Articolo di Valerio De Vittorio
Parlare di Call of Duty è diventata ormai una questione alquanto complessa e spinosa. La serie che annualmente si affaccia sugli scafffali di tutto il mondo stracciando ogni record di vendite, ha spaccato la massa dei videogiocatori in due, con da una parte gli assidui sostenitori e dall’altra tutti quelli sempre pronti a puntare il dito contro un prodotto divenuto ormai troppo commerciale e clone di se stesso. Treyarch non sembra preoccuparsi molto di questa diatriba che infiamma i forum di tutta internet, e chiusa nei propri studi ha lavorato sodo per produrre quello che potremmo definire il Call of Duty più completo e maturo di sempre.
Cordis Die
Black Ops 2 è un seguito diretto del precedente lavoro Treyarch. Siamo nel 2025 e l’incipit vede Mason figlio interrogare l’ormai invecchiato Frank Woods. Rivivremo così alcuni dei suoi ricordi, tornando indietro nel tempo fino ai primi anni ’80. Ma la sceneggiatura si sviluppa su più piani, raccontandoci le storie di diversi personaggi, come il protagonista del precedente Black Ops Alex Mason, lo stesso Woods e il cattivo di turno, Raul Menendez, e portandoci a combattere una minaccia terroristica iper tecnologica in un futuro ormai prossimo.
Treyarch ha fatto un ottimo lavoro nel caratterizzare i protagonisti di questa intricata vicenda, svelandoci traumi del passato impossibili da dimenticare e che hanno condizionato le azioni di Woods, Mason padre e soprattutto di Menendez, un cattivo maledetto, spietato ed affascinante. Nonostante la regia sobria, i dialoghi ben scritti e ottimamente recitati, catturano l’attenzione del giocatore sin dal drammatico incipit, spingendolo ad andare avanti fino ai titoli di coda. La campagna principale di Black Ops 2 non è la solita montagna russa lineare dall’esito unico e prevedibile. Treyarch ha deciso di intraprendere una strada alternativa per il suo sparatutto, introducendo bivi condizionati da scelte ed operazioni sul campo più o meno fallimentari. Non raggiungere un obiettivo non sempre significherà dover ripartire dal checkpoint più vicino, ma in diversi casi condizionerà il susseguirsi delle vicende narrate. Lo stesso vale per alcuni momenti topici della trama, in cui il giocatore verrà chiamato a prendere delle decisioni importanti, subendone le conseguenze. Il registro delle nostra carriera, visualizzabile tra una missione ed un altra, sintetizza gli avvenimenti chiave di ogni capitolo, evidenziando le conseguenze delle nostre azioni. Una piccola rivoluzione per la serie, che però non si limita alle scelte compiute sul campo. Fanno il loro esordio infatti le missioni Strike Force, capitoli a parte che sarà possibile anche saltare, i quali cambiano il gameplay, allargando la visuale all’intera mappa di gioco per trasformare Call of Duty in una sorta di strategico in tempo reale. In realtà solo quattro gruppi di unità da manovrare e comandi semplici rendono queste fasi molto immediate da apprendere e da controllre, ed inoltre sarà possibile in qualunque istante prendere il possesso di un soldato piuttosto che di un mezzo corazzato per scendere in campo in prima persona ed assistere direttamente i propri compagni. Ogni Strike Force avrà obiettivi differenti, con punti strategici di una base da difendere, piuttosto che un convoglio da scortare fino a destinazione o ancora un’installazione nemica da conquistare per piantarvi nel cuore una bomba. Dopo un’iniziale smarrimento, abbiamo trovato questo espediente divertente anche se non riuscito del tutto. Infatti il principale ostacolo delle fasi strategiche è rappresentato dall’intelligenza artificiale poco curata, che costringe il giocatore a mettersi in prima fila durante gli scontri se vorrà portare a termine la missione. Da segnalare come fallire gli obiettivi (con a disposizione un numero limitato di tentativi) influirà sul corso della storia, cambiando alcuni dettagli della trama.
Bivi nella trama e missioni strategiche, quanto sei cambiato Call of Duty
Potremmo dire che grazie a Treyarch la serie Call of Duty compie finalmente un nuovo importante passo in avanti, rivedendo pesantemente alcuni dei suoi capisaldi, come l’estrema linearità. Da una parte abbiamo la già citata trama ben raccontata e dai molteplici bivi, che garantisce, oltre ad una certa coerenza con le nostre azioni, seguendo scelte piuttosto che obiettivi falliti, uno spunto a riprendere in mano la campagna singolo giocatore anche dopo averla terminata. Dall’altra le Strike Force variano pesantemente il gameplay, senza però ostacolare la godibilità del gioco visto che non sono obbligatorie. Per il resto le situzioni di gioco sono quanto mai varie, saltando in continuazione da una linea temporale all’altra, così che in una missione potremo trovarci a galoppare nel deserto afghano negli anni ottanta e in quella successiva a fare fuoco all’interno di una base iper tecnologica con armi futuristiche, assistiti da droni automatizzati, tentando di sventare un attentato terroristico su scala mondiale nel 2025. Nonostante il giudizio estremamente positivo nei riguardi della campagna singolo giocatore, una vera a propria iniezione di adrenalina nelle vene che vi incollerà allo schermo fino alla fine senza sosta, alcuni elementi frenano in parte l’aria rivoluzionaria di Black Ops 2. In primis l’intelligenza artificiale, che riduce i soldati nemici a bersagli mobili da puntare ed eliminare. Difficilmente appronteranno manovre elaborate e la totale noncuranza di fronte al pericolo di morte tende a rovinare l’immersione nel mondo di gioco. Ciò inoltre influisce negativamente sul rinnovato arsenale futuristico, dalle potenzialità davvero interessanti ma in fin dei conti poco sfruttabile contro avversari così scarsamente stimolanti. Lo stesso vale per un’altra novità di Black Ops 2, che permette prima di ogni capitolo, di personalizzare il proprio armamentario proprio come nelle partite online, con tanto di perk e gadget da fissare sulle proprie bocche da fuoco. Peccato davvero non si sia fatto qualcosa di più per creare sfide intriganti contro soldati mossi dalla CPU capaci di sfruttare l’ambiente a proprio vantaggio e di applicare tattiche complesse.
Online immenso… e gli Zombie!
Black Ops 2 offre un’esperienza davvero ampia, visto che ad accompagnare la campagna singolo giocatore, per una volta profonda e, grazie ai molteplici finali, interessante anche per successivi “playthrough”, troviamo la solita completissima componente online. Il menu si suddivide in due grosse categorie, Zombie e Multiplayer ai quali prossimamente dedicheremo degli speciali, anche video, per esplorarli più in profondità. Treyarch ha riorganizzato l’offerta, così la componente online competitiva propone le 9 modalità più “core”, ovvero Team Death Match, Kill confirmed, Hardpoint (che supportano tutte e tre più di due squadre nella stessa partita), Free for All, Domination, Headquarters, Capture the Flag e Search and Destroy, separate dalla sezione detta Party, per match spensierati da giocare preferibilmente in compagnia di amici. In questo caso le opzioni di gioco comprendo modalità quali Gun Game, One in the Chamber, Sharpshooter e Sticks and stones. Esordisce inoltre il Combat Training, che attraverso tre gradi di difficoltà, permette ai nuovi arrivati di prendere confidenza con il gioco un poco alla volta, partecipando con altri utenti del medesimo grado a match semplificati. Tra le novità di rilievo, oltre alla ricalibrazione del gameplay e dell’acquisizione di esperienza, citiamo gli Score Streak, ovvero speciali abilità che si attiveranno non più dopo una sequenza di uccisioni, ma una volta totalizzato un determinato punteggio. L’obiettivo è quello di rendere il giocatore meno “egoista”, spingendolo ad accumulare punti anziché kill, assistendo i compagni di squadra piuttosto che portando a termine gli obiettivi della partita.
L’evoluzione del proprio profilo conterà 55 livelli, più dieci legati al prestigio. Avanzare garantirà dei token per ottenere oggetti di vario tipo. Per quanto riguarda il prestigio, perdere punti ora non eliminerà esperienza o altri elementi acquisiti, mentre salire di livello garantirà opzioni particolari come slot extra per la propria classe, reset di tutte le abilità sbloccate e il rimborso dei punti utilizzati, così da poter fare un totale “respec” del proprio profilo. Le classi saranno “customizzabili” nei minimi dettagli.
Se tutto ciò ancora dovesse non bastare agli amanti del gioco online, Treyarch fornisce una rinnovata modalità Theater, grazie alla quale poter confezionare video e replay delle partite, aggiungendo il Codcasting, uno speciale servizio che permette di trasmettere anche dal vivo i vari match. Il punteggio in sovrimpressione ed una funzione automatica che genera un riassunto dei momenti più caldi della partita appena conclusa, avvicinano sempre di più il videogioco ai normali sport trasmessi in TV.
La modalità zombie propone ora Tranzit, che mette fino a quattro giocatori in una mega mappa liberamente esplorabile con le diverse zone collegate da un autobus. Quattro personaggi, una semplice story line da seguire e la possibilità di raccogliere elementi per costruire oggetti di gioco, arricchiscono quella che una volta era nota come Nazi zombie e ora assurta a modalità completa e foriera di ore di gioco.
Un engine che si porta bene i suoi anni
Gli sviluppatori statunitensi hanno fatto un ottimo lavoro anche sotto il profilo tecnico, aggiornando il motore grafico che muove la serie ormai da anni svecchiandolo grazie ad un rendering migliorato, forte di un sistema di illuminazione ottimo ed animazioni facciali decisamente più convincenti che in passato. Il punto di forza dell’aspetto grafico di Black Ops 2 è senza dubbio la spettacolarità dell’azione, con scene dense di elementi, esplosioni, decine di unità contemporaneamente a schermo, garantendo un impatto sempre al top. La varietà degli ambienti, grazie anche alle differenti linee temporali, è elevatissima, mentre i personaggi principali godono di animazioni e modelli dettagliati e soddisfacenti, Il tutto mosso costantemente a sessanta frame per secondo. Traguardo questo che però costa al comparto tecnico un livello di dettaglio delle texture non sempre all’altezza, purtroppo, le quali evidenziano senza molta pietà l’età dell’engine e delle console su cui gira. Forse sarebbe valsa la pena almeno per la campagna singolo giocatore di dimezzare il frame rate in favore di una grafica più dettagliata, ma in generale c’è davvero poco verso cui puntare il dito nel lavoro svolto dai tecnici di Treyarch.
Lo stesso vale per il comparto sonoro, preciso, pompato al punto giusto negli effetti e soddisfacente anche nella colonna sonora. Un plauso alla canzone scelta per il toccante filmato di apertura, la splendida The Night Will Always Win dei poco conosciuti, almeno da noi, Elbow.
Commento finale
Si può odiare quanto si vuole la serie, ma Black Ops 2 rappresenta un nuovo vertice per il genere degli sparatutto militari. Treyarch ha superato i propri maestri dando alla luce il miglior Call of Duty di sempre, con una campagna singolo giocatore esplosiva, emozionante, con personaggi e soprattutto un cattivo, intriganti, arricchendo la ricetta con la possibilità di influenzare il corso della trama fino ai molteplici finali. Ma Black Ops 2 è quasi tre giochi in uno, vista la vastità della componente online, che promette un monte ore di divertimento sterminato per il pubblico più variegato possibile, grazie alle modalità per hardcore gamer, altre più rilassate per serate in compagnia e gli immancabili Zombie, che godono di un rinnovato spazio. Il tutto mosso da un motore grafico che non nasconde del tutto l’età, ma che si porta i propri anni più che egregiamente, senza scollarsi dai sessanta frame al secondo. Se siete già fan della serie, non lasciatevi sfuggire questo nuovo eccezionale capitolo, diversamente, non fate gli snob e dategli una possibilità, potreste rimanere colpiti come successo a noi.