Articolo a cura di Gianluca “DottorKillex” Arena
Nato dalla passione di inXile, finanziato dai soldi degli appassionati tramite la piattaforma Kickstarter, e approdato su PC durante lo scorso inverno, con risultati più che apprezzabili tanto riguardo al gradimento della critica quanto a quello del pubblico, Wasteland 2 si presenta anche su console (sia Microsoft sia Sony, versione testata per questa recensione) con questa Director’s Cut, che apporta numerose migliorie e adatta il sistema di controllo ai gamepad.
Le lande radioattive ci aspettano: imbracciate i fucili.
Dura la vita del Desert Ranger: impallinare mutanti ed animali radioattivi, destreggiarsi tra trappole, mine inesplose e chilometri di filo spinato, il tutto mentre il generale Vargas ci urla ordini tramite i minuscoli speaker della gracchiante radiolina che siamo costretti a portarci dietro.
Come se non bastasse, pochissimi, nelle desolate pianure che un tempo erano l’Arizona e la California orientale, vedono di buon occhio i Desert Ranger, perché il loro arrivo, quasi sempre, coincide con una momentanea interruzione della legge del più forte, che altrimenti vige incontrastata tra le rovine della civiltà.
In questo contesto, il giocatore sarà chiamato a creare non solo il suo personaggio ma anche i suoi compagni di viaggio, con un editor più completo di quello visto su PC, visto che è possibile assegnare perk inediti e manie assortite, ma comunque non troppo soddisfacente dal punto di vista della personalizzazione estetica.
Il consiglio, se non siete veterani dei CPRG, è di propendere per alcuni dei personaggi preconfezionati, discretamente bilanciati sia nei pregi sia nei difetti, perché creare una squadra che difetta di determinate caratteristiche (pro-tip: se volete avere qualche speranza di sopravvivere alle prime ore di gioco, servono almeno un medico e un cecchino) potrebbe significare dover ricominciare da zero dopo una manciata di ore di gioco.
Proporre, anche sulle console Sony e Microsoft, un prodotto tanto complesso e pregno di possibilità per il giocatore è un atto di coraggio notevole, e, personalmente, è qualcosa che vorrei vedere sempre più spesso, perché di giochi di ruolo che non si risolvano solamente nel button mashing e nei combattimenti in tempo reale c’è sempre bisogno.
Anche in questa Director’s Cut, Wasteland 2 è un titolo profondo, che offre quasi sempre una scelta al giocatore in merito a come redimere le questioni con i vari NPC: si può puntare sul dialogo, intimidire, circuire, o, semplicemente, far parlare i fucili.
Se provenite dalla scena PC, questo rappresenterà la normalità, ma su PS4 e Xbox One non sono poi tanti i titoli che permettono tale libertà decisionale.
Nel passaggio dal sistema di controllo basato su mouse e tastiera a quello che invece poggia su un game pad, spesso, si sono perse comodità significative per i giocatori, soprattutto a causa della drastica riduzione di tasti fisici utilizzabili: questa Director’s Cut trova un buon compromesso nella ruota già adottata dalla saga di Mass Effect, giusto per citare il titolo più famoso, che, alla pressione combinata di un solo tasto e della levetta analogica sinistra, consente di avere sottomano la gran parte delle abilità più utili, fermo restando che un combat system come quello di Wasteland 2, interamente a turni, non richiede velocità di riflessi quanto piuttosto velocità di pensiero.
Tarato verso l’alto (e solo minimamente abbassato in questa edizione console) il livello di difficoltà tende a punire le azioni avventate, i comportamenti da “eroe”, e, realisticamente, premia con la sopravvivenza i giocatori che giocano in maniera difensiva, che cercano una posizione rialzata per i propri cecchini, che ricaricano con tempismo le loro armi e non si fanno mai mancare oggetti curativi e kit di sopravvivenza alla bisogna.
L’unica, rilevante aggiunta di questa edizione riveduta è rappresentata dalla possibilità di effettuare dei Precision Strike, ovvero di mirare a determinate parti del corpo dei nemici, sulla falsariga degli ultimi due Fallout, al prezzo di un leggero abbassamento della percentuale di riuscita dell’attacco: proprio a causa della suddetta difficoltà, e della perenne inferiorità numerica in cui dovremo affrontare gli scontri, questa feature aggiunge spessore tattico al titolo, e, in un certo qual modo, rende più gestibili folti gruppi di nemici, visto che un colpo alla testa può incapacitare per uno o più turni, tanto quanto uno alle gambe può limitare severamente la capacità e la velocità di movimento.
Il rovescio della medaglia è rappresentato dal fatto che, in aggiunta ad armi che tendono ad incepparsi con una certa frequenza (comunque inferiore rispetto al gioco base), i colpi di precisione sono rischiosi, e sbagliarne un paio, magari consecutivamente, può sancire la dipartita di un alleato o la sconfitta per l’intera squadra.
Sebbene leggermente meno intuitivo della controparte PC, soprattutto a causa di limiti strutturali delle console (leggasi la mancanza della tastiera), il gameplay di questa Director’s Cut non risulta menomato rispetto a quello del gioco uscito lo scorso anno, e, come tale, sa offrire decine di ore di intrattenimento, tra dialoghi, esplorazione e combattimenti via via sempre più tesi.
Nonostante la stragrande maggioranza dei giocatori PS4 (la versione da me testata per questa recensione) non si accorgerà delle modifiche e della cosmesi arricchita di questa Director’s Cut, coloro i quali hanno avuto il merito di giocarci su PC noteranno le differenze, e saranno felici di ricevere le migliorie gratuitamente tramite una corposa patch, già rilasciata al momento di redigere questo pezzo.
Il passaggio alla quinta versione del motore grafico Unity, laddove la release iniziale poggiava invece sulla 4.5, ha portato numerosi benefici, soprattutto per quanto concerne il sistema di illuminazione, adesso più realistico e dinamico, e il livello di dettaglio dei modelli dei protagonisti, decisamente aumentato.
Se a questo aggiungiamo un imponente lavoro di doppiaggio della maggioranza dei dialoghi in game, che risparmierà al pubblico console di leggere centinaia di linee di testo, una tavolozza di colori più variegata che in passato e l’aggiunta di NPC inediti e relative missioni secondarie, appare evidente come questa versione sia la migliore in assoluto e si avvicini all’idea iniziale del team di sviluppo.
Ovviamente, in senso assoluto, siamo lontani mille miglia dai paradigmi grafici del genere, ma lo scopo di titoli come Wasteland 2 non è mai stato quello di mettere alla frusta l’hardware ospite.
Come per la versione PC, infine, preparatevi a sacrificare tra le cinquanta e le sessanta ore delle vostra vita sociale se vorrete esplorare a fondo quanto il prodotto ha da offrire.
InXile porta su console una versione corretta e ampliata del suo splendido gioco di ruolo, andando incontro ad un pubblico diverso da quello PC a livello grafico e di interfaccia di gioco, ma non concedendo sconti sulla complessità e sul livello di difficoltà complessivo, ancora più che stimolante.
I perk e le manie aiutano a caratterizzare maggiormente il cast, e, soprattutto, i colpi di precisione donano ulteriore profondità ad uno dei combat system più strategicamente appaganti finora visti su Playstation 4 e Xbox One.
This post was published on 28 Ottobre 2015 11:05
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