Recensione di Marco Bianchi
Call of Duty è probabilmente il titolo più giocato su console degli ultimi anni. Ogni anno gli appassionati attendono con impazienza l’ultimo capitolo per passarci centinaia e centinaia di ore sul multiplayer, accessibile anche ai giocatori poco pratici degli FPS. Gli ultimi anni, coincisi con il passaggio alle console di nuova generazione, hanno però visto crescere un malumore crescente nei fans, delusi da due titoli caratterizzati da gravi problemi che hanno portato molti ad abbandonarli per tornare a giocare alle vecchie glorie della passata generazione. Per questa edizione, per cercare di risollevare la saga, sono stati chiamati i ragazzi di Treyarch, nati come team minore ma in grado di scalare velocemente le gerarchie fino a diventare i preferiti dagli appassionati. Per dare una scossa alla saga, ecco arrivare dunque Black Ops 3, chiamato a risollevare un brand dopo alcuni anni di buio.
La campagna è ambientata nel 2065, circa 40 anni dopo i fatti raccontati in Black Ops 2, con l’evoluzione tecnologica che ha fatto enormi passi avanti in tutto il mondo. Le difese anti aeree hanno reso impossibile qualsiasi attacco proveniente dall’aria, obbligando gli eserciti a puntare sui robot e sui soldati, a cui vengono impiantate protesi cibernetiche per aumentare il loro potenziale offensivo, per combattere le varie guerre in giro per il mondo. La più grossa innovazione è stata però l’arrivo della D.N.I., un’interfaccia a livello neurale che permette di ricevere informazioni dai propri compagni sul campo di battaglia, evidenziando punti di interesse e i vari nemici rilevati. Con il nostro personaggio, di cui potremo personalizzare per la prima volta l’aspetto prima dell’inizio della storia, ci sposteremo in varie location intorno al mondo come Zurigo, Singapore e Il Cairo, cercando di seguire gli sviluppi di una trama molto contorta, ricca di colpi di scena ma con una narrazione poco chiara che, almeno per la prima metà di gioco, non ci ha particolarmente colpito, riprendendosi però in modo netto in prossimità del finale che, molto probabilmente, spiazzerà la maggior parte dei giocatori. Questi alti e bassi contribuiscono ad allungare la durata di tutta la vicenda, con una longevità che tocca quota otto ore alla difficoltà normale ma che possono essere facilmente superate se decideremo di affrontare la campagna alle difficoltà più alte, con l’introduzione del nuovo livello di difficoltà realistico, in cui basterà un solo proiettile per mandarci a terra. Una sfida praticamente impossibile se affrontata da solo e che consigliamo di affrontare solamente insieme ad altre persone, grazie alla campagna cooperativa che ci permetterà di dividere il campo di battaglia con un massimo di tre amici, agevolando notevolmente la nostra avanzata. Proprio per la presenza di altri compagni umani in battaglia, gli scontri sono ora affrontabili in diversi modi, con mappe molto spesso più aperte per garantire diversi punti di ingaggio che ci permetteranno di sbarazzarci più facilmente dei nemici che troveremo sul nostro percorso. Ad aiutarci potremo anche ricorrere ai Cyber Core, varie abilità che potremo sbloccare salendo di livello e che ci garantiranno un vantaggio decisivo sul campo di battaglia, donandoci ad esempio la possibilità di controllare i robot nemici facendoli rivoltare contro i loro padroni, prendere possesso delle torrette da campo e così via, aumentando ulteriormente le armi a nostra disposizione. Al termine della campagna troveremo ad attenderci una grossa e gradita sorpresa, una nuova storyline che riprende gli stessi scenari già affrontati in precedenza ma sostituisce gli zombie agli umani. Dovremo quindi farci strada tra ondate di non morti, cambiando la gestione dei Cyber Cores per far spazio ai più classici power up già visti nella modalità zombie, con la possibilità inoltre di raccogliere armi in maniera casuale attraverso le varie casse sparse per i diversi livelli. Rivoluzionata ovviamente anche l’IA degli avversari, con gli zombies che avanzano in gruppo sfruttando più il loro ingente numero che la forza del singolo, a differenza di quanto accade con i robot, che avanzano incessantemente verso di noi come novelli Terminator, e con gli umani, spesso veramente stupidi e incapaci di manovre complesse, non tentando mai di accerchiarci ed uscendo dalle coperture proprio mentre stiamo sparando. Oltre a tutto ciò troviamo infine il nuovo capitolo di Dead Ops Arcade, già visto nel primo Black Ops. Attraverso la Safe House, hub della campagna in cui saremo liberi di modificare il nostro armamento prima di lanciarci in battaglia, potremo affrontare questo minigioco che trasforma il titolo in un twin stick shooter, con centinai di zombie da superare per ottenere il punteggio migliore possibile scalando le classifiche online.
Marchio di fabbrica di ogni titolo sviluppato dai ragazzi di Treyarch è, senza alcun dubbio, la modalità zombie, introdotta ai tempi di World at War e subito entrata nel cuore degli appassionati. Due le mappe disponibile al lancio: The Giant, esclusiva per i possessori del season pass e basata sulla vecchia Der Riese, e Shadow of Evil, una delle mappe più riuscite degli ultimi capitoli. Ambientata in una Chicago immaginaria degli anni ’40, i nostri quattro protagonisti non si troveranno soltanto a fronteggiare le classiche ondate di non morti ma, procedendo con il numero di round, si troveranno di fronte a veri e propri demoni, mostri a tre teste e molto altro ancora. La mappa prende infatti rapidamente una deriva quasi mistica, con altari con cui eseguire rituali voodoo e donando anche la possibilità ai giocatori di trasformarsi, per un periodo limitato, in un mostro, capace di scalare gli edifici con i suoi tentacoli e di attivare alcuni macchinari con una potente scarica elettrica. Durante la trasformazione saremo poi in grado di spostarci molto velocemente per la mappa, un modo per scappare all’ondata di non morti che, ai round più elevati, sono facilmente in grado di accerchiarci e farci fallire la partita. Per il resto ritroviamo tutti i tratti distintivi della modalità già noti agli appassionati, con le casse da cui potremo ottenere le armi più potenti, varie trappole disseminate per la mappa e attivabili per rallentare l’orda e i diversi distributori di bibite che ci doneranno preziose abilità, come la possibilità di portare tre armi o di ricevere il doppio dei colpi, che ci aiuteranno contro i non morti. Insieme al classico sistema di perk troviamo anche dei distributori di caramelle che ci doneranno un power up temporaneo da una lista che potremo personalizzare prima di ogni partita. Una mappa ricca di cose da fare e da scoprire dunque, in grado di mettere in difficoltà i giocatori più forti vista la quasi totale assenza di zone ampie dove radunare gli zombie, obbligandoci a riprovare e a riprovare prima di trovare la strategia più efficace per raggiungere i round più alti.
Ricco come ogni anno il comparto multiplayer, con i ragazzi di Treyarch che riprendono e migliorano alcune novità viste in Advanced Warfare. Partiamo dal sistema di movimento, con il nostro soldato che sarà in grado di correre sui muri, combattere sottacqua e sfruttare il jetpack per raggiungere le zone più elevate della mappa. A differenza di Advanced Warfare però, compiere queste azioni non porterà grossi vantaggi ma il contrario, visto che durante queste acrobazie sarà più difficile mandare a segno i nostri colpi rispetto ai soldati fermi a terra. Il sistema di movimento diventa particolarmente utile solo in alcune modalità ad obiettivi, come Cattura la Bandiera e Cerca e Distruggi, per aggirare gli avversari e sorprenderli alle spalle, ottenendo facili uccisioni. La più grossa novità del comparto online è l’introduzione degli specialisti, soldati dotati di abilità speciali che potranno ribaltare l’esito della partita. Ognuno dei nove specialisti ha a disposizione due varianti, una offensiva e una da supporto per la squadra, che portano a 18 il totale di opzioni selezionabili. Tra le abilità troviamo una maggiore velocità di corsa, l’invisibilità, la possibilità di teletrasportarsi in una posizione indietro nella mappa e altre ancora, con alcune chiaramente ispirate ai poteri visti in Destiny, come un potentissimo attacco ad area o una pistola in grado di uccidere con un solo colpo a grandissima distanza. Buona come sempre la varietà delle armi, quasi sempre di buon livello e che offrono quindi diverse scelte a tutti i giocatori. Non esiste più un fucile d’assalto o una SMG nettamente più forte delle altre, ora ogni persona troverà l’arma più adatta al suo stile di gioco. Amate i fucili d’assalto a raffica? L’M8 è quello che state cercando. Siete giocatori che cercano lo scontro ravvicinato? Ci sono almento tre mitragliette che non temono rivali nel corto raggio. L’unica categoria leggermente penalizzata è quella dei cecchini, solo quattro e difficilmente utilizzabili anche a causa delle dimensioni ristrette delle mappe. Novità anche nel sistema di creazione delle classi, ora tornato ai classici 10 slot ma che ora offre la possibilità di dotare la nostra arma di ben cinque accessori, rinunciando però all’utilizzo dei perk e lasciandoci più esposti sul campo di battaglia. Unica pecca è l’assenza di un perk per ridurre l’oscillazione una volta colpiti, rendendo davvero difficile rispondere al fuoco nemico visto la quasi impossibilità di controllare l’arma in quella situazione. Ricca come sempre l’offerta di modalità che, oltre alle classiche viste in ogni titolo come Dominio e Deathmatch, introduce Salvaguardia, partita in cui dovremo scortare un robot nella base avversaria per conquistare la vittoria. Nota negativa la personalizzazione dei personaggi, netto passo indietro rispetto a quanto visto in Advanced Warfare, rendendo quasi impossibile rendere unico il proprio personaggio. Chiudiamo parlando delle modalità competitive su cui Treyarch punta molto. Prima di ogni match dovremo partecipare ad una sorta di draft in cui bannare o proteggere determinate armi ed equipaggiamenti, un’idea chiaramente ispirata a quanto già visto nei MOBA. Al momento però sono presenti ancora alcuni problemi abbastanza gravi: ci è capitato infatti di veder bannata un’arma utilizzabile poi comunque nel corso della partita. Nelle prossime settimane ci aspettiamo qualche patch per correggere il tutto.
Dal punto di vista tecnico Black Ops III si difende discretamente bene, con gli sviluppatori che si sono concentrati a raggiungere i 60 frame al secondo su entrambe le console piuttosto che puntare su un impatto grafico di altissimo livello. Da apprezzare lo sforzo per la campagna, con spazi molto grandi e complessi che permettono di affrontare tutta la storia insieme ad altri quattro giocatori, senza dover procedere tutti lungo uno stretto corridoio. Alti e bassi per il doppiaggio italiano, mentre di buon livello gli effetti sonori delle armi. Black Ops III si è rivelato essere uno dei Call of Duty più ricchi di sempre, con una campagna che, nonostante qualche problema nella narrazione degli eventi, terrà impegnati i giocatori per oltre 8 ore. A questo si aggiunge una corposa modalità Zombie e uno dei multiplayer più equilibrati di sempre che occuperà i giocatori per centinaia e centinaia di ore. Titolo dunque pienamente promosso, con Treyarch che si dimostra il miglior studio di sviluppo impegnato su questa serie.
This post was published on 12 Novembre 2015 15:31
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