazioni ai suoi seguaci.
Immutata nella sua solidità, torna anche la modalità Classica, che consente la creazione di un intero party da zero, responsabilizzando il giocatore affinché trovi la giusta alchimia tra combattenti di prima fascia, dediti all’attacco diretto, e quelli da retrovia, che, tra magie e frecce, possono lavorare ai fianchi i nemici, presenti in maniera massiccia in ognuno degli strati di Yggdrasil, l’enorme labirinto che il gruppo di avventurieri sarà chiamato ad esplorare.
Lavoro sporco, ma qualcuno deve pur farlo
I capisaldi della serie tornano nella loro interezza, rifiniti per l’occasione: il sistema di combattimento a turni non ha subito sostanziali modifiche, e rappresenta ancora il fulcro del gameplay, tra la grande disponibilità di classi tra cui scegliere e il gran numero di Grimoire Stones con cui diversificare e personalizzare i propri combattenti.
Queste pietre, rinvenibili al termine di alcuni combattimenti, permettono di far utilizzare a chi le indossa determinate abilità e skill, indipendentemente dalla classe di appartenenza, dando vita ad ibridi assai interessanti, che spaziano dal curatore che non disdegna gli attacchi fisici all’arciere con insospettabili abilità magiche: considerando che, in modalità Storia, il respec di uno dei membri del proprio party costa una retrocessione di ben cinque livelli d’esperienza, fare un utilizzo saggio e sensato delle Grimoire Stones rappresenta una delle mosse più astute che un avventuriero possa fare.
Quando non si è impegnati in combattimento (contro i nemici comuni o contro i FoE, boss dalle dimensioni imponenti e dalla difficoltà notevole), si passa il grosso del tempo a disegnare la mappa del piano su cui ci si sta muovendo, o, in caso si trovi la cosa noiosa, si può delegare alla CPU l’onere tramite una comoda opzione di automapping, che i puristi non apprezzeranno particolarmente ma, alla fine dei conti, giova non poco al ritmo della progressione.
Gli scontri con i nemici più comuni sono casuali, ma l’indicatore di colore in basso, che varia dal verde (nessun pericolo) al rosso (combattimento imminente) consente di tenere sempre sotto controllo la situazione e di non farsi trovare impreparati al momento della successiva imboscata; il bestiario, come da tradizione, è ampio e variegato, e, sebbene i mostri non brillino particolarmente in quanto a design artistico, sono dotati di un’intelligenza artificiale estremamente efficace, che, già a partire dal secondo dei tre livelli di difficoltà, saprà mettere alla prova le capacità del giocatore medio.
Le uniche novità, in fatto di gameplay, sono marginali, ricercabili nella possibilità di cucinare piatti da rivendere o ingerire per ottenere dei bonus temporanei e in quella di piazzare trappole per immobilizzare (anche qui solo per un breve lasso di tempo) i FoE, così da passare indenni nelle loro zone.
Ad onor del vero, la formula funziona ancora molto bene, e non mi sento di biasimare Atlus per non aver stravolto le fondamenta della produzione.
Vesti intatte
Il titolo del paragrafo fa riferimento al fatto che, nonostante un versante tecnico migliorato rispetto sia all’originale, sia al remake del primo capitolo, visto su 3DS nel 2014, non c’è da stracciarsi le vesti per Etrian Odyssey 2 Untold: un buon character design, talking heads convincenti e filmati di intermezzo ottimamente realizzati fanno da contraltare ad una certa spigolosità generale, figlia di modelli costruiti con un numero di poligoni abbastanza basso.
Insomma, considerando che 3DS va verso la fine del suo glorioso ciclo vitale, si poteva fare qualcosina in più; dove, invece, era difficile fare meglio è nella longevità complessiva e nel livello di sfida, eccezionale l’una e sempre stimolante l’altro, e nella colonna sonora, decisamente azzeccata (non a caso porta la firma del maestro Yuzo Koshiro).
Commento finale
Nel vasto panorama dei giochi di ruolo di matrice giapponese disponibili per 3DS, Etrian Odyssey 2 Untold The Fafnir Knight riesce a guadagnarsi un meritato posto al sole, soprattutto grazie ad una innegabile solidità delle meccaniche di gioco, ad una longevità maiuscola e ad un livello di sfida che porta sempre il giocatore ad ottimizzare le risorse e a pensare prima di agire.
Particolarmente consigliato a coloro i quali conoscono già il brand, il prodotto rimane comunque appetibile anche per i neofiti, cui consiglio di optare per la modalità Storia.