Articolo a cura di Samuele Zaboi
The Chinese Room ha voluto fare un esperimento: rimuovere tutte quelle che possono essere le caratteristiche peculiari di un videogioco e realizzare un prodotto del tutto particolare e unico, intriso di poeticità e di una storia decisamente particolare. Tutto ha inizio con la fine, la fine di tutto, la fine del mondo. Ecco a voi Everybody’s Gone to The Rapture.
Una meravigliosa apocalisse
Contea di Shropshire. Una minuscola contea inglese, dispersa nella campagna con un piccolo paese di poche anime e qualche casa, qua e là: Yaughton. Le finestre delle dimore sono chiuse, talvolta aperte, le porte dei giardini sono socchiuse per accogliere gli ospiti, le auto sono ferme nei parcheggi o sulle strade. Nessuno preò è pronto ad avviarle, nessuno si appresta a chiudere le imposte ancora aperte, nessuno curerà il giardino di nessuna casa o poterà le piante o le annaffierà. Nessuno farà nulla a Yaughton perché a Yaughton non c’è più nessuno. Qualcosa è successo: è arrivata l’apocalisse. Tutti sono spariti.
Queste sono le premesse che il giocatore si ritroverà una volta impugnato il pad della propria PlayStation 4 e avviato Everybody’s Gone to The Rapture. Le atmosfere sono surreali, in un modo che naturalmente è idilliaco e sembra un capolavoro, la vita è però scomparsa.
Allo stesso modo il titolo di The Chinese Room è un prodotto che si discosta dai quello che possono essere i canoni di un videogioco. Per questo motivo è difficile parlare di gameplay con Everybody’s Gone to The Rapture: gli unici tasti che i giocatori dovranno utilizzare sono tre: le due levette analogiche (quella sinistra per spostarsi e quella destra per spostare la telecamera) e il tasto X per interagire con gli oggetti che si incontreranno a Yaughton. Ciò che gli utenti dovranno fare sarà esplorare il piccolo paese e i suoi ambienti circostanti per ricostruire quanto successo a capire la causa della fine di tutto: i giocatori saranno esploratori e un po’ detective ma tutto con lo stile unico e peculiari del titolo firmato The Chinese Room, dove la luce vive e si intrufola anche nei più piccoli pertugi.
Musica per le mie orecchie
Se quindi non si può parlare di vero e proprio gameplay, dal momento che i giocatori si limiteranno, de facto, a esplorare e scoprire nuovi indizi per poter ricostruire il puzzle degli eventi, non si può dire lo stesso per quanto concerne la colonna sonora. Le musiche di Everybody’s Gone to The Rapture riescono a essere, in più tratti e in più momenti, le vere protagoniste del gioco di The Chinese Room, riuscendo nell’intento di catturare il giocatore e di accompagnarlo sapendolo emozionare, co sensazioni da pelle d’oca in più di una circostanza. La colonna sonora del gioco si candida per essere una delle migliori dell’anno e, perché no, anche una delle migliori di sempre.
Muovere delle critiche a un simile titolo non è facile, proprio per la sua unicità. Il coraggio degli sviluppare nel voler creare un prodotto fuori dagli schermi, la colonna sonora sopracitata, i paesaggi mostrati (che spesso rievochereanno opere d’arte come alcuni dipinti di Kinkade), l’originalità, l’alto livello grafico e, soprattutto, la storia, meritano di essere premiati. È indubbio però che un maggior coinvolgimento del giocatore, in termini di gameplay, avrebbe potuto far sentire l’utente più protagonista, con il suo pad, ma allo stesso si avrebbe snaturato l’essenza più profonda di Everybody’s Gone to The Rapture. La longevità può essere forse l’unico vero tasto dolente del lavoro di The Chinese Room ma anche in questo caso la scelta adottata dagli sviluppatori pare essere stata la migliore: allungare di qualche altra ora l’avventura avrebbe rischiato di trasformare il tutto in qualcosa di troppo stantio e, a tratti, annoiante anche se per fortuna non è questo il caso. La voglia di scoprire cosa sia successo a Yaughton porterà a i giocatori a divorare ogni singolo centimetro e ogni singolo minuto per capire cosa sia successo, cosa abbia dato inizio alla fine.
Commenti finali
Everybody’s Gone to The Rapture è un prodotto sui generis, unico e davvero originale. Accantonando il gameplay e i canonici elementi tipici di un videogioco, The Chinese Room riesce nell’intento di costruire e raccontare una storia emozionante a coinvolgente, capace di catturare il gioco nel mondo ormai perduto di Yaughton. La colonna sonora è infine la vera ciliegina sulla torta e, forse, un elemento che da solo vale l’acquisto del gioco.