Articolo a cura di Claudio Consoli
La saga di Dead Rising può vantare da sempre una formula originale ed unica, un mix bilanciato tra umorismo sopra alle righe ed il prendersi sul serio solo a tratti, con vestiti e situazioni al limite del ridicolo in netto contrasto con le centinaia di zombi presenti su schermo. Mostri da combattere o dai quali fuggire nel tentativo di dipanare trame semplici ma interessanti, salvando più gente possibile, e con il tempo contato. Un design di successo che ha reso il primo, il secondo capitolo e relativi DLC, dei titoli imperdibili, e che nel terzo capitolo ha subito qualche variazione per svecchiare quello che rischiava di diventare un concept stantio. Grazie alla nuova generazione di console Microsoft, Dead Rising 3 ha finalmente visto la luce e, dopo ore passate a smaciullare zombie cercando di evitare l’esplosione di Los Perdidos, siamo pronti ad analizzarne le caratteristiche.
Sono passati dieci anni dagli eventi vissuti da Chuck Greene nel precedente capitolo di Dead Rising, l’epidemia alla causa della mutazione in zombie non è stata sventata, e l’umanità tenta di limitare i danni con chip sottopelle, in grado di proteggere dalla trasformazione in non morti. Qualcosa, però, non è andato come previsto, e nuovamente sulle strade si sono riversati vaganti in numero incalcolabile. Dead Rising 3 mette il giocatore nei panni di Nick Ramos, meccanico tuttofare, tra i sopravvissuti nella città di Los Perdidos, insieme a pochi amici. L’approccio all’open world fatto dagli sviluppatori di Capcom è degnamente riuscito, sebbene l’estensione dell’area di gioco sia piuttosto limitata, e la densità degli eventi volutamente spostata in aree distanti per dar senso allo spostarsi con i mezzi di locomozione ancora funzionanti sparsi per la città. L’abbandono di un setting come il supermercato ha significato diverse variazioni importanti nella formula, che non può più chiedere di correre continuamente nelle stesse aree a recuperare armi, provviste o a salvare sopravvissuti con un pressante orologio al polso. Questo non significa che non vi siano superstiti da aiutare in Los Perdidos, ma il giocatore può serenamente dimenticare il dover mettere mano al calendario per poter pianificare i percorsi migliori per salvarli tutti prima che sia troppo tardi, in favore di un’esplorazione più libera e meno pressante. Non manca, in ogni caso, un timer che dopo pochi minuti di gioco inizia a scandire il tempo, con la minaccia d’esplosione di una bomba nella città. Questo elemento ricorrente sembra voler strizzare un occhio ai precedenti capitoli, facendo si che il girovagare per le vie del paese sia comunque consigliato e utile a recuperare i numerosi collezionabili, aiutare quanta più gente si incontri per la via, così come per raccogliere vestiti di vario genere, e soprattutto gli schemi di costruzione per armi e mezzi, ma facendo si che tutto questo avvenga con un limite di tempo utile a non distrarsi troppo dalla trama, e a dare motivo di rigiocabilità. Non solo, come da canoni per la serie, differenti finali più o meno positivi dipendono direttamente sia dall’avvenuta esplosione, ma anche dal comportamento tenuto nell’arco dell’intera avventura.
Elemento introdotto dal secondo capitolo, tornano i progetti per assemblare armi particolarmente cruente o buffe, da trovare in giro per il mondo di gioco. Diversamente da quanto avvenisse in passato, una volta ottenuto uno schema costruttivo l’assemblaggio delle armi non necessita di recarsi in specifici laboratori, ma può avvenire in qualunque luogo, semplicemente interagendo nell’inventario, e facendo attenzione a non essere interrotti nell’operazione. La varietà di armi che è possibile creare è ampia, e prevede non solo il mix tra due oggetti, ma anche di più componenti, per esempio una falce unita ad una katana, a loro volta combinate con una tanica di benzina per ottenere una imponente mietitrice infuocata. In Dead Rising 3 la capacità di produrre oggetti elaborati da quelli comuni si espande ai mezzi di trasporto. Dopo aver raccolto uno schema di costruzione adeguato, è possibile avvicinare tra loro due mezzi ancora funzionanti, e far partire l’animazione tramite la quale, in pochi secondi, si ottiene una nuova macchina di morte. Anche in questo caso è garantita grande varietà. E’ possibile infatti assemblare diverse categorie di mezzi, da moto ibridate a schiacciasassi con lanciafiamme incorporato, a camion più resistenti con lanciamissili o torrette mobili.
Un aspetto estremamente positivo introdotto da nuovo capitolo del brand Capcom sono i rifugi, o meglio gli armadietti disponibili in ognuno di essi. Sparsi per la città sono presenti luoghi protetti ma infestati da zombie, che una volta liberati fungono da base per il protagonista. All’interno di questi rifugi sono presenti armadi dove vengono stipati tutti gli oggetti con i quali si è interagito anche una sola volta. Persino le combinazioni di armi realizzate vengono conservate negli armadi, così da evitare di dover ricostruire la propria arma preferita cercandone i singoli componenti ad ogni rottura, ed il vestiario indossato viene trasportato anch’esso nel guardaroba in modo da poter essere cambiato liberamente. Funzione simile è riservata ai garage, nei quali è possibile reperire qualsiasi mezzo guidato, standard o combo, divertendosi a far strage con il modello più gradito, anche in questo caso senza noiose ricerche per la città. Si tratta di introduzioni non da poco nei ritmi del gioco, oltre che a livello di gameplay e di pura soddisfazione, giacché adesso è possibile riempire l’inventario delle proprie armi preferite, vestirsi nel modo che si preferisce e muoversi con il mezzo più adeguato a quanto si voglia fare, tutto partendo dalla propria base e senza dover cercare in giro a vantaggio di una sensazione di crescita del personaggio, di libera personalizzazione e di possesso di proprietà utili assolutamente apprezzabile.
Oltre a quanto raccontato, nei rifugi è possibile interagire con tabelloni dove vengono riportati i nomi degli NPC che è possibile incontrare e aiutare nel corso dell’avventura. Risolte le quest di ciascuno di loro, questi vengono registrati su tale bacheca, ed è possibile richiamarli come assistenti in battaglia oppure congedarli interagendo con il tabellone. Come in passato, i compagni possono utilizzare buona parte delle armi del protagonista, e gli oggetti da loro utilizzati divengono indistruttibili e con munizioni illimitate, pertanto il loro utilizzo si rivela particolarmente utile, anche grazie al fatto che l’IA, seppur non elaboratissima, sia in grado di cavarsela nel combattere gli zombie, rendendo i superstiti un supporto concreto, da aiutare di tanto in tanto fornendo loro energia con cibo o medicinali, piuttosto che un peso da portarsi appresso. Qualora trovaste comunque poco interessante il farsi accompagnare dalla IA, è possibile unirsi ad un giocatore in carne e ossa tramite Xbox Live, per affrontare l’avventura di uno dei due giocatori nei panni del protagonista, mettendosi a supporto interpretanto l’amico Dick, oppure abilitando la propria partita all’ingresso di giocatori in cerca di avventura, selezionando preventivamente il tipo di compagno che si desidera avere affianco. La meccanica cooperativa senza dubbio funziona e si dimostra divertente, anche se la spalla del personaggio principale, quasi del tutto ignorata nella trama single player, si rivela completamente senza personalità. Personalità della quale, dobbiamo ammetterlo, manca anche lo stesso Nick, soprattutto se paragonato a due colossi di carisma come Chuck Greene ed il leggendario Frank West
Da un titolo come Dead Rising 3 ci saremmo aspettati mandrie di zombie estremamente dettagliati. E infatti, non manca una quantità impressionante di non morti singolarmente ben realizzati, se se ne considera l’enorme numero. Quello che delude, invece, è notare come un titolo che su una nuova console gira ancora a 720p con textures non di certo in alta risoluzione, non riesca a mantenere il framerate di 30 FPS solo un miraggio in numerosi frangenti, soprattutto quando alla quantità di zombie si somma l’effettistica di fiamme, esplosioni o vetri rotti. Il motore fisico è altresì una evidente eredità di quello dei predecessori e ne conserva tutti i limiti, di conseguenza il controllo sul personaggio resta particolarmente macchinoso, così come la guidabilità dei mezzi si presenta poco credibile e vittima di un comparto riciclato, che non nasce con una particolare attenzione alle meccaniche di fisica, inerzia e gravità. Da amanti dello splatter estremo, siamo rimasti particolarmente stupiti nel notare che una delle finezze più apprezzate delle passate edizioni, ovvero la possibilità di eseguire tagli netti e realistici sui corpi degli zombie con spade o asce, sia andata perduta completamente, in cambio di animazioni predeterminate, talvolta del tutto inadeguate al tipo di colpo che s’è inferto al nemico. Un fendente orizzontale può recidere un braccio o decapitare, se non addirittura dividere verticalmente in due un vagante, in maniera apparentemente casuale, e in generale lo smembramento dei corpi, risulta meno credibile di quello del precedessore, anche con armi da fuoco e oggetti stravaganti. Un elemento in estremo contrasto con l’aspetto generale del titolo, che si presenta invece volutamente più cupo, tetro e realistico rispetto a quello del colorato Dead Rising 2. Sebbene la modellazione poligonale sia effettivamente migliore che in passato, se l’avere su schermo l’incredibile quantità di zombie cui il terzo capitolo riesce a dare “vita”, significa pagare con la perdita di dettagli qualitativi e con frame al secondo irregolari nonostante l’hardware migliorato, qualcosa è effettivamente andato storto.
Dead Rising 3 non dimentica di offire supporto a Kinect, con una concomitanza di comandi vocali e gestuali. E’ possibile richiamare l’attenzione degli zombi semplicemente pronunciando alcune parole chiave ad alta voce, facendo si che i cadaveri ambulanti si avvicinino al protagonista, eventualmente cadendo in trappola o salvando un compagno Coop da situazioni di pericolo. E’ inoltre possibile ripristinare l’aspetto standard di Nick dicendo “cambia vestiti” in qualsiasi momento del gioco, e in generale il controllo nei menu’ può avvenire con il solo comando vocale. Sul versante movimenti, l’interazione si rivela molto meno interessante, in quanto va semplicemente a sostituire la pressione dei tasti nei quicktime events utili a liberarsi dalla presa degli zombie, con i gesti delle braccia. Fortunatamente tutte le funzioni sono disattivabili o attivabili singolarmente, pertanto è possibile mantenere alcune delle possibilità interattive del controllo vocale e motorio, e disattivarne altre a piacimento.
Dead Rising 3 è un gioco divertente, che può tenere incollati allo schermo diversi tipi di giocatore, soprattutto quelli che in un titolo free roaming amano la sensazione di veder crescere la propria disponibilità di rifugi, mezzi guidabili, armi ed oggetti di personalizzazione. La nuova direzione presa dai designer si orienta verso un’azione più libera rispetto a quella estremamente vincolata dai tempi imposta dai predecessori, il che potrebbe essere un pregio, ma al contempo una carenza della produzione, giacché tale elemento motivava i giocatori completisti al rigiocare decine di volte l’avventura e a studiare percorsi a memoria, pur di riuscire a finire tutto il prima e meglio possibile. Il difetto più grave dell’opera Capcom resta comunque il comparto tecnico, che non fa un vero balzo verso la nuova generazione, e che si mostra anzi con risoluzioni e difetti che sarebbero stati criticabili in quella precedente. Il consiglio d’acquisto va agli appassionati di morti viventi, dell’umorismo macabro dei primi due capitoli e del free roaming in generale, a patto di chiudere un occhio sulle mancanze analizzate, e consci del fatto che, alla fine, si tratta pur sempre dello stesso gameplay del passato.
This post was published on 28 Novembre 2013 10:55
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