Abbandonato dagli sviluppatori originali, i Gearbox, e lasciato nelle mani di 2K Australia, relegato esclusivamente sulle macchine di vecchia generazione, strappato dall’universo di Pandora e portato sulla Luna, può il nuovo folle Borderlands: The Pre-Sequel bissare il successo dei primi due capitoli della saga?
Siamo stati sulla Luna in compagnia dei Cacciatori della Cripta e siamo pronti a dirvelo nella nostra recensione completa!
recensione a cura di Simone Alvaro “Guybrush89” Segatori
L’idea di questo capitolo di Borderlands nasce da un incipit molto interessante che cerca di svelare i fatti, fino ad ora raccontati come una vera e propria leggenda, all’interno dei primi due episodi del gioco.
Questo Pre-Sequel mostra la corsa al potere di Jack il Bello, il più delle volte narrata da Athena, una dei 4 Cacciatori della Cripta disponibili al’inizio dell’avventura.
Ogni personaggio introduce una nuova classe tutta da provare e potenziare proprio come accadeva nei precedenti capitoli: faremo quindi la conoscenza della già citata Athena, dotata di uno scudo capace di assorbire i colpi e rispedirli al mittente, il forzuto Willhelm, accompagnato da due droni da battaglia che si occuperanno di curare e aumentare le prestazioni in combattimento del personaggio, la letale pistolera Nisha, esperta di armi equipaggiate con mirini automatici e infine c’è un eroe molto singolare, una vera sorpresa per tutti i fan della serie, il Claptrap, dotato di abilità davvero bizzarre che sapranno far fronte a qualsiasi genere di situazione.
Tuttavia, nonostante gli spunti offerti siano notevoli, la storia è un continuo susseguirsi di alti e bassi che perde l’inevitabile confronto con il secondo capitolo del quale si sono persi anche i folli e divertenti dialoghi che qui rimangono piatti e sanno di “già sentito”. Sono pochi infatti i personaggi che sapranno esaltarvi davvero come il folle Mister Torgue!
La struttura interna del gioco rimane totalmente invariata rispetto al passato, questo Pre-Sequel è un Borderlands al 100%, uno sparatutto con una vagonata di armi, segreti, missioni e sottomissioni, una miriade di potenziamenti da far venire l’acquolina in bocca e un’infinita quantità di nuovi bersagli da crivellare che non potranno non far felice i fan della serie. 2K Australia inoltre, prova ad inserire una grande novità che farà storcere il naso a più di qualche purista degli FPS ma rinfresca l’ormai rodato gameplay di Borderlands. Sto parlando della totale assenza di gravità portata dalla location di gioco, La Luna di Elpis, una delle lune che orbitano intorno a Pandora, universo dei primi due capitoli.
La maggior parte dell’avventura sarà infatti ambientata sulla superficie lunare e proprio per questo sia i protagonisti, ad eccezione del Claptrap, che i nemici umani, saranno dotati dell’OZ Kit, una riserva di ossigeno che andrà continuamente ricaricata raccogliendo bombole dalle casse, dagli avversari sconfitti oppure fermandosi sopra delle apposite faglie che rilasciano ad intermittenza l’OZ.
Il gas raccolto può essere utilizzato anche per il Jetpack di ogni personaggio che permetterà di fluttuare in aria portando le meccaniche dello sparatutto tradizionale su un altro livello.
La gravità modificata, infatti, permetterà anche di usufruire di maggiore verticalità negli scontri, con possibilità di effettuare doppi salti, e altre acrobazie in linea con la vena irriverente della serie.
L’OZ sarà fondamentale anche per i nemici che potremo eliminare facilmente distruggendo la loro riserva di bombole o il loro casco e lasciandoli annaspare nell’atmosfera letale.
Se da una parte le meccaniche gravitazionali possono risultare esaltanti, dall’altra tolgono il piacere dell’esplorazione, fondamentale all’interno di un RPG/FPS come Borderlands: Il giocatore dovrà continuamente preoccuparsi di tenere alto il proprio livello di OZ e difficilmente si avventurerà verso confini sconosciuti, preferendo rapide attraversate delle location invece che le fasi esplorative care alla saga.
Sottolineato questo aspetto del gameplay, bisogna però aggiungere che, purtroppo, il titolo non presenta altre grosse novità e si porta dietro alcune problematiche del secondo capitolo come la grande carenza di checkpoint e di punti di respawn e la struttura poligonale delle armi presenti risulta essere una semplice copia di quelle già viste in passato.
La strategia degli scontri con i nemici si è persa completamente, un po’ per via delle scarne location spesso composte da km e km di lande desolate, un po’ per colpa di un IA non all’altezza di un giocatore umano, nemmeno ai livelli di difficoltà più avanzati, problematica che trasforma definitivamente il titolo in uno shot e run gravitazionale privo di ulteriori meccaniche.
Anche le sub-quest subiscono un cospicuo downgrade, perdono di divertimento e di durata, presentandosi come una lunga sequela di missioni simili a tal punto da risultare quasi l’una la copia dell’altra.
Borderlands: The Pre-Sequel nasce come titolo old gen, quindi con un motore grafico una generazione indietro rispetto a quella attuale. Il comparto tecnico è un’altra delle note dolenti del titolo con problemi che alla fine del ciclo vitale di una console non si possono più perdonare: La versione provata da noi, quella per Xbox 360, risulta a tratti instabile e tende spesso a creare fastidiosi glitch, con più di una quest buggata, diversi cali di frame rate, e il solito problema delle texture che ritardano a caricare un po’ dappertutto.
Molto probabilmente la versione PC di Pre-Sequel presenta un comparto tecnico migliore, rispetto alla console, ma sicuramente peggiore dei fausti raggiunti da Borderlands 2.
Nonostante lo stile sia quel cel-shading cartoonesco tipico della serie, le location risultano molto più anonime, soprattutto per via della palette spenta di colori della luna di Elpis basata su continui ed eccessivi toni di blu e grigio che a lungo andare stancano e infastidiscono l’occhio.
La luna è vuota, certo non ci si poteva aspettare di più dalla Luna ma si poteva chiedere di più agli sviluppatori che hanno invece preferito costruire le location principali su lande sconfinate di nulla e che sembrano prendere vita solo accanto a qualche punto di interesse. Nelle fasi più avanzate di gioco visiteremo anche luoghi “al chiuso” come la Stazione Spaziale e le basi sotterranee, migliori a livello visivo della superficie lunare ma lontani dalle corpose mappe costruite per i precedenti capitoli del gioco.
Fortunatamente, il sonoro si dimostra all’altezza della serie con un’infinità di suoni diversi per le numerose armi, con doppiaggi di qualità disponibili anche in italiano, e con una varietà di temi capaci di mantenere il ritmo per tutta la durata dell’avventura.
L’abbandono degli sviluppatori originali si fa sentire e questo nuovo capitolo sembra un immenso DLC degli episodi precedenti. Le meccaniche legate alla gravità divertono ma a lungo andare anche queste mostrano il fianco ad una serie di problemi che impediscono al giocatore di fruire appieno dell’esperienza offerta.
La storia principale fa luce su alcuni avvenimenti fino ad ora rimasti oscuri all’interno del ciclo principale, ma il ritmo altalenante della narrazione non aiuta la trama ad offrire momenti da ricordare.
Borderlands: The Pre-Sequel è un’avventura che non dispiacerà ai fan ma che non riesce a portare la saga un passo avanti, piuttosto, la blocca nel passato nell’attesa di un capitolo migliore.
This post was published on 20 Ottobre 2014 21:08
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