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NBA 2K16 – Recensione

Articolo a cura di Pietro Gualano

La serie NBA 2K si è guadagnata il rispetto dei giocatori anno dopo anno, con titoli di qualità elevata curati in ogni dettaglio. L’immobilismo della concorrenza non ha fatto altro che favorire questo franchise, che ormai è un punto di riferimento per gli appassionati di basket e videogiochi di tutto il mondo. Con NBA 2K16 i ragazzi di Visual Concepts si sono trovati a dover affrontare un compito non semplice: proporre innovazioni in una serie già di successo, eliminare i (pochi) difetti visti in NBA 2K15 e lanciare sul mercato un gioco all’altezza delle aspettative dei fan. Ci sono riusciti? Ecco la nostra recensione di NBA 2K16.

Tutti in campo, si comincia

Partiamo dall’aspetto più importante del gioco: il gameplay. Una volta scesi in campo i fan della serie si sentiranno a casa, mentre i novizi dovranno fare come sempre un po’ di pratica prima di riuscire a costruire azioni degne di questo nome. Non è affatto semplice padroneggiare i movimenti dei giocatori, gli schemi, le tattiche e organizzare la fase difensiva, ma dopo essere entrati nel meccanismo diventa tutto molto gratificante e soddisfacente.
Le modifiche introdotte rispetto al capitolo precedente sono apparentemente marginali, ma dopo aver giocato per qualche minuto ci si rende contro che il team di sviluppo non si è assolutamente limitato a un upgrade grafico per NBA 2K16: i cambiamenti sono numerosi ed è facile rimanere spiazzati nel momento in cui un movimento a cui ci eravamo abituati non riesce o perdiamo improvvisamente palla. Il gioco in post è stato pesantemente rivisto ed è ora molto più fluido e naturale: ricercare questa soluzione con frequenza maggiore diventa spontaneo, dal momento che dopo avere trovato un accoppiamento favorevole tra i giocatori ottenere punti è piuttosto semplice.
Un’altra modifica, più facile da notare rispetto alla precedente, è relativa al ritmo di gioco: questo è stato rallentato e a parer nostro si tratta di una decisione azzeccatissima del team di sviluppo. Le partite non sono mai state così simili a quelle NBA, dove si alternano fasi in cui si passa immediatamente da una parte all’altra del campo a momenti più tranquilli e ragionati, senza particolari pressioni da parte dei difensori. Naturalmente è sempre possibile correre come matti all’inizio di ogni azione e scagliare subito la palla al giocatore più avanzato per acquisire un vantaggio numerico, ma questo metodo di gioco non porta vantaggi a lungo termine: le palle perse dopo un lancio fallito sono piuttosto frequenti ed è meglio cercare punti attraverso azioni ragionate senza sfiancare i nostri uomini.

Michael Jeffrey Jordan una volta disse “Il talento ti fa vincere una partita. L’intelligenza e il lavoro di squadra ti fanno vincere un campionato.” Vi consigliamo di tenere bene a mente queste parole mentre giocate a NBA 2K16: il gioco di squadra non è mai stato così importante come quest’anno, sono davvero pochi i giocatori in grado di segnare da soli in un buon numero di azioni. Anche questa volta il titolo viene incontro all’utente, con aiuti a schermo pensati per facilitare la realizzazione di schemi ancora più intuitivi che in passato. Saper utilizzare l’uomo giusto al momento giusto e identificare il giocatore “caldo” su cui puntare sono abilità essenziali in questo gioco.
Anche quest’anno, naturalmente, i ragazzi di Visual Concepts hanno inserito molte nuove animazioni per tiri, movimenti, passaggi, esultanze, schiacciate e molto altro ancora. Il lavoro svolto in questo senso è ottimo e si nota subito che i giocatori si muovono in modo diverso rispetto al passato.
Veniamo ora ad uno degli aspetti più importanti quando si parla di un gioco di basket: l’intelligenza artificiale (sia avversaria che amica). I passi in avanti ci sono stati, ma avremmo voluto vedere qualcosa in più: le azioni costruite dagli avversari sono buone ma spesso non particolarmente ricercate, ci sarebbe piaciuto affrontare squadre in grado di realizzare schemi davvero ragionati. Per quanto riguarda l’IA amica, invece, i miglioramenti sono decisamente più marcati (specialmente in modalità “la mia carriera”). I nostri compagni di squadra non diventano improvvisamente brocchi clamorosi, mettono con regolarità i tiri con spazio e ci passano spesso la palla dopo un nostro taglio. Siamo felici di constatare che gli sviluppatori hanno preso uno dei difetti emersi negli ultimi anni e si sono impegnati per correggerlo, la strada è quella giusta ma c’è comunque ancora del lavoro da fare: l’IA, come detto sopra, non è eccellente e ci sono margini di miglioramento.

Livin’ Da Dream

La modalità “La mia carriera” è da diversi anni uno dei punti di forza del titolo. Visual Concepts ha avuto la forza di proporre qualcosa di nuovo nel genere dei giochi sportivi e i giocatori hanno promosso a pieni voti questa scelta. Quest’anno, però, gli sviluppatori hanno deciso di spingersi ancora più avanti con una storia molto più matura e drammatica rispetto ai precedenti capitoli, curata per l’occasione dal famoso regista Spike Lee (figura ben nota agli appassionati NBA).
In “La mia carriera” ci troviamo a vestire i panni di “Frequency Vibrations”, una superstar liceale molto promettente, e lo seguiamo nel suo percorso fino all’affermazione nella NBA. Le opzioni di dialogo multiple sono quasi sparite rispetto al passato, il giocatore può determinare solo alcuni aspetti della vita di “Freq” e, di fatto, ci troviamo di fronte a un film che viene spesso interrotto da partite di basket. Questa scelta può piacere o meno, noi ci sentiamo di promuoverla dal momento che dopo il primo anno da matricola viene adottato nuovamente lo schema visto nei precedenti capitoli.
Possiamo affermare che questa modalità è divisa in due fasi principali: la prima, dal liceo all’affermazione nella NBA, ci permette di scoprire la storia del nostro giocatore e di conoscere la sua vita, i suoi amici e la sua ragazza, la seconda invece si distacca dal modello del “film” proponendo un approccio più classico. Dal secondo anno nella NBA in poi, infatti, abbiamo la possibilità di concentrarci al cento per cento sullo sviluppo del giocatore, gestire i rapporti con gli sponsor e con le altre star NBA del presente e del passato. L’obiettivo finale resta anche quest’anno portare il nostro giocatore nella Hall of Fame e dovremo giocare davvero molte partite e stagioni per riuscirci.
Partiamo quindi dall’analisi della prima fase. La storia raccontata a parer nostro non è particolarmente originale ed è piuttosto prevedibile, nel corso dei prossimi anni si potranno sicuramente fare passi in avanti in questo senso. Parliamoci chiaro però: i progressi rispetto agli anni scorsi a livello di narrativa ci sono e sono decisamente significativi. Dimenticate la trama di NBA 2K15, qui siamo di fronte a una storia drammatica in cui vengono affrontati problemi reali, con personaggi ben realizzati e immediatamente riconoscibili che entrano nella testa del giocatore. Siamo convinti che se gli sviluppatori continueranno a seguire questa strada in futuro si potrebbero raggiungere risultati in passato impensabili per il genere sportivo. Quest’anno è stata fatta una scelta coraggiosa che, come detto poco sopra, sicuramente non piacerà a tutti, ma è anche questo che rende NBA 2K16 unico rispetto ai suoi predecessori.
Nulla da dire a livello di animazioni e recitazione, gli attori scelti sono stati tutti all’altezza del compito e i movimenti dei volti e dei corpi sono (quasi) sempre credibili.
Veniamo ora alla seconda fase della modalità carriera: qui viene recuperato uno schema più familiare ai fan della serie ma le novità non mancano. Ora abbiamo la possibilità di gestire anche i giorni liberi del nostro giocatore, scegliendo se allenarci (affrontando alcuni mini-giochi), puntare sugli sponsor per guadagnare più denaro o migliorare le nostre relazioni con importanti figure della NBA. Ogni decisione garantisce determinati benefici, è tutto nelle nostre mani e Visual Concepts ha fatto un ottimo lavoro nel rendere il sistema immediato e comprensibile a tutti.

Un mare di contenuti

NBA 2K16 propone moltissimi contenuti sia online che offline. Alle modalità più classiche (Il mio GM, La mia carriera, La mia Lega, My Team) si affiancano alcune gradite novità come Pro-Am e Play Now in classificata.
La modalità “Il mio GM” torna anche quest’anno riproponendo sostanzialmente quanto visto negli anni scorsi e introducendo qualche innovazione. Abbiamo la possibilità di gestire la nostra organizzazione sotto ogni aspetto, determinando il prezzo dei biglietti e del parcheggio, trattando con i giocatori per i vari contratti, proponendo scambi e facendo molte altre cose. Ottima l’idea di dare al giocatore la possibilità di trasferire la squadra in un’altra città e di personalizzare completamente palazzetto e divisa. Anche questa volta promuoviamo a pieni voti questa modalità, gli appassionati sicuramente l’apprezzeranno e i novizi avranno bisogno di un po’ di tempo per capire come gestire il tutto.
Per quanto riguarda “La mia Lega” sono stati fatti passi in avanti principalmente nella gestione delle Leghe online: abbiamo la possibilità di impostare praticamente ogni aspetto (dalla durata del quarto al fantadraft) e di invitare i nostri amici a giocare insieme a noi in un sistema più libero e immediato rispetto al passato.
Veniamo ora a My Team, particolare modalità online già presente nei precedenti capitoli della serie. Il team di sviluppo ha cercato anche qui di rendere tutto più semplice e comprensibile, proponendo colori di carte legati a determinati valori (da x a y argento, da x a y oro…). Il valore di un certo giocatore cambierà nel corso della stagione in base alle sue reali prestazioni e questo consentirà agli utenti di tentare manovre finalizzate al semplice guadagno: è sufficiente puntare su un giocatore sperando che faccia grandi cose in campo e poi, cresciuto il prezzo, rivenderlo a una cifra superiore. Abbiamo apprezzato molto la possibilità di affrontare la “Sfida”, una serie di partite con giocatori in parte scelti dal computer che ci consentono di sbloccare interessanti ricompense. Onestamente avremmo voluto qualche innovazione in più in My Team, ma stiamo comunque parlando di una modalità divertente e ricca di cose da fare che funziona bene e che, sicuramente, non deluderà gli appassionati.
Siamo davvero felici di poter parlare di Pro-Am in questa recensione: era da tempo che aspettavamo una modalità del genere in NBA 2K e speriamo che i giocatori riescano a sfruttarla al massimo. Nel corso della nostra prova non abbiamo avuto la possibilità di testarne a fondo la stabilità, speriamo che i ragazzi di Visual Concepts abbiano fatto un ottimo lavoro in questo senso ma lo sapremo solo quando il gioco sarà arrivato sul mercato. Cos’è Pro-Am? Si tratta di una nuova modalità online in cui possiamo utilizzare il nostro personaggio creato in “La mia carriera”, i tempi di attesa per il matchmaking sono pari a zero grazie al fatto che ad una lobby possono collegarsi fino a 40 giocatori contemporaneamente. Ogni partita si disputa in un enorme palazzetto nel quale si giocano altre 4 partite: in questo modo, a rotazione, è piuttosto semplice trovare subito un incontro a cui unirsi. Le possibilità di personalizzazione sono davvero elevate: possiamo scegliere le maglie, il nome della squadra, il parquet, i nostri loghi e colori e molto altro ancora. Alla fine di ogni giornata vengono aggiornate le classifiche, il sistema è pensato per permettere a tutti di affrontare avversari al proprio livello ed è piuttosto stimolante: Pro-Am riesce a dare il massimo nel momento in cui si forma una squadra con i propri amici e speriamo che funzioni tutto a dovere.
Visual Concepts ha deciso di introdurre alcune interessanti novità anche per quanto riguarda la modalità “Play Now Online”: lo scopo del team di sviluppo è, anche in questo caso, fare in modo che i giocatori possano incontrare avversari con il loro livello di abilità e, per garantire che ciò avvenga, hanno realizzato un sistema di leghe e di classifiche piuttosto interessante. Partiremo da una lega di basso livello e, partita dopo partita, potremo affrontare i giocatori più forti nei campionati più prestigiosi.
Segnaliamo infine il ritorno di “Il mo parco” (modalità strettamente collegata a “La mia carriera”) e di “NBA 2KTV”.

Nulla è perfetto

NBA 2K16 è un ottimo titolo dal punto di vista grafico. I giocatori sono stati realizzati in modo eccellente e sono (quasi) tutti immediatamente riconoscibili e curati nei minimi dettagli (tatuaggi compresi). I passi in avanti rispetto al precedente capitolo, anche se non eccezionali, ci sono stati e siamo felici di sottolineare come anche quest’anno il team di sviluppo sia riuscito ad essere all’altezza della situazione. Ottima anche la colonna sonora, con musiche di diversi generi che accompagnano il giocatore tra una partita e l’altra e rimangono in testa per lungo tempo.
Visual Concepts è nuovamente riuscita a ricreare l’atmosfera unica delle partite NBA, con arene gremite da un pubblico ben realizzato, effetti sonori, presentazioni pre e post partita e, addirittura, interviste speciali ai giocatori tra un quarto e l’altro su vari temi.
Purtroppo, però, non siamo di fronte a un titolo tecnicamente perfetto. Nel corso della nostra prova ci siamo imbattuti in diversi bug, alcuni anche molto gravi e in grado di compromettere l’esperienza di gioco. La nostra speranza è che il team di sviluppo corregga queste imperfezioni nel minor tempo possibile, sarebbe veramente un peccato rovinare un prodotto di questa qualità con fastidiosi bug.

Conclusione

NBA 2K16 è un gioco eccellente, un titolo capace di portare la serie avanti grazie alle sue innovazioni. Anche quest’anno ci troviamo di fronte a un prodotto in grado di offrire moltissimi contenuti sia offline che online, tecnicamente ben realizzato e capace di ricreare fedelmente l’atmosfera unica della NBA. Non stiamo parlando di un gioco perfetto purtroppo, abbiamo trovato qualche bug e la nostra speranza è che il team di sviluppo si attivi subito per correggere questi difetti.
NBA 2K16 è un acquisto praticamente obbligato per tutti gli appassionati di basket e videogiochi.

This post was published on 29 Settembre 2015 11:03

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