Recensione: ARK – Survival Evolved
Amanti del survival l’attesa è finita, ARK è qui! Il titolo di Studio Wildcard, dopo anni di incubazione, vede finalmente la luce su PC e console. In questa recensione andremo ad analizzare gli aspetti principali di uno dei titoli più attesi dai fan del genere.
La storia di ARK comincia nel 2014, entrando in early access nel 2015 fino ai giorni nostri. L’obbiettivo dei produttori era di creare un gioco che si distacasse dai soliti survival inserendo degli elementi narrativi che spingano il giocatore ad esplorare l’isola fino in fondo per poter scoprirne i segreti. Il gioco sfrutta l’ Unreal Engine 4 ed è popolato da più di 10.000 creature guidate da un’intelligenza artificiale basata su studi biologici.
Un mondo selvaggio
In ARK prenderemo il controllo di un avatar naufragato su di un’isola deserta. Nudi e senza alcun equipaggiamento, è qui che comincerà la nostra lotta alla sopravvivenza affrontando le avversità, la fame e i tantissimi animali preistorici che la popolano.
Durante la creazione del personaggio sarà possibile scegliere delle aree in cui iniziare la nostra avventura che sono divise in fasce di difficoltà (facile, media e difficile) a seconda dell’ambiente circostante, spaziando tra soleggiate spiagge ricoperte di vegetazione ad irte catene montuose con temperature rigide.
Come il titolo “Survival Evolved” suggerisce, il nostro compito sarà proprio quello di evolverci acquisendo nuovi progetti mano mano che si sale di livello. Una capanna di paglia sarà il nostro primo rifugio ma andando avanti si trasformerà in una enorme roccaforte.
Una barra laterale ci comunicherà i bisogni del nostro personaggio come mangiare, idratarsi, riscaldarsi e così via oltre ai classici indicatori di vita, stamina e peso trasportabile. Tutte queste statistiche possono essere aumentate grazie ad un sistema a punti simile ad un classico gioco di ruolo.
Tutto sull’isola di ARK può uccidervi, quindi è consigliabile procedere a piccoli passi e non infastidire il primo triceratopo che passa!
Benvenuti a Jurassic pARK
L’isola di ARK misura circa 48 chilometri quadrati di cui circa 36 chilometri quadrati di terre emerse e 12 chilometri quadrati di oceano e conta più di sessanta specie tra dinosauri creature preistoriche e mitologiche.
Nonostante il team si sia preso la libertà di affiancare animali di ere diverse, ogni creatura ha alla base uno studio ed una ricerca degne dei migliori biologi per creare sull’isola un’ecosistema realistico che risulti vivo e reattivo agli occhi del giocatore. Sarà compito nostro infatti osservare le abitudini delle creature per poterle sfruttare a nostro vantaggio nella caccia, nella cattura o per agire indisturbati nella nostra esplorazione.
Molti degli animali presenti possono essere addomesticati e questo aspetto del gioco ci permette di avere un supporto diverso a seconda della specie domata. Ci sono dinosauri adatti al trasporto di oggetti, altri sono cavalcabili, ed altri ottimi per la caccia (se state pensando alla Raptor Squad di Chris Pratt in Jurassic World, la risposta è sì).
Le luci nel cielo
Il cielo di ARK è popolato da strani fasci di luce colorata che arrivano fino a terra. Queste luci fungono da obiettivo per nostra esplorazione: delle specie di capsule discendono al suolo da questi raggi e se raggiunte in tempo possono essere esaminate per raccogliere materiali, schemi o oggetti già pronti.
ci sono altri due tipi di segnalazioni luminose, l’indicatore cadavere e gli obelischi. Il primo segna il punto dove siamo morti l’ultima volta e posizione del nostro cadavere da cui recuperare tutto l’equipaggiamento. Gli obelischi invece sono spesso dimora di boss da sconfiggere in gruppo e di tesori.
Un multiplayer che fa pensare
Uno degli aspetti più interessanti e sicuramente più divertenti di ARK è sicuramente il multiplayer, grazie alla quale è possibile interagire con altri giocatori ed organizzarsi in tribù e gruppi di caccia rendendo più facile la sopravvivenza sulla crudele isola.
Ma se ci si ferma un secondo a pensare ci si rende conto che il gioco ci dimostra quanto la mano dell’uomo possa influire su di un ecosistema, vi faccio un esempio:
Ho cominciato la mia avventura insieme ad altri quattro giocatori su di una spiaggia piena di vegetazione ed animali principalmente erbivori. Ho cominciato subito a procurarmi tutto il necessario per procurarmi cibo, vestiti ed un posto dove accamparmi cercando di sopravvivere e salire di livello per prendere oggetti migliori. Nel giro di poche ci eravamo resi conto che non c’erano più alberi nè animali, cespugli o rocce e abbiamo deciso di spostarci verso luoghi più ricchi di risorse.
Sull’isola non sono solo le creature ad essere basate su degli studi, anche le azioni dei giocatori sono dettate da studi antropologici che ripercorrono le fasi della storia umana, dal nomadismo al sedentarismo.
Ogni elemento ha una sua data di scadenza sarà quindi facile incontrare delle vere e proprie rovine di costruzioni di giocatori che ci hanno preceduto e che hanno lasciato un segno forte sull’isola.
Qualche bug scampato agli hotfix
Non stiamo qui a trovare il pelo nell’uovo di brontosauro, quale open world non ne ha? Se si tralasciano qualche T-Rex volante, hitbox ballerine e coccodrilli giganti che escono dalle fottute pareti non ci sono grossi problemi ed il team di ARK si sta dando da fare con continui aggiornamenti.
In conclusione:
ARK – Survival Evolved è un gioco che premia la pazienza e chi sa aspettare che promette ore di divertimento sopratutto in compagnia di amici. Gli amanti del genere sicuramente non se lo faranno scappare ma è adatto anche a dei neofiti. Se si sorvolano alcuni bug il gioco non presenta grandissimi difetti e. In fondo, chi non ha mai sognato di cavalcare uno Pterodattilo?