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Pubblicato in: Recensioni

Her Story – Recensione

Articolo a cura di Marco Mancini

I videogiocatori di vecchia data, quelli che apprezzano i titoli tripla A ma di tanto in tanto cercano la miniera d’oro con gli indie, hanno trovato pane per i propri denti. Her Story è senza dubbio una sfida, quasi una missione: rompere gli schemi del videogioco tradizionale e vedere come reagisce il grande pubblico. Realizzato da Sam Barrow, creatore di Silent Hill: Shattered Memories, Her Story è senza dubbio una ventata di freschezza nel mondo videoludico. Una novità che, già dalla visione dei primi trailer, ha lasciato interdetti anche i giocatori più esperti. Non è la prima volta che si utilizzano degli attori in carne e ossa all’interno di un videogioco, ma mai era stata utilizzata questa forma di gameplay.

Her Story, un crime-game tutto da…ascoltare

Dimenticatevi sparatorie, enigmi e altri schemi tradizionali dei videogiochi moderni. Her Story è un semplice database di video, niente tutorial (se non quattro righe scritte sotto forma di appunti), zero istruzioni su come procedere nel gioco né un vero e proprio filo logico. Difficilmente vedrete un walkthrough su YouTube semplicemente perché Her Story non ha un inizio, non ha una “storia principale”, anche se per fortuna un finale ce l’ha.

Appena avviato il gioco, ci troviamo davanti ad uno schermo di un computer che, si intuisce, è un database della polizia locale di una cittadina britannica. Sul desktop ci sono soltanto un paio di file di testo che ci spiegano che i filmati che andremo a vedere risalgono al 1994 e ritraggono una donna accusata di aver ucciso suo marito. Si tratta di un centinaio di filmati brevi (il più lungo dura all’incirca un minuto e mezzo, ma ce ne sono alcuni anche di 3 secondi) nei quali la donna risponde alle domande della polizia. Non si sa perché stiamo guardando dei filmati che risalgono a 11 anni prima (l’orologio del computer della polizia ci ricorda che ci troviamo nel 2015), si sa solo che dobbiamo guardarli per ricostruire l’intera vicenda.

Partiamo dunque dai primi cinque filmati messi a disposizione e poi, digitando in una barra delle ricerche i termini che più ci interessano, possiamo vedere i vari filmati presenti nel database. All’inizio si navigherà un po’ alla cieca, senza sapere bene dove e cosa andare a cercare, ma man mano che si ascoltano le frasi recitate dalla donna, la vicenda comincia a prendere forma e i termini da ricercare cominceranno a essere sempre più precisi. Il coinvolgimento, che inizialmente sarà quasi pari a zero, comincerà a salire tanto che, dopo aver chiuso il gioco, non sorprendetevi se continuerete a pensare alla vicenda e, magari mentre state facendo altro, vi vengono in mente altre ricerche e domande da fare alla protagonista.

Gli aspetti negativi di Her Story

Come tutti i giochi, anche Her Story ha alcuni aspetti che proprio non ci convincono, anche se va detto che trattandosi di una produzione piccola e indipendente, è parzialmente scusabile la presenza delle negatività che andiamo a elencare.

Essenzialmente gli aspetti negativi sono tre: il fatto che sia completamente in inglese, dunque a meno che in futuro non venga rilasciata una patch con la traduzione in italiano, oppure l’utente non mastichi l’inglese ad alti livelli, vi troverete in difficoltà a comprendere la storia. Va infatti tenuto conto che, guardando il filmato, noi non sappiamo che domanda è stata rivolta all’indagata, quindi bisogna capire il contesto e districarsi a volte anche tra i modi di dire dello slang. Va detto che si parla un linguaggio piuttosto pulito e che ci sono i sottotitoli, ma bisogna avere un livello di conoscenza della lingua inglese medio-alto per poterci giocare perché tutto il gioco si basa sulla comprensione del testo; secondo aspetto negativo è che non si capisce bene come bisogna muoversi. A un certo punto infatti la vicenda comincia a diventare chiara nella mente dell’utente, e non si sa bene come fare per procedere (non vi preoccupate, il gioco andrà da solo verso la fine). Terzo e ultimo problema: la scarsa longevità e rigiocabilità. Abbiamo finito il gioco in meno di 3 ore e, una volta chiarita la vicenda, di certo non siamo stimolati a ricominciare una nuova partita. Al massimo la curiosità può spingerci a cercare qualche filmato che ancora ci eravamo persi, ma diciamo che Her Story è un gioco che al massimo dura un pomeriggio. Una parziale redenzione arriva dal fatto che il gioco è messo in vendita a un prezzo molto conveniente, appena 5,99 euro.

Conclusioni

In fin dei conti riteniamo che Her Story sia un gioco a cui dare una chance. Lo sconsigliamo soltanto a chi non se la cava bene con l’inglese (non serve una laurea ad Harvard, basta un livello discreto di comprensione e al massimo un vocabolario di fianco). Per tutti gli altri può essere un’ottima opportunità di provare un videogioco certamente nuovo, diverso da tutti gli altri, coinvolgente e imperdibile per gli appassionati di gialli e crime-game. Siamo sicuri che non vi deluderà.

This post was published on 8 Luglio 2015 12:41

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