Articolo a cura di Gianluca “DottorKillex” Arena
Che piaccia o meno, questa generazione di console sarà a lungo ricordata come quella che ha sdoganato, in maniera massiccia e definitiva, l’utilizzo di remaster, raccolte e collezioni varie in alta definizione.
Nonostante l’annuncio della retrocompatibilità di Xbox One porti a pensare che in futuro il fenomeno potrebbe ridursi, al momento le librerie delle ammiraglie Microsoft e Sony pullulano di titoli già visti e già giocati, imbellettati per non sfigurare dinanzi ad un consistente aumento di risoluzione.
Purtroppo nemmeno Dishonored, una delle nuove IP più apprezzate degli ultimi anni, è riuscita a sottrarsi a quest’abitudine.
Per coloro i quali non avessero giocato Dishonored alla sua pubblicazione, nel corso del 2012, si tratta di uno stealth game con visuale in prima persona, dove grande enfasi è posta sul level design, sulla navigazione degli scenari e la via migliore per perseguire i propri obiettivi, non passando, necessariamente, dal consueto uccidere qualsiasi cosa si muova. Anzi. Uno dei punti di forza del titolo sviluppato dagli Arkane Studios e pubblicato da Bethesda stava proprio nella grande libertà di approccio lasciata al giocatore, che poteva possedere piccoli animali per sgattaiolare non visto, teletrasportarsi per brevi tratti, evocare orde di ratti per disfarsi dei nemici o anche, semplicemente, sgusciare alle spalle di questi ultimi e pugnalarli all’altezza dei lombari.
Ogni approccio aveva conseguenze diverse non solo sull’esito delle singole missioni, ma anche sul finale, vista la presenza di più sequenze conclusive: se a questo gameplay così ben rodato aggiungiamo un’ambientazione estremamente affascinante, con una città lercia e moribonda sullo sfondo, tutta steampunk e olio di balene, ecco spiegato il meritato successo di Dishonored, tale da far annunciare, qualche mese fa, un seguito diretto.
In questa Definitive Edition, carente sotto altri punti di vista che analizzeremo, le meccaniche ludiche sono rimaste inalterate, e, come tali, propongono ancora al giocatore un titolo divertente, a tratti impegnativo, decisamente sopra la media sia dal punto di vista artistico che da quello del divertimento puro e semplice.
E scusate se è poco.
Cos’è, allora, che non fa innalzare il voto di questa Definitive Edition (non fate quella faccia, lo so che avete già sbirciato il voto)?
Una serie di fattori, riassumibili perlopiù nell’opportunità di questa operazione e nella reale convenienza, per i videogiocatori: innanzitutto il prezzo.
Preso da sé, considerando che il pacchetto include anche tutti i DLC rilasciati finora (compresi quelli per il pre-order del gioco) e viene proposto a circa quaranta euro, non sarebbe male: va però considerato che i contenuti inclusi sono esattamente gli stessi della Goty Edition del titolo, già disponibile da mesi per Xbox 360, PC e PS3, e rintracciabile, sia in digitale sia in versione fisica, a poco più della metà di questa cifra.
Certo, si potrebbe obiettare che un possessore di Xbox One (la versione da me testata) o PS4 non sia tenuto a possedere anche una console old gen o un PC da gioco, ma le probabilità sono alte e per giunta, il lavoro extra che questa Definitive Edition avrebbe dovuto garantire, nei fatti, è stato molto più leggero di quanto ci si aspettasse.
La risoluzione è stata innalzata a 1080p, il che, però, evidenzia ancora di più texture scialbe (il titolo non era un prodigio di grafica nemmeno all’uscita), colori smorti e un set di animazioni che oscilla paurosamente tra l’accettabile e il tremendamente legnoso.
Inconcepibile, poi, la scelta di bloccare il framerate a 30 frame per secondo, quando invece la Goty di cui sopra, su PC nemmeno troppo avanzati, gira senza indugi al doppio della velocità.
Ecco allora sorgere il dubbio di un’operazione commerciale un po’ tirata via, che non rende giustizia ad un titolo sorprendente, di cui, personalmente, non vedo l’ora di giocare il seguito.
Ad analizzare solamente i contenuti, peraltro, ci sarebbe poco da lamentarsi: Dunwall City Trials, dlc contenente sfide apposite, non lasciò il segno, ma gli altri due contenuti scaricabili, entrambi fortemente story driven, “Il pugnale di Dunwall” e “Le Streghe di Brigmore”, meritano di essere giocati almeno quanto il titolo base, e raccontano una storia altrettanto affascinante.
La difficoltà nel recensire una riedizione di questo tipo da parte della stampa specializzata si riflette in quella del giocatore, indeciso dinanzi allo scaffale (anche digitale) se procedere o meno all’acquisto.
I casi sono numerosi, e potrebbe convenire analizzarli ad uno a uno, nonostante non sia quello che facciamo solitamente in fase di recensione: se possedete un PC sufficientemente potente (ormai anche uno di fascia media dovrebbe bastare), il consiglio è quello di reperire la Goty edition, che propone la medesima offerta ludica ad un prezzo attualmente più competitivo, e lo stesso vale se avete ancora attaccata al televisore in salotto una delle due console della scorsa generazione, anche se ovviamente, in quest’ultimo caso, dovrete fare a meno dei 60 fps stabili della versione per personal computer.
Nel caso, invece, in cui Xbox One o PS4 siano le prime console con cui vi affacciate al mondo dei videogiochi, allora, nonostante la pigrizia che caratterizza questa Definitive Edition, l’acquisto rimane imprescindibile, a mio avviso, perché, come spiegato, siamo dinanzi ad uno dei titoli più originali e meglio realizzati dell’ultimo lustro.
L’acquisto rimane consigliato anche ai possessori della versione vanilla del gioco, vista la qualità dei due DLC narrativi, entrambi meritevoli.
Se la cura riservata ai dettagli, l’ottimizzazione del codice e il framerate fossero stati allo stesso livello del materiale di partenza, ci saremmo trovati dinanzi ad un acquisto praticamente obbligato.
Con una materiale di partenza tanto valido a livello ludico, il team di sviluppo poteva fare decisamente di più con questa Definitive Edition, che, guardando al framerate, all’ottimizzazione e al prezzo richiesto appare più come un’occasione sprecata che come un omaggio ad uno dei titoli migliori della scorsa generazione di console.
Proprio la qualità intrinseca del titolo (e di due dei contenuti inclusi nel pacchetto) rappresenta l’unico motivo per procedere all’acquisto, sempre a patto che non abbiate un Pc preparato per videogiocare.
A voi la scelta.
This post was published on 18 Settembre 2015 11:23
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