Settembre è finalmente arrivato! Le scuole riaprono e gli studenti devono mestamente tornare sui banchi. Dura la vita dello studente, eh? Alzarsi presto, seguire le lezioni, studiare, svolgere i compiti in classe e quelli a casa… Eppure, sono abbastanza sicura che i protagonisti di Danganronpa V3 Killing Harmony farebbero carte false pur di stare al posto degli studenti ignari e spensierati. Sì, addirittura uccidere…
Credo che, dopo tutti questi anni, Danganronpa non abbia bisogno di presentazioni. Magari solo qualche accenno per i novizi. Non è facile inquadrare questo titolo sviluppato da Spike Chunsoft: principalmente è una visual novel (unione tra videogioco e romanzo) con elementi presi dai gialli. I primi due capitoli della saga uscirono anni fa su psp, ma il successo arrivò molto più tardi solo grazie alla trasposizione animata.
Questo nuovo capitolo non ha niente a che spartire con i suoi predecessori (la saga dell’accademia Kibougamine si è conclusa con l’anime uscito nel 2016).
Anche in Danganronpa V3 Killing Harmony verremo catapultati, senza troppi complimenti, in un vero inferno scolastico. Sedici studenti con capacità fuori dalla norma e senza memoria alcuna saranno rinchiusi in una scuola circondata da un’altissima recinzione e a partecipare ad un gioco mortale. L’unico modo per sopravvivere consiste nell’arrivare alla fine del gioco (solo due possono rimanere in vita) oppure uccidere gli altri personaggi e cercare di farla franca durante il processo. Voi avrete l’oneroso compito di inchiodare i criminali e vederli giustiziati da Monokuma in modi truculenti e deviati. Ecco, questo è l’incipit di tutti i capitoli della saga.
Rispetto ai capitoli passati, Danganronpa V3 Killing Harmony compie dei passi da gigante in termini di trama e caratterizzazione dei personaggi. Uno dei problemi principali che avevo notato (soprattutto nel primo gioco) era la quasi totale mancanza di interazione fra i personaggi e il fatto che nessuno dei sopravvissuti avesse il carisma necessario per riuscire a contrastare la ricca caratterizzazione del boss finale. Qui, invece, ogni personaggio è vivo, ha una propria anima, una storia alle spalle, le amicizie che nascono tra di loro sono reali, non improvvise (e improvvisate), ma basate sulla mutua fiducia e sull’accettazione. Nessuna romance sterile e campata in aria. I personaggi che vengono fatti fuori durante i primi capitoli rimangono impressi, non sono solo dei gradini sui quali salire per andare avanti e riuscire a completare il gioco.
Ogni morte è significativa, ha un forte impatto e getta le basi per l’accrescimento emotivo e psicologico di coloro che sono sopravvissuti. Cosa più importante è che sono tutti completamente fuori di testa a modo loro (dal protagonista ai Monokubs, i figli di Monokuma) ma senza risultare fuori luogo. Questa pazzia collettiva darà luogo ad esilaranti intermezzi e scenette (anche durante il processo) che hanno il compito di alleggerire l’atmosfera ma che vi faranno anche realizzare in quale spirale di depravazione, morte e disperazione sono stati risucchiati i ragazzi.
La trama parte subito col botto, è ricca di colpi di scena, mistero e… vi darà i brividi. Onestamente, dopo tutti questi anni passati a seguire Danganronpa, pensavo di essere preparata ad affrontare anche il peggio del peggio e che ormai la disperazione non potesse più prendere il sopravvento su di me, ed invece mi sbagliavo. Inoltre, il livello di difficoltà della risoluzione dei misteri è aumentata in modo esponenziale rispetto ai titoli precedenti e, fin da subito, vi accorgerete che non è tutto oro ciò che luccica. I delitti sono congegnati in modo sempre unico, interessante e alle volte così stupefacente che rimarrete a bocca aperta!
Il già ricco gameplay di Danganronpa viene ulteriormente rimpinguato. Ora il “Free time” ha un uso pratico: due volte al giorno potrete interagire liberamente con qualsiasi personaggio vogliate. Un po’ come in Persona 5, ogni volta che passerete del tempo con la persona designata il vostro rapporto si approfondirà. Inoltre, quando sbloccherete un dialogo (a cui dovrete rispondere scegliendo fra tre opzioni), riceverete un frammento che servirà per comprare delle skill da usare durante i processi.
I processi hanno subito un completo rinnovamento e miglioramento. Sono stati aggiunti dei nuovi tipi di proiettile (Lie bullets) nella modalità Non-stop-debate: dovrete fare un’affermazione falsa per sbloccare un processo arrivato ad un punto morto oppure per condurre il colpevole a tradirsi. Altra novità sono i minigiochi “Mass Panic Debate“, dove tre persone parleranno contemporaneamente (lo schermo sarà diviso in tre parti) dove dovrete confutare i loro argomenti usando le prove a vostra disposizione. “Scrum Debate“, i personaggi si divideranno in due squadre e dovrete ribattere alle loro argomentazioni selezionando delle parole chiave. “Mind Mine“, in cui dovrete distruggere i quadrati per trovare l’oggetto che vi servirà nelle indagini. Mentre altri minigiochi sono stati solo leggermente cambiati e adattati allo stile di Danganronpa V3 Killing Harmony.
Altra novità è la modalità Explore. Una cosa che ho sempre mal sopportato dei titoli di Danganronpa era la frustrazione derivata dal non sapere quale oggetto mancasse da ispezionare durante l’investigazione della scena del crimine. Grazie a questa nuova feature, premendo il tasto triangolo, gli oggetti importanti verranno evidenziati grazie a delle specie di lucciole, mentre tutto il resto scomparirà quasi totalmente dalla vostra vista.
A livello grafico il gioco ha fatto un salto di qualità, anche se a volte i disegni sono poco ispirati. Ogni personaggio ha un dettaglio nell’abbigliamento che rispecchia il carattere e la propria specialità. Per fare un esempio, Kaede ha delle forcine a forma di note musicale e il motivo disegnato sulla gonna è un pentagramma (questo perché è la “Super High School Level Pianist”). Le espressioni dei personaggi sono molto convincenti ed espressive: sia un visto trasfigurato dal dolore o dalla pazzia che uno sorridente avranno effetto sul vostro umore.
Il problema più gravoso sono gli ambienti: per essere un gioco uscito anche per PlayStation 4 mi aspettavo qualcosa di più. Sicuramente c’è un netto miglioramento rispetto ai capitoli precedenti, ma niente di così trascendentale. Finalmente gli oggetti hanno una dimensione e sostanza, ma la resa grafica sembra comunque impacciata e, in certe occasioni, gli oggetti sullo sembrano ancora disegnati (il che impedisce di dare volume alla stanza. La scuola è enorme e ci sono parecchi piani da esplorare. I colori sono netti e saturi, con una predilezione verso i toni scuri. Alcuni ambienti della scuola sono illuminate, il che permette di osservare meglio i difetti della grafica. Ho apprezzato i laboratori: ogni personaggio ne ha uno a seconda della propria “specializzazione” e contiene tutti i loro strumenti preferiti.
I doppiatori giapponesi hanno recitato e si sono immedesimati nei personaggi in modo perfetto. L’unica voce sottotono è stata quella del detective: troppo delicata e morbida per fare la parte del personaggio che deve risolvere i casi e guadagnare la fiducia degli altri risolvendo i casi. La musica rimane quella presente in tutti i Danganronpa: se vi sono piaciute le OST dei precedenti capitoli, sono sicura che sarete contenti di riascoltare anche qui i vostri brani preferiti!
Per quanto mi riguarda, Danganronpa V3 Killing Harmony è il gioco dell’anno. Spike Chunsoft ha davvero superato sé stessa, portando il gioco a tutto un altro livello. Non ho riscontrato problemi così gravi da pregiudicare l’esperienza di gioco. L’unica cosa che posso dire è di non giocarci mai se siete stanchi mentalmente: i processi vi sembreranno ancora più lunghi di quanto siano in realtà e vi sentirete parecchio frustrati.
Un sentito ringraziamento a Nis America per averci fornito una copia da recensire del titolo.
This post was published on 19 Settembre 2017 12:00
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