A quattro anni di distanza dall’apprezzato primo capitolo e dopo aver realizzato l’ottimo Mortal Kombat X, i ragazzi di Nether Realms provano a rilanciare il picchiaduro su licenza DC Comics.
Avranno saputo soddisfare le aspettative?
Alla base di tutto il filone narrativo di Injustice troviamo il concetto di Multiverso che, come vedremo successivamente nel corso della recensione, sarà anche una speciale modalità di gioco. Molte sono state le storie del mondo dei fumetti che sono andate a cozzare tra loro e bisognava cercare una soluzione per far coesistere le varie vicende che, inoltre, spesso correvano su timeline diverse.
Per permettere ciò, venne implementato il concetto di esistenza di mondi e continuity paralleli.
UNA STORIA DA CINECOMIC
In Injustice, nello specifico, abbiamo visto la coesistenza di due dimensioni, la Terra e la Terra Unita. In quest’ultima, Joker ha spinto Superman alla pazzia e ciò ha comportato l’uccisione da parte del kryptoniano della moglie Lois, la quale aveva in grembo suo figlio. Per mettere fine alla criminalità prima che si manifestasse, Superman, diventato sostanzialmente un malvagio tiranno, ha imposto il Regime. Batman, alla guida dell’Insurrezione, dopo aver coinvolto diversi eroi provenienti dalla dimensione in cui Joker aveva fallito, tra cui lo stesso Superman, riesce a sconfiggere il Superman malvagio ed imprigionarlo in una cella che inibisce i suoi poteri grazie all’energia del Sole rosso.
Injustice 2 muove i suoi primi passi proprio attraverso delle sequenze che sintetizzano elegantemente gli eventi del passato prossimo e remoto, spiegando le basi del caos attuale e della minaccia incombente di Brainiac.
Le difese del pianeta, dati i conflitti e la deposizione di Superman, sono compromesse e Brainiac si prepara a mettere in ginocchio tutti gli abitanti della Terra.
Per quanto riguarda la storia principale ritorna la suddivisione in capitoli che, grazie all’inserimento di sezioni che tengono conto del punto di vista di una coppia di personaggi anzichè del singolo, acquisisce un ulteriore livello di profondità.
Completando tutti i combattimenti alternativi offerti dalla campagna, il titolo vola via in modo ipnotico in circa 5 ore e prevede due finali scritti in modo eccellente.
Nether Realms, in collaborazione con DC Comics, ha dimostrato di riuscire a scrivere una trama corposa, coerente e che vede la coesistenza, genunina e non forzata, di numerosi personaggi appartenenti ai microuniversi fumettistici più disparati.
Injustice rientra nella categoria dei titoli tendenti alla spettacolarizzazione e di forte impatto visivo che paga dazio, sebbene non eccessivamente, dal punto di vista della giocabilità.
LA FORMULA MIGLIORA, CON QUALCHE NOVITÀ
Ciononostante ci troviamo di fronte ad un sostanziale upgrade rispetto al primo capitolo del franchise e, in generale, il combat system ha un ritmo meno compassato e risulta essere più divertente.
Il ventaglio di mosse e relative concatenazioni si è senza dubbio allargato e, sebbene non si riesca a raggiungere quel flow caratteristico dei picchiaduro della scena competitiva come magari accade in Street Fighter V, Killer Instinct o Blaz Blue, la sensazione di fluidità percepita è di sicuro maggiore rispetto al primo capitolo.
Considerando la presenza di specialità uniche per ogni personaggio, una buona varietà di mosse speciali, un discreto juggling, il sistema di barrette legate allo Scontro e alle Super Mosse, e data l’ottima interattività ambientale grazie all’uso di oggetti e alla Transizione in altri scenari, Injustice 2 risulta essere un titolo appagante e dalle meccaniche molto interessanti. Ulteriore profondità è stata aggiunta dalla possibilità di cancellare le animazioni di attacco.
Come ho sopra anticipato, ritorna lo Scontro, la classica scommessa delle barrette per le mosse speciali, ha la solita ed interessante implicazione strategica. Vincere questi scenografici duelli conferirà al giocatore in difesa una rigenerazione della salute proporzionale alla differenza di barrette scommesse. Qualora dovesse essere l’attaccante a vincere lo scontro, il giocatore in difesa si ritroverebbe a subire ulteriori danni.
La vera chicca del gioco viene offerta dalla modalità Multiverso che, tramite una serie progressiva di incontri, con un sistema simile ma non vario quanto le classiche “torri” di Mortal Kombat, offre sfide sempre nuove che esaltano la longevità del single player. Il tutto va ad incasellarsi bene nel contesto narrativo delle dimensioni e continuity parallele e offrono un tasso di sfida, grazie a modificatori e condizioni speciali, davvero interessante.
L’inserimento del sistema gear e loot, ben contestualizzato con il concetto di Multiverso, offre al giocatore la possibilità personalizzare statistiche di combattimento ed estetica dei personaggi.
Per affrontare al meglio le minacce e i pericoli del Multiverso che il Brother Eye, il famoso sistema di localizzazione satellitare dell’Uomo Pipistrello, localizzerà per noi, sarà importantissimo potenziarsi adeguatamente con equipaggiamento e abilità.
Il tutto potrà essere ottenuto tramite le Scatole Madri, classiche loot boxes, che verrano date al giocatore come ricompensa per il completamento di sfide online ed offline.
Chiudono il pacchetto delle modalità offline il classico Versus e la modalità Torneo, che offre la possibilità di creare competizioni in locale con i propri amici.
Dal punto di vista dell’online registriamo un matchmaking reattivo ed un netcode pulito e l’inserimento della modalità Gilde incoraggia l’aspetto social del gioco. Quest’ultima, infatti, spinge i giocatori a fondare ed unirsi a particolari alleanze in modo tale da competere in ladder globali per superare delle sfide comuni ed ottenere loot.
Il titolo targato Nether Realms ha avuto un’attrazione magnetica su di me e ciò mi ha portato a divorare la campagna in giocatore singolo in una maratona notturna.
I fattori che fanno più leva sul giocatore sono il ritmo ed il livello narrativo, che non perdono un colpo lungo tutta la vicenda.
Nel corso della storia è facile immedesimarsi nei panni del proprio beniamino, il quale grazie a linee di dialogo ben scritte, ha un tasso empatico molto elevato.
Ad avvalorare la bontà del lavoro di documentazione del team di sviluppo e, plausibilmente, l’importanza della scrittura a quattro mani con DC Comics, sono presenti diversi riferimenti, talvolta velati, talvolta espliciti, a vari rapporti ed eventi che legano e/o che caratterizzano i personaggi coinvolti secondo il canon fumettistico.
La cosa che più mi ha colpito è stata la duplice natura del titolo, in parte vero e proprio cinecomic e in parte picchiaduro spettacolarizzato.
La forte impronta cinematografica lo rende un’esperienza avvincente e la presenza di scene particolarmente iconiche, unite a momenti capaci di strappare un sorriso melanconico, contribuiscono ad offrire al giocatore un prodotto davvero immersivo.
La campagna in giocatore singolo è infatti caratterizzata da un ottimo livello di scrittura e sceneggiatura, è, probabilmente, la migliore mai realizzata nel genere dei fighting game.
Un altro elemento che eleva molto il valore del legame tra il giocatore e i personaggi risiede nelle possibilità di personalizzazione.
Il sistema di skin e relative colorazioni non presenta soltanto delle implicazioni in termini di gameplay, ma, al contempo, offre al giocatore dotato di una più ampia cultura dell’Universo DC, la possibilità di contestualizzare, almeno in parte, il proprio personaggio in funzione del filone narrativo preferito.
Sarò ridondante nel citare Batman come esempio, ma conferirgli una colorazione “milleriana” o magari il dualismo nero-scarlatto di Batman Beyond, è, per i fan, di sicuro un valore aggiunto.
Una novità senz’altro rilevante, che arricchisce il tessuto narrativo e consente di evitare l’eccessivo effetto dejavù rispetto al primo capitolo, è il turnover che ha subito il roster di combattenti, che vanta, nella versione base del gioco, quasi 30 personaggi.
BOTTE SONTUOSE
Dal punto di vista tecnico, soprattutto per le cutscene e la cura nei modelli dei personaggi, è stato fatto un notevole passo avanti rispetto alla prima apparizione del picchiaduro di Nether Realms.
La cosa che salta subito all’occhio è lo squisito taglio cinematografico che caratterizzata l’esperienza di gioco nella modalità storia.
Le espressioni facciali hanno giovato di enormi benefici dall’implementazione del motion capture e, in particolar modo per i personaggi femminili, troviamo finalmente dei volti ben diversificati tra loro e molto particolareggiati.
Molti sono i giochi di camera e le inquadrature dinamiche restituiscono al giocatore un’esperienza visivamente appagante.
La transizione tra gli incontri e le sequenze filmato è, come già si poteva evincere dal primo capitolo, splendida e ciò offre si traduce in una fluidità notevole che ci fa vivere il titolo tutto d’un fiato.
Ad arricchire il quadro generale abbiamo anche un rimaneggiamento delle sequenze di Scontro, che vantano un impatto visivo ancora più sostanzioso rispetto al primo Injustice e l’effetto slow motion al termine delle suddette sequenze è una chicca davvero graziosa.
Le Super Mosse sono visivamente maestose e, per certi versi, anche molto creative.
Gli effetti grafici sono davvero di buon livello e, pur considerando situazioni più concitate e ricche di particellari a schermo, il gioco mantiene un frame rate granitico di 60fps, il tutto ad una risoluzione 1080p.
Il titolo vanta una colonna sonora di tutto rispetto e, per mantenere una certa continuità con il primo Injustice, ritroviamo qualche rimando alla relativa soundtrack e al suo tema principale.
Il doppiaggio italiano, al di là di qualche sporadica sbavatura, si difende benissimo ed è sempre un piacere ascoltare Marco Balzarotti nel ruolo del Cavaliere Oscuro.
Inoltre, a differenza del capitolo precedente, Injustice 2 vanta un doppiaggio italiano anche durante gli Scontri e le frasi contestuali, che variano a seconda dei personaggi coinvolti, arricchiscono l’atmosfera generale.
Volendo esprimere qualche considerazione personale, al netto di qualche difetto e di un livello di profondità un gradino più in basso rispetto a titoli improntati al competitivo, riconosco ad Injustice il merito di essere un picchiaduro affascinante ed accessibile.
Il sistema di combattimento, seppur non eccessivamente complesso, ha un flow piacevole e ha il giusto tasso di spettacolarizzazione che lo rende visivamente appagante.
Il grande punto di forza della produzione è la forte anima narrativa che riesce a coinvolgere sia il giocatore addendrato nell’Universo DC, sia chi si trova alla prima esperienza.
Storie forti ed incisive sono ciò di cui il genere dei picchiaduro ha bisogno, il quale è passato leggermente in secondo piano nei confronti del grande pubblico.
Ho molto apprezzato la scelta di Brainiac come villain del titolo e la sensazione di potenza e superiorità che pervade la sua figura, lo rende un avversario temibile quanto affascinante.
I protagonisti, come anche i comprimari non sfigurano ma le vere star sono Batman e Superman con il loro eterno dualismo di amici/nemici.
In conclusione, Injustice 2 è probabilmente uno dei migliori prodotti videoludici su licenza degli ultimi anni.
Migliorando, in particolar modo dal punto di vista visivo, quanto di buono fatto nel primo capitolo, i ragazzi di Nether Realms offrono un titolo accessibile, visivamente appagante e con meccaniche più profonde. Si tratta senza dubbio di un acquisto obbligato per gli appassionati dell’Universo DC e per i fan dei cinecomic.