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Recensioni

La Paura fa anni’90: Resident Evil

Oggi inizio questa nuova esperienza nello Storytelling per Player.it.
Qualche piccola delucidazione, poi iniziamo: queste sono le MIE impressioni e le MIE emozioni, emozioni che sono state provate durante il gioco.
Cercherò, mano mano, di raggrupparle in otto grandi macro categorie, ovverosia: Amore, Estasi, Gioia, Malinconia, Meraviglia, Paura, Rabbia, Sorpresa.

Iniziamo dalla Paura signori, perché quando si hanno 12 anni e si prende in mano un titolo come quello di Resident Evil non si può che avere Paura.

La prima volta che mi imbattei in questo titolo nemmeno sapevo cosa diavolo fosse.
Ero a casa di un lontano cugino in quel di Cocullo (nota località turistica, famosa per la sua festa dei “Serpari“, giusto per rimanere in tema Paura=Serpenti) e Massimo, mio cugino, mi fa “oh, andiamo da un mio amico che c’ha un gioco troppo fico. Ci stanno gli zombie“.
Ecco, immaginate ora due ragazzini di quell’età che si addentrano nella casa, da me mai frequentata, di questo loro amico, di notte, senza adulti in casa, per giocare ad un gioco “co’ gli zombie!“.

Mettiamo il disco e….parte quel rumore stridulo che sembra tanto un ululato che fa “WHOAAAA!!!!!” (tipo quello della HBO ma molto, molto più lugubre) e sulla tv compare la scritta “1998-July Raccon Forest” scandita come fosse battuta a macchina.
Pochi attimi dopo una seconda voce da vero duro, Chris Redfield, ci racconta cosa è successo sin ora: una squadra della S.T.A.R.S. è stata inviata ad investigare per degli strani attacchi nella foresta vicino Raccon City. E sullo sfondo eccola, la foresta, e sei li per dire “Ehi, quello è fumo che si alza”, ma non fai in tempo a farlo che è l’inizio della fine, perché la tua mente subito aggiunge “Fermi tutti, sembra proprio un film, guarda, ci sono degli attori veri. Diavolo è proprio come un film!.

Ecco, sembra proprio un film: SBAM! eccotelo qui IL FILM, la cosa più cazzuta che un 12enne possa vedere. Un videogioco che inizia come un film, come quella cosa che guardano i grandi quando vedono la TV e a noi ci mandavano a nanna.
Esatto, proprio quello; la sensazione di sentirsi grandi è alle stelle, il primo pensiero è “Si, deve essere proprio un gioco da GRANDI se inizia come un film per grandi, e noi siamo coraggiosi, perché SIAMO GRANDI ORMAI“.
Mai parole furono più sbagliate: i minuti successivi si riveleranno assurdi per un bimbo di quell’età. Pallottole, urla, corse a perdifiato nel bosco, lacrime, fiamme, latrati, telecamere alla Michael Bay, il tutto in bianco e nero che, agli occhi di un 12enne dell’epoca, voleva dire solo una cosa: maturo.

Il filmato finisce con una mano di cadavere (del buon Edward, personaggio di cui scopriamo l’esistenza solo leggendo le istruzioni; Dio che cosa retrò le istruzioni) in cui si capisce che qualcuno è stato dilaniato da “qualcosa”, un elicottero che lentamente si allontana (grazie Brad cuore-di-gallina Wikers, molto maturo per un membro della S.T.A.R.S. fuggire e abbandonare tutti i tuoi compagni ma, tranquillo, avrai quello che ti meriti tra qualche mese) e poi lui, l’incubo di ogni ragazzino nato negli anni ottanta: questa testa di lupo/cane che fa un ringhio disumano verso lo schermo. Verso di me.

Ecco, voi dovete sapere che IO da piccolo ero terrorizzato dal Lupo de “La Storia Infinita” e rivederlo ora, in questo gioco/film per GRANDI in cui ci stanno gli ZOMBIE, mi ha letteralmente mandato in pappa il cervello, come se mi avesse confermato che tutte le mie paure fossero vere, l’incubo che ha infestato i miei sonni da bambino è tornato ed ora mi da la caccia per tutto il gioco…e la console è accesa da si e no 10 minuti. Che allegra nottata di luglio.

Io e mio cugino ci guardiamo.

La mia inquietudine è palese ma lui, serio in viso, mi fa “Tranquillo, è solo l’inizio“. Deglutii, feci finta di capire cosa si dicessero BarryWesker e Jill in quella gargantuesca hall (che solo dopo molto tempo capii essere il punto più sicuro del gioco, mai giorno fu più bello) e dissi “Beh, dai, carino, sembra veramente fico“.

L’amico di mio cugino mi guardò e disse “Ah, si? Ottimo. Guarda che succede se provo a uscire“.

Ricordo benissimo quello sguardo sadico nei suoi occhi, ci stava prendendo gusto lo stronzetto, tze; qui però le immagini si fanno sfocate, e ricordo solo questa mano guantata realizzata in CG che prende la manopola della porta, la gira e SBAM! CAPOCCIA-DI-CANE-ZOMBIE-SBAVANTE-CHE-VUOLE-DILANIARE-LE-TUE-CARNI.
Paura
, palpitazioni a mille. Il caricamento più lungo della mia vita. Non farlo mai più, ti prego!

Sudai freddo, giuro.
Immaginatevi questa cameretta, buia, sconosciuta, in una casa vuota esclusi noi tre, di notte, in un paese noto per la sua festa degli squamati (serpenti), in cui la cosa migliore da fare che abbiamo trovato quella notte fu giocare ad un gioco non adatto alla nostra età, in cui il mostro più sobrio era un corvo che voleva solo cavarti gli occhi.
Ora voi mi direte, “Se va beh, ma ci sono giochi peggiori di questo, è pure butto da vedere“. Certo, sono d’accordo con voi, ma quelli erano tempi diversi, tempi in cui bastava poco per spaventare un bimbo, le console come la Playstation erano solo lussuosi elettrodomestici e noi bimbi non dovevamo vedere in TV roba come Ken il GuerrieroDevilman, Saint Seiya e tutta quell’altra “schifezza“, come la chiama mio nonno, “perché era violento e faceva venire gli incubi“. Sapete che vi dico: c’avevano ragione i nostri nonni, c’avevano!

Ecco, quel giorno io capii meglio cosa era la Paura e ne rimasi affascinato.

La Paura è un emozione primordiale e quella notte la “Casa Malvagia” mi mise addosso una fifa tale che dentro pensai “Uao, devo andare a cambiarmi subito perché…no, non scherzo me la sono fatta addosso” ma che fuori DOVEVI restare stoico e imperturbabile perché altrimenti i tuoi amici ti prenderanno per il culo a vita… ed è qui che quella Paura si aggiunge ad un’altra Paura, quella delle opinioni di chi ti circonda, ma sto divagando, questo non è “Thirteen Reason Why” e quindi torniamo subito a noi e al punto in cui il primo vero Zombie che incontriamo si mangia un nostro compagno. Nota eh, di quelli che eravamo venuti qui a salvare, notalo davvero bene questo dettaglio, eh, perché loro erano quelli del Bravo Team, quelli pro, quelli bravi, quelli seri, mica come noi, quegli straccioni dell’Alpha Team che agli occhi dell’R.P.D. sembriamo le riserve che alla S.T.A.R.S. si impiegano “solo” per il narcotraffico e i sequestri di persona, mica li si manda a dare la caccia ai mostri nel bosco che fanno scempio di contadinotti. Brutti Balordi.
Insomma, ci abbiamo mandato quelli svegli capitanati da Enrico Marini, aka “l’uomo più furbo della S.T.A.R.S.“, mica come quei secchioni della Alpha capitanati da quel “saccone-raccomandato-in-camice-da-scienziato” di Wesker. No? Deve essere dannatamente furbo Brian Irons, capo della polizia di Raccoon City per aver mandato loro…e in realtà è proprio cosi, lui è furbo e i fessi siamo noi che andiamo a fare una scampagnata nel bosco armati solo di buone intenzioni e poi ci ritroviamo nell’inferno in terra. Perché no, non bastava essere chiusi in una casa piena di mostri, no, dobbiamo girare pure senza equipaggiamento e senza possibilità di salvare…già, il nemico naturale del player, il salvataggio.

A proposito di salvataggio, ricordo benissimo questa risposta alla mia richiesta di salvare e ricominciare l’indomani (con la luce del sole): “Salvare? No, non posso. Non ho nastri, devo trovarne in giro per farlo”.
Scusa, che intendi che non ne hai e devi cercarn… ah, capisco, certo, mettiamo altra carne sul fuoco. Non solo sono costretto a non uccidere gli Zombie ma a scappare da loro ad ogni stanza, nel vano tentativo di schivarli per Paura di sprecare  pallottole “che serviranno per i mostri più grossi”. No, non bastava, devo pure stare attento a tenermi da parte i nastri di inchiostro con cui salvare la partita su apposite macchine da scrivere, sparse ai quattro angoli della casa. Ecco a voi signori, la Paura di perdere i progressi: sfido chiunque di voi a non averne mai avuta. FEAR-ception.

Minuto di gioco 15, apriamo questa porta che da su un corridoio a “L” e sentiamo chiaramente questo CRUNCK-CRUNCK venire da dietro l’angolo. Domanda, cosa farà un povero bimbetto incuriosito e intimorito? Non si affaccia a vedere? BAM! Altro trauma infantile.
Parte il 16:9 e un tizio di spalle, non proprio in salute, è in ginocchio su di un altro tizio che giusto si intravede. Il CRUNCK-CRUNCK continua incessante a martellare nella nostra mente, mentre assistiamo impotenti alla scena che ha come soggetto la testa che cade di Kenneth che cade a terra ed una pozza di sangue che si allarga a vista d’occhio.
Poi succede, quella cosa ci ha visto. Sa di noi. Sa che siamo li e ora vuole solo una cosa: DIVORARCI.
Tre semplici sequenze in slowmotion, intervallate da semplici dissolvenze e una musica stridula bastano a fermare il cuore di tre teenager chiusi in una camera ammantata di buio, immersi nel più totale silenzio.
Ora siamo solo noi e lui.

Quella cosa fredda, quegli occhi vacui, quei denti marci sono li per noi. No, non per la povera Jill Chissenefregasemuoritantoricarico. No, quella creatura è li per albergare da ora in poi nei nostri sogni, nei nostri incubi.
Sarà li ad attendere ogni volta che chiuderò gli occhi.
Sarà’ li quando dovrò chiedere di andare da solo al bagno in quella casa, grande e buia che non conosco e di cui ignoro la posizione degli interruttori.
Sarà li quando tornerò a casa e sarò, solo, nella mia stanza.

Quello Zombie ormai mi è entrato nella testa, si è mangiato un pezzo del mio cervello, mi ha dilaniato i pensieri a suon di morsi per farsi un cantuccio in cui stare e vive ancora li, nei miei recessi più oscuri della mia mente e non farà altro che attendere come tutti i predatori di quella dannata Casa. Da quel momento in poi, ad ogni sussulto, ad ogni cane che sfonderà la finestra, ad ogni serpente che spunterà dalla parete, ad ogni hunter che ti taglierà la testa, ad ogni porta che si aprirà, lui sarà sempre li, a ricordarmi la sottile linea tra un gioco adatto ai bambini ed un gioco non adatto ai bambini.

Il mondo è cambiato da allora ma la Paura, la PAURA, quella, è rimasta.

Buonanotte, amici. Tenete la luce accesa, non si sa mai che ci sia una Apocalisse Zombie li fuori.

This post was published on 9 Maggio 2017 17:51

Andrea De Bellis

Appassionato da sempre di gioco di ruolo, intervallo per anni la mia vita tra questi, lo studio e il lavoro. Dopo un periodo da giornalista professionista decido di laurearmi in storia, mia altra grande passione. Da qui il passo alla scrittura è breve. Comprendendo come l'intrattenimento non possa essere in alcun modo scisso dal provare emozioni, mi propongo quale recensore emozionale per Player.it, ideando e curando nel frattempo le rubriche "Italy&Videogames", "Interviste Impossibili", "LARP: A Night With...", "Autori di Ruolo: D12 domande a..." e "Spade di Gomma", scrivendo il romanzo "Il diario del dott. Flammini" e ideando e lanciando le rubriche "Venerdì Oldies" e "Recensioni Emozionali", sostenendo sempre quanto sia più interessante parlare di "cosa suscita un titolo quando lo si gioca" piuttosto che l'evergreen "cosa è e come come funziona questo gioco". Il gioco è intrattenimento, l'intrattenimento è emozione, l'emozione è vita.

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