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Recensione Caveman Warriors

Caveman Warriors – Recensione PS4

Il panorama indie è costellato di titoli in stile arcade che tentano di replicare il feeling delle care vecchie sale giochi, ma spesso viene ignorato il fatto che si tratta di formule non sempre adatte per i nostri tempi. Molti giochi dell’epoca avevano ad esempio un livello di difficoltà crescente dettato più dal cercare di far spendere più gettoni possibili che altro, e mentre alcuni oggi riescono a riproporre questo stile in maniera divertente, altri mancano decisamente il bersaglio, e questo è il caso di Caveman Warriors.

Gli spagnoli JanduSoft, al loro primo progetto importante dopo aver lavorato soltanto a giochini da cellulare (e si vede), non nascondono di essersi ispirati a giochi come Trine, Metal Slug, Joe & Mac e Super Mario, dimostrando però incapacità nel cogliere l’essenza di questi titoli e limitandosi solo a prenderne di peso alcune caratteristiche.

4, the players

Caveman Warriors in sintesi non è altro che un platform 2D basato sull’utilizzo di 4 personaggi con diverse abilità. Giocando in single-player è possibile cambiare personaggio in qualsiasi momento in base alle necessità, ma il gioco è evidentemente pensato per dare il meglio di sé in una co-op locale con 4 giocatori. Qui veniamo già ad una nota dolente: il titolo non supporta il multiplayer online, ergo quasi tutti lo giocheranno perlopiù in solitaria.

Le meccaniche legate all’utilizzo dei diversi personaggi sono sicuramente l’aspetto più interessante del gioco: uno di loro può creare piattaforme da cui saltare, con un altro possiamo spaccare delle rocce che bloccano il passaggio e così via, e questo rende indispensabile l’utilizzo di tutti o quasi i personaggi per avanzare nei livelli. Un po’ di profondità al tutto è aggiunta anche da una barra della stamina che si consuma quando si fa uso delle abilità. Peccato però che alla fine dei conti questo aspetto del gameplay sia sfruttato in maniera piuttosto dozzinale.

Difficile non è sinonimo di bello

Il livello di difficoltà del gioco è tarato verso l’alto, ma questo purtroppo non si traduce in una sfida interessante e stimolante (alla Dark Souls, per citare un gioco impegnativo), sfociando solo in tanta frustrazione. Qualche ingiustizia nei titoli da cabinato di una volta è anche comprensibile (per i motivi di cui sopra), ma in un gioco per console e PC uscito a 2017 inoltrato non molto. Caveman Warriors è spesso insensatamente ingiusto nei confronti del giocatore e questo porta ad un noioso e continuo trial & error che fa venire solo voglia di chiudere tutto.

Una volta completato il gioco per la prima volta si sbloccherà inoltre la modalità Arcade, che è sostanzialmente un livello di difficoltà superiore. Sinceramente non ho notato grandi differenze con l’avventura standard, mi è parso semplicemente che i nemici infliggessero più danni, ma non ho approfondito più di tanto questa modalità quindi prendete le mie parole con le pinze.

Ma sì, tutto fa brodo

Un altro problema di Caveman Warriors, ben evidente a chiunque abbia un’età formata da almeno due cifre, risiede nell’insensatezza che permea tutto ciò che vediamo a schermo. Non parlo di nonsense in grado di suscitare ilarità, ma di scelte che lasciano a dir poco perplessi.

Chiariamoci, non dico che questo doveva essere il nuovo Far Cry Primal. La storia di base del gioco è che i bambini di questa famiglia di cavernicoli vengono rapiti da un alieno e bisogna recuperarli, quindi elementi un po’ “particolari” li notiamo sin dai primi secondi. La confusione comincia quando vediamo che i nemici droppano hot dog, onigirigame boy o imitazioni dei cappelli di Super Mario (oggetti che servono ad accumulare punti e recuperare salute o stamina), per non parlare di quando ad un certo punto ci ritroviamo a guidare degli aerei della Seconda Guerra Mondiale (nella seconda parte si cambia epoca entrando in un portale). Capiamoci: cavernicoli, che si esprimono a mugugni, alla guida di aeroplani come nulla fosse. Tutto questo poteva anche risultare simpatico contestualizzato in un certo modo. Invece no, è solo confusionario.

Il finale della “storia” poi è imbarazzante e anch’esso insensato come il resto, e mentre da un lato sembrerebbe voler dare un significato a questa brodaglia disomogenea, dall’altro fallisce miseramente nell’impresa.

Bentornati al 2005

Il comparto tecnico non è altro che la ciliegina acerba su questa torta insapore. L’unica cosa che ho apprezzato davvero è la reattività dei comandi, perché per il resto le animazioni sono pessime. Sembrano quelle di un giochino in Flash, ci sono pochi ma ingiustificabili cali di frame e c’è un riciclo di elementi alle volte indecente.

Nemmeno da un punto di vista artistico si è riusciti a metterci completamente una pezza perché il design dei personaggi manca di mordente, le ambientazioni sono anonime e l’unico particolare carino ma neanche troppo sono le vignette d’intermezzo tra un livello e l’altro. Una cosa che però mi ha davvero fatto innervosire è il sonoro: gli effetti sembrano studiati appositamente per essere il più possibile irritanti.

Caveman Warriors è un gioco mediocre praticamente sotto tutti gli aspetti. Ambisce ad essere un titolo impegnativo come quelli delle vecchie sale giochi, ma finisce solo col risultare noioso e frustrante. Poco digeribile anche da parte dei nostalgici dei cabinati.

Special thanks to JanduSoft

PRO

  • Buon uso dei personaggi disponibili
  • Co-op in locale fino a 4 giocatori
  • Complessivamente solido dal punto di vista tecnico

CONTRO

  • Trial & error eccessivo
  • Animazioni pessime
  • Assenza del multiplayer online
  • Scarsa originalità

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This post was published on 28 Settembre 2017 12:00

Simone Ranieri

Cresciuto tra floppy disk e cartucce, divoratore di titoli single-player di qualsiasi genere e amante delle perfette simbiosi tra narrativa e gameplay.

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