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Recensione: Yakuza Kiwami

Recensione: Yakuza Kiwami

Yakuza è uno dei franchise più interessanti usciti da casa Sega nel corso di questi anni 2000. Il 2017 è stato particolarmente prolifico per i fan europei dell’IP nipponica. A gennaio, infatti, abbiamo avuto tra le mani Yakuza 0, mastodontico prequel di tutta la saga.
Questo agosto,invece, è arrivato sulle nostre PS4 Yakuza Kiwami, remake del primo capitolo nato su PS2. Vediamo com’è andata!

IL DRAGONE DI DOJIMA È DI NUOVO IN CITTÀ

Dopo 11 anni dalla sua uscita su PS2, il capostipite della saga open world action che vede come protagonista Kazuma Kiryu, ritorna sulle nostre PS4 più forte ed in forma che mai. Sega infatti non si è limitata a ripassare il tatuaggio del Dragone di Kojima con una spruzzata di texture in HD: Yakuza Kiwami, infatti, è un remake davvero ben fatto e, visivamente parlando, sebbene l’engine non sia proprio il top dell’offerta PS4, è proprio un bel vedere.

Se facciamo un salto sulla macchina del tempo per dare uno sguardo a come era Yakuza nel lontano 2006, si può dire senza dubbio che il lavoro fatto dagli sviluppatori sia encomiabile. Il titolo, dal punto di vista tecnico, svolge al meglio il suo compito più impellente per quanto concerne la current gen. Il lavoro di ottimizzazione fatto da Sega offre infatti un’esperienza in 1080p ancorata a 60 fps in game e lockata a 30 fps durante i filmati.

 

Davvero un buon lavoro anche per quanto riguarda le camere sia in fase di navigazione che nei momenti di combattimento. I close up esaltano le varie sequenze adrenaliniche che il titolo è in grado di offrire e gli effetti particellari dati dai vari stili di combattimento in modalità “heat” regalano dei frame molto eleganti.

Il titolo, oltre ad essere fluido e godibile, offre pochi momenti morti grazie alla drastica riduzione dei tempi di caricamento rispetto alla sua versione PS2.

QUESTIONE DI STILE

Le novità del titolo non si limitano soltanto ad un punto di vista tecnico ma bensì interessano anche il gameplay. Per offrire una maggiore varietà nell’ambito del combattimento, in Yakuza Kiwami ci viene offerta la possibilità di utilizzare diversi stili di combattimento (gli stessi presenti in Yakuza 0).

Lo Stile Rush rappresenta un approccio frenetico alla battaglia. Sfruttando questa “stance” non daremo un attimo di respiro ai nostri avversari che si ritroveranno colpiti da una tempesta di pugni.
Lo Stile Brawler, invece, è il giusto compromesso tra forza e velocità. Si tratta, come intuibile, di uno stile adatto un po’ a tutte le situazioni.
Se siete intenzionati a distruggere ed annichilire i vostri avversari, lo Stile Beast è quello che fa per voi.
Ognuno di questi stili può ricevere dei potenziamenti grazie ad un sistema di level up. Sconfiggendo i nemici in combattimento e portando a termine le varie sottotrame si otterranno infatti dei punti esperienza. Questi ultimi potranno essere investiti nel potenziamento di varie caratteristiche (Soul, Body e Tech) e al perfezionamento specifico dei tre suddetti stili.
Una menzione a parte, però, merita lo Stile del Drago.

Kiryu infatti dopo anni diversa anni di inattività si ritrova estremamente arrugginito in quello che è il suo stile principe. Per rinascere e diventare di nuovo lo Yakuza più temuto del Giappone dovrà sfidare e sconfiggere Goro Majima (uno dei protagonisti di Yakuza 0 e della serie in generale) molteplici volte e in luoghi e circostanze impensabili. I combattimenti risultano galvanizzanti e l’impatto visivo è davvero notevole. Ciò che delude parzialmente sono le boss fight. Queste ultime infatti sono caratterizzate da un eccessivo abuso da parte dei boss di parate e schivate e possono trasformarsi in scontri a singhiozzi e leggermente ripetitivi.

MAJIMA EVERYWHERE!

Come accennato poco sopra, Majima-san è praticamente ovunque e anche nelle situazioni più complicate e inopportune sarà pronto a sfidarci per riportarci alla gloria di un tempo. Si tratta di una meccanica introdotta in questo remake ed è davvero molto divertente e fuori di testa in linea con la vena caciarona giapponese del titolo.

Il buon Goro comparirà negli outfit più imprevedibili e, sinceramente, un paio di circostanze mi hanno fatto ridere di gusto. Ottenere i ranghi più alti non sarà un’impresa facilissima e il Majima Everywhere senza dubbio aggiunge un tasso di sfida interessante. Sin dall’inizio del titolo si avverte l’immanenza dello Yakuza bendato ed è davvero un valore aggiunto per questo titolo. Majima però non è soltanto una macchietta da chiamare in causa per far ridere il giocatore.

“The Mad Dog of Shimano” sarà anche parte integrante di sezioni di storia molto interessanti. Le cut-scene che coinvolgono Kiryiu e Goro sono molto intense ed esaltano il loro curioso rapporto fondato su amicizia e rivalità. In alcuni casi il linguaggio visivo messo in scena da Majima è molto crudo e diretto, ma ciò rispecchia ottimamente il contesto Yakuza e aggiunge un ulteriore tasso d’immersione al titolo.

ANCHE UNO YAKUZA HA DEI SENTIMENTI

Ad un primo sguardo potrebbe sembrare che il titolo targato Sega sia soltanto un gioco irriverente e scanzonato. Yakuza Kiwami, però, ha anche dei momenti molto coinvolgenti. Una delle cose più affascinanti del comparto narrativo del titolo è la storia di Nishiki. 

Il “fratello” di Kiryu ci offrirà, grazie al sapiente uso dei flashback, un ulteriore punto di vista della storia. Il personaggio di Akira Nishikiyama viene lentamente costruito grazie ad informazioni del passato che si mescolano con input provenienti dal  presente.
Ciò che viene fuori da questa polimerizzazione è una figura ben definita, credibile e di forte carica empatica.

La cura per i dettagli nella caratterizzazione dei personaggi è ammirevole. Seguire le storie di ciascun personaggio è davvero intrigante. I personaggi secondari acquisiscono una dimensione molto umana e sono perfettamente incasellati in un tessuto narrativo ben delineato.

Il titolo regala al giocatore una storia che si dipana su più livelli. Si va da un’esagerazione quasi da shonen delle sezioni di combattimento a momenti in cui l’emozione ed il sentimento la fanno da padroni. Alcuni momenti sono stati impreziositi grazie all’inserimento di inedite sequenze filmate. Queste ultime contribuiscono a conferire al titolo maggiore fluidità alla storia ed elevano il coinvolgimento emotivo del giocatore.

Il comparto sonoro ed il doppiaggio, rigorosamente in giapponese, sono davvero di buona fattura. L’enfasi che le voci originali riescono a creare in determinate sequenze difficilmente sarebbe stata ricreabile con un doppiaggio in inglese (presente nell’originale PS2). Mi sono lasciato talmente trasportare da alcuni filmati che ho iniziato ad usare termini in giapponese nelle mie chiacchierate.

BREVE MA INTENSO

Le strade di Kamurocho, in Yakuza Kiwami, sono state tirate al lucido. La città è più viva che mai e, esteticamente parlando, è molto più “catchy” che in passato. Dietro ogni angolo si nasconde qualcosa da fare e la longevità del titolo può essere prolungata grazie a delle missioni secondarie. Saranno oltre 70 sotto-trame che intervalleranno in modo puramente opzionale la vicende principale. Alcune di queste sono interessanti e grottesche, mentre molte altre si limitano a brevissimi scontri. I mini-giochi sono presenti come in passato e offrono un pizzico di varietà al titolo.

Sebbene si tratti di un remake lodevole, il titolo conserva i difetti dell’originale. Il titolo, nato su PS2, era soltanto l’inizio di una saga che si è perfezionata col tempo. Le cose da fare, all’atto pratico, non sono tantissime e la trama principale volerà comunque via in poco meno di 15 ore. Sinceramente però mi sento di premiare la fedeltà di Yakuza Kiwami al titolo originale su PS2, che risulta pertanto non snaturato ma riscritto in chiave moderna.
Attenzione però, si tratta comunque di un titolo molto godibile e divertente e che offrirà “poche” ore di gioco ma molto intense. Ci troviamo di fronte ad un remake di ottima fattura, che costituisce la giusta introduzione alla saga per i nuovi giocatori.

Yakuza Kiwami, lanciato ad un prezzo budget, è un ottimo modo per lanciarsi sulle origini della saga senza dover recuperare una PS2. Il titolo è invecchiato bene e questo remake rende giustizia alle origini al Dragone di Dojima, il leggendario Kazuma Kiryu. Le novità tra comparto narrativo e combat system sono corpose ed il gioco è affascinante e divertente. Peccato per qualche limitazione intrinseca del titolo originale e per una durata non proprio sostanziosa.

This post was published on 14 Settembre 2017 12:00

Jonathan Campione

Ho ricevuto la mia prima console la notte di Natale del '97. Grazie all'idraulico baffuto di Nintendo ho scoperto la mia passione per i videogiochi. Sono un giocatore eclettico, amo i titoli indie e non disdegno nessun genere o piattaforma. Da un paio d'anni scrivo di videogiochi e cerco di sfatare i luoghi comuni e punto ad offrire spunti di riflessione importanti riguardanti questo settore.

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