Dopo un paio d’anni di limbo, di dev diary su YouTube e di attesa, finalmente esce Hellblade Senua’s Sacrifice, l’ultima opera dei developer inglesi Ninja Theory, già noti per Heavenly Sword, Enslaved e DMC: Devil May Cry. Rilasciato per Playstation 4 e PC tramite piattaforma Steam e GOG, Hellblade è stato protagonista, oltre di un lungo e dettagliato periodo di sviluppo che ha generato una discreta hype, anche di un rilascio al limite del rivoluzionario: esce infatti esclusivamente in digitale ed al prezzo incredibilmente competitivo di trenta euro, già al day one. Scelte particolari, queste di Ninja Theory, ma attendiamo i dati di vendita prima di parlare di buona o cattiva idea.
Abbiamo provato per voi la versione Playstation 4 standard, quindi purtroppo non siamo in grado di giudicare l’ottimizzazione per la PS4 Pro, ma già così Hellblade è un’esperienza visiva che non vi dimenticherete facilmente.
Un prodotto da manicomio.
Hellblade Senua’s Sacrifice si propone come un’esperienza, più che un semplice gioco. Ninja Theory ha sviluppato il proprio ultimo nato con l’intento di smuovere qualcosa nel giocatore. V
eniamo messi di fronte al viaggio di Senua, giovane guerriera celta, che per recuperare l’anima del proprio amato si spinge oltre i confini di tutto ciò che conosce e arriva alle porte di Helheim, il regno dei morti della mitologia norrena. Non solo fantasy ma anche uno sfondo storico quindi: quelle delle invasioni degli Uomini Del Nord sulle coste dell’isola Britannica, e dovremo vivere con le conseguenze dei raid che questi invasori perpetrarono sulle coste della Scozia, sull’isola di Orkney. Nel nostro specifico, la barbara uccisione del nostro amato.
Ma c’è di più. Senua non solo percorre un viaggio simile a quello di Orfeo quando tentò di recuperare la propria amata Euridice nell’Ade, ma deve attraversare anche qualcosa di diverso: l’oscurità nella propria mente malata.
E qui arriviamo al secondo grande argomento trattato da Hellblade: la psicosi.
Il gioco infatti non ti permette nemmeno di premere X per selezionare “Nuova Partita” senza avvisarvi che il gioco tratta appunto del concetto di psicosi e di malattia mentale, che sono stati contattati numerosi esperti nel campo e che gli sviluppatori hanno a lungo parlato con persone che tutti i giorni vivono con il disagio psichiatrico per poter riprodurre certe sensazioni su schermo al meglio e nel modo più realistico possibile.
Sarà infatti facile, nel giocare, porsi questa domanda: sto combattendo contro dei giganti della mitologia norrena o contro i mostri nella mia mente?
Parlando di gameplay, Hellblade Senua’s Sacrifice è un action che alterna molto bene momenti adrenalinici di combattimento a fasi più calme di esplorazione, risoluzione enigmi e pura narrazione.
Questo rende l’esperienza di gioco molto equilibrata, poiché dopo una fase frenetica dove ci troveremo a scontrarci con molti nemici in spazi anche molto ristretti avremo modo di calmarci un attimo e magari passare un’oretta abbondante ad ascoltare i miti e le storie degli Uomini del Nord, raccontate da una delle ombre prigioniere in Helheim, quella di uno schiavo scappato durante un raid e divenuto prima della morte nostro amico.
Uno degli elementi più importanti di Hellblade sono gli enigmi, basati principalmente su giochi di prospettive, logica e perché no, anche pensiero laterale. Poco è come sembra, sia a Helheim come nella mente di Senua.
Dovremo sconfiggere e vedere oltre illusioni e magie oltre che ai veri e propri nemici che incontreremo, e dovremo farlo spesso in maniera ben poco diretta, ovvero vedere il mondo con gli occhi di qualcun altro. Inizialmente semplici, più frustranti procedendo nel gioco, gli enigmi di Hellblade sono sempre però ben congeniati e piacevoli da risolvere.
Nulla che richieda chissà quanto impegno, ma sono comunque momenti che ci costringono a fermarci e a pensare, anche fuori dai nostri schemi mentali.
Il combat system è uno dei punti di forza maggiori di Hellblade Senua’s Sacrifice. Nulla di nuovo, ma prende spunto da The Witcher 3 e Dark Souls e amalgama i due stili in un unico sistema molto piacevole da vedere ma allo stesso tempo complesso abbastanza da impedirci di rilassarci, soprattutto per quanto riguarda gli scontri con più nemici.
Abbiamo inoltre a disposizione un’abilità detta “Focus” che come un bullet time rallenta il tempo e ci permette di uscire da situazioni un po’ spinose. Il Focus servirà anche per risolvere alcuni enigmi.
Sogno o son desto?
Parlando invece del comparto tecnico, qui ci sarebbe da fare un monumento a Ninja Theory. L’Unreal Engine 4 raramente viene sfruttato appieno e questo è uno di quei casi in cui la nuova versione del motore di Epic Games brilla di luce propria.
Molto, molto vicino al fotorealismo, con texture incredibilmente dettagliate, resa delle luci magnifica e personaggi molto, molto vicini al realismo, tanto che nelle – poche – scene in cui vedremo personaggi digitali interagire con pezzi di filmati veri e propri, pur notandosi chiaramente il distacco non ne verremo infastiditi più di tanto come invece accadeva fino a qualche anno fa.
Graficamente, pur rimanendo un peso piuma del peso di poco più di 16 gigabyte, il motore da il suo meglio e viene sfruttato magnificamente per un risultato che fin dai primi minuti è una gioia per gli occhi. Saranno presenti alcuni piccoli difetti, ma nulla di così eclatante da rovinare l’esperienza.
Noterete, all’avvio, che Ninja Theory vi consiglia di usare le cuffie per godervi appieno l’audio di gioco. Ebbene, seguite questo consiglio, perché se l’audio anche tramite televisore risulta splendido e cristallino, è assolutamente eccezionale se ascoltato tramite cuffie di buona fattura.
Così facendo, il comparto audio prende vita, così come le voci nella mente di Senua. Non sono tutte fastidiose, alcune fungeranno da aiuto, ma ampliano ancora di più la caratterizzazione del personaggio.
Va detto inoltre che il gioco è quasi sempre senza musica, che verrà usata con parsimonia per sottolineare la drammaticità di alcune sezioni senza scadere però nell’esagerato, il che permette al giocatore di “vivere” letteralmente nel mondo di Senua, attraverso quello che lei sente sia come ambiente che la circonda sia quello che nasce invece dalla sua psicosi.
Le musiche, quelle poche che ci sono, sono di ottima qualità e appunto sottolineano i momenti più drammatici, senza mai distrarre da quello che compare a schermo.
Plauso va inoltre alle animazioni, sia dei corpi che dei volti, splendide e impreziosite da una tecnica di motion capture che ha permesso agli animatori non solo di catturare le espressioni, ma anche il modo in cui i visi e i corpi reagiscono ai costumi di scena, al trucco e ai prop, in quanto molto è stato filmato proprio con gli attori in costume.
Tirando le somme
Abbiamo quindi un gioco senza difetti? Ovviamente no.
Per quanto Hellblade Senua’s Sacrifice si presenti benissimo ed ha tutte le carte in regola per essere uno dei giochi migliori del 2017, non è privo di difetti.
Primo fra tutti la videocamera, molto stretta su Senua, così tanto da rendere certi movimenti un po’ complessi, soprattutto nel combattimento. Sempre per quanto riguarda il combattimento, anche il lock dei nemici sarebbe da rivedere, in quanto legnoso e poco intuitivo.
Certi punti inoltre risultano un po’ criptici, per quanto assurdamente semplici. Va mantenuta sempre alta l’attenzione, o il rischio di rimanere bloccati e girare in tondo per anche un’oretta buona si potrebbe palesare abbastanza in fretta.
Ed eccoci a parlare della questione permadeath in caso si muoia troppe volte.
Va detto che “troppe volte” sono ben oltre la ventina ed è aggirabile con qualche backup su penna USB del salvataggio, ma quello che per taluni potrebbe essere un difetto, in realtà è un ottimo modo per portare il giocatore a condividere l’ansia e la paura che Senua stessa sente durante il suo viaggio verso Hela, la regina di Helheim.
La minaccia del permadeath è uno dei tanti metodi che gli sviluppatori hanno usato per rendere Senua viva attraverso le nostre azioni. E per raggiungere la cancellazione del salvataggio è necessario morire un numero spropositato di volte.
In queste ore inoltre c’è chi si sta lamentando della durata effettiva del gioco, che si aggira tra le sette e le otto ore.
Va detto che non essendo un AAA e non essendo venduto a 70 euro ci si potrebbe passare sopra facendo un rapporto durata/spesa, ma bisogna anche prendere in considerazione che tipo di storia viene narrata. Affondare fino al collo nelle psicosi e nella malattia mentale non è semplice.
Una durata maggiore avrebbe potuto portare una storia già di per sé abbastanza straziante ed emotivamente difficile da gestire, soprattutto se per un motivo o per un altro si è sensibili a certi temi (disagio mentale, traumi infantili, gestione del lutto e abusi psicologici e fisici) all’essere un potenziale trauma. Allungare troppo il gioco avrebbe portato a momenti di lag narrativi o d’azione, con il conseguente annullamento di tutti gli sforzi per rendere il gioco un’esperienza da cui imparare qualcosa.
Proprio per questo Hellblade Senua’s Sacrifice è più di un gioco, ma è un’esperienza che ci porta a metterci nei panni di una persona con problemi probabilmente agli antipodi dai nostri, che attraversa un doppio inferno. Quello di Hel, per riprendersi l’anima del proprio amato, ma soprattutto quello più oscuro e più subdolo che Senua si porta da sempre dentro di sé, ovvero la sua schizofrenia. Hellblade è un gioco difficile da mandare giù, questo va detto chiaro e tondo. Per qualcuno potrebbe essere quasi impossibile.
Lungi dall’essere perfetto, Hellblade Senua’s Sacrifice è comunque una piccola perla da non farsi scappare, grazie ad un comparto tecnico eccellente e ad una storia che in fondo non è nient’altro che una rivisitazione nordica del mito di Orfeo e Euridice, condita però da un approccio né troppo crudo né troppo edulcorato alla malattia mentale che rende il gioco, appunto, un’esperienza più che un semplice mezzo di intrattenimento. Ninja Theory si conferma con uno dei grossi player per quanto riguarda i contenuti, a cui danno una forma più che eccelsa tramite un uso dell’Unreal Engine al limite del divino.