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The Legend of Zelda: Majora’s Mask 3D – Recensione

Era il lontano 2000 e il Nintendo 64 era una delle console che la faceva da padrone nei salotti di casa. Proprio nello stesso anno uscì un nuovo capitolo di The Legend of Zelda chiamato Majora’s Mask, un titolo che nessun giocatore avrebbe dimenticato tanto facilmente. Il mondo videoludico si trovò di fronte a qualcosa che non aveva mai visto perché, per la prima volta nella saga, non c’era nessuna Principessa Zelda da salvare, Link e il mondo di Hyrule erano diversi dal passato e le meccaniche di gioco erano totalmente estranee al brand e capaci di restare nel cuore del giocatore per molto, molto tempo. Dopo anni di attesa e speranza, Nintendo, in collaborazione con il team Grezzo già artefice del remake Ocarina of Time 3D, ha deciso di riproporre l’avventura più strana della saga di Zelda in uno splendido rifacimento per Nintendo 3DS e ha deciso di farlo proprio alla vigilia dell’arrivo del New Nintendo 3DS, console su cui Majora’s Mask viene ottimizzato grazie al nuovo analogico pro e ad un 3D ancora più stabile e bello da vedere.

recensione di Simone Alvaro “Guybrush89” Segatori

E LA LUNA TORNO’…

La storia del gioco, anche se ormai sono passati 10 anni, non è invecchiata di un solo giorno e si pone come diretto seguito di Ocarina of Time. Link, lo storico protagonista della saga, ha ormai sconfitto il malvagio Ganondorf e si dirige nelle terre di Termina per godersi un po’ di meritato riposo. Durante questo viaggio incontra un misterioso folletto chiamato Skull Kid che gli gioca un brutto scherzo impossessandosi dei suoi beni più preziosi: l’Ocarina del Tempo ed Epona, il suo fedele cavallo. Il protagonista viene inoltre trasformato in un Cespuglio Deku, un pupazzo di legno privo di qualsiasi abilità umana. In queste condizioni, Link raggiunge la città dell’orologio, che in un certo senso è l’hub principale del gioco, dove incontra un venditore di maschere ambulante. Quest’ultimo promette a Link di restituirgli il suo vero aspetto se riuscirà a recuperare l’Ocarina del tempo e a riportagli la preziosa e potente Maschera Majora da cui prende il nome l’avventura. Per fare ciò il nostro eroe avrà a disposizione solo 72 ore che dopo una fase iniziale, simile ad un grande tutorial, potrà piegare al suo volere grazie all’Ocarina. Questo strumento ha infatti il potere di riavvolgere e plasmare il corso del tempo semplicemente suonando la melodia giusta.
Proprio come all’epoca di uscita del gioco, questo espediente si conferma come uno dei più interessanti e riusciti della storia dei videogiochi: la possibilità di vivere e di poter espandere una storia all’interno dell’arco temporale in cui si svolge, scoprendo di volta in volta un avvenimento diverso, permette al giocatore di poter gestire la propria avventura scoprendo, ad ogni riavvolgimento, sfaccettature nuove e mai viste prima. Ogni luogo del gioco infatti nasconde numerose quest secondarie che possono essere iniziate, portate avanti o completate solo in determinate ore di uno dei 3 giorni che separano l’avventura dal suo epilogo, una fine particolare ed estranea persino alla serie di Zelda che vede una luna malvagia e gigantesca schiantarsi sul continente di Hyrule. Anche se la trama non presenta innovazioni rispetto al passato, è ora possibile godersi Majora’s Mask con nuovi dialoghi caratterizzati in italiano.

LA MASCHERA CHE PORTIAMO

Majora’s Mask si mantiene fedele allo stile che da sempre caratterizza questa saga: immediato, divertente sicuramente uno dei capitoli più coinvolgenti di tutta la serie. La struttura di gioco è rimasta invariata rispetto al passato ovvero al classico mix di esplorazione e avventura, dove il giocatore dispone della completa libertà di girare per le lande di Termina e di interagire con i suoi numerosi abitanti, ma dovrà anche adoperarsi per risolvere enigmi, attraversare dungeons e sconfiggere grandi quantità di nemici.
La novità principale del gioco, come dicevamo in precedenza, è quindi il tempo che dà al giocatore solo tre giorni per salvare Termina dalla luna “cadente”, tempo che viene scandito e tenuto sotto controllo da un orologio posto in sovraimpressione (ogni giorno di gioco corrisponde a circa una 20 minuti reali). Grazie all’Ocarina potremo riavvolgere il tempo e portare a termine nuove missioni ottenendo nuovi oggetti. Infatti le missioni completate rimarranno segnate sul fido taccuino nel menù di gioco mentre molti oggetti e, soprattutto, tutte le maschere ottenute, non subiranno alcun effetto tornando indietro nel tempo e rimarranno utilizzabili dal menù principale. Le maschere sono, insieme al già citato tempo, uno dei punti di forza del gioco: potremo infatti ottenere nuovi poteri, nasconderci dai nemici, imparare nuove abilità e superare i numerosi enigmi, semplicemente indossandole con un tocco dello schermo inferiore. La continua corsa contro il tempo permea il gioco di tensione spiazzando anche i giocatori professionisti che dovranno diventare parecchio bravi per risparmiare secondi preziosi con cui affrontare i dungeon. Questi ultimi non potranno essere lasciati a metà ma andranno terminati in un colpo solo e velocemente, operazione che diventa più semplice grazie alle numerose melodie dell’Ocarina tra cui quella di rallentare il tempo.
Affrontando più e più volte gli avvenimenti di Termina si finisce per innamorarsi dei suoi abitanti prendendo a cuore ogni singola richiesta di aiuto e preoccupandosi per il loro triste destino. Il giocatore finisce per sentirsi angosciato quasi come se la luna dovesse cadere sulla sua testa, una sensazione terribile ma allo stesso tempo estremamente eccitante, qualcosa che difficilmente potrete trovare in un altro videogioco.

HYRULE, 10 ANNI DOPO

Una delle cose che più ci ha colpito del titolo è il comparto grafico perfezionato e potenziato, dove le punte dei pixel si perdono regalando forme più tondeggianti e dettagliate rispetto ai modelli “poligonali” di oltre 10 anni fa. Non solo il protagonista ma anche tutti i comprimari, e gli altri personaggi che popolano il mondo di gioco, hanno subito un restyling davvero notevole, arricchendosi di particolari e colori prima impensabili. Per avere un saggio immediato del lavoro svolto basta guardare la Luna, completamente ridefinita e ancora più terrificante dell’originale. Niente è stato lasciato al caso, nemmeno le ambientazioni che risultano adesso molto più definite grazie a texture ricche di energia ed effetti grafici capaci di dar vita ad ogni angolo delle città. Majora’s Mask 3D spreme efficacemente l’hardware su cui gira, gli sviluppatori hanno dimostrato di conoscere perfettamente le potenzialità offerte dalla console e sono capaci di sfruttarle arrivando ad un risultato degno della potenza delle macchine casalinghe. Un ulteriore plauso al team di sviluppo va fatto perché dopo un così grande lavoro di restauro era difficile mantenere intatte le tinte dark e inquietanti che caratterizzano questo particolare episodio di Zelda. Eppure la “diversità” del titolo non ha spaventato il team Grezzo che ha proposto a giocatori, nuovi e vecchi, un Majora’s Mask capace di essere vissuto a 360° reso migliore dalla potenza della modernità e dal suo spirito rimasto quello di un tempo.

TOUCH VIEW, TOUCH NEW

Alla potenza grafica vanno inoltre aggiunte le innovazioni del 3DS che grazie al touchscreen regalano un esperienza ottimale con la gestione della mappa e del menù di gioco mentre il giroscopio rende perfetta la conduzione della telecamera che su N64, spesso, non sembrava funzionare a favore del giocatore.
Per migliorare ulteriormente l’esperienza di gioco, anche qualche contenuto è stato modificato e reso fruibile da tutte le tipologie di giocatori. Il taccuino dei Bomber, ad esempio, risulta ora molto più comprensibile grazie all’elenco delle quest secondarie da svolgere ed al progresso ottenuto in ognuna di esse, visualizzabile in un paio di tocchi. Tra le novità è stata aggiunta una Zona di pesca dove Link potrà reperire numerose specie di pesce che sfruttano le caratteristiche di Majora’s Mask. Infatti ci sono pesci che possono essere pescati solo in determinati giorni o ore dei 3 giorni di gioco totali, alcuni che possono essere richiamati solo da una certa maschera ed altri che possono essere presi solo portando a compimento determinate quest o condizioni. Idea che non brilla certo per originalità ma che va ad aggiungere qualcosa di nuovo per arricchire il lavoro del remake. Infine abbiamo trovato anche alcune migliore negli scontri con i boss che scorrono ora in maniera più fluida e divertente da giocare.

COMMENTO FINALE

L’ottimo materiale originale di Majora’s Mask sembra essere stato lavorato e perfezionato in ogni suo aspetto. Il livello raggiunto dalla tecnica supera largamente il lavoro di remake, svolto su Ocarina of Time 3D, confermandosi come uno dei remake di Zelda più belli di sempre. Il titolo purtroppo non propone nulla di nuovo rispetto alla sua versione madre, se non qualche idea poco sfruttata che finisce per passare in secondo piano e non regge il confronto con le caratteristiche originali dell’avventura. Il risultato finale comunque, non delude le aspettative dei fan che da tempo aspettavano il ritorno di uno dei più bei capitoli della saga di Zelda e che, grazie alle potenzialità tecniche del New Nintendo 3DS, potrà ora essere giocato con un setting dei controlli tutto nuovo e molto più intuitivo. Se amate Zelda o se cercate un videogioco come non se ne vedevano da tanto tempo, credo che non rimangano più dubbi su quale sia il prossimo titolo 3DS da aggiungere alla vostra collezione e il primo da sfoggiare sul nuovo New Nintendo 3DS.

This post was published on 4 Febbraio 2015 19:48

Simone Alvaro "Guybrush89" Segatori

Ritrovato in tenera età su una spiaggia pixelata le sue prime parole sono state "Voglio fare il pirata!" In mancanza di un vero galeone è partito all'arrembaggio del mare della rete depredando le conoscenze di ogni isola su cui è approdato: Ha scritto per Games, VGN, Adventure's Planet, Badgames, FlopTV, Cinefilia Ritrovata, Ridble e creato qualche video per la ciurma di Game Series Network. Nel mentre la taglia sulla sua testa è aumentata e dopo che l'Università di Viterbo lo ha ritenuto un pericoloso "Capitano della Comunicazione", l'Alma Mater Studiorum di Bologna lo ha classificato come "Minaccia Pirata esperta di Cinema, Televisione e Produzione Multimediale". Per circa un anno è quindi rimasto nascosto nella Cineteca di Bologna, gestendo dall'ombra l'Archivio Videoludico e organizzando anche un ritrovo piratesco conosciuto come Svilupparty. Dopo qualche tempo passato in mare tra cinema, fumetti, serie tv, libri, aspirapolvere e videogiochi, senza mai una vera casa, mette l'ancora alla fonda nella baia videoludica di Player.it, dove passa le giornate in compagnia di scimmie, balene e altri animali. Va spesso ad ubriacarsi nella taverna di Tom's Hardware, inoltre va all'arrembaggio di libri e fumetti su Frasix, di gadget e serie TV su Nospoiler e Cinematographe e svolge ricerche su antichi manufatti per conto di Ivipro. Il richiamo dell'oceano però lo trascina continuamente tra le onde e anche se non sa dove lo porterà il vento quello che conta davvero è il viaggio.

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