Recensione e Video di Valerio de Vittorio Mentre alcuni publisher si nascondono dietro ad un dito affermando che a fine generazione sia dannoso produrre nuove IP, altri non temono di arricchire la propria offerta con prodotti inediti, nella speranza di dare vita a nuove serie di successo, che possano prosperare nei prossimi anni e sulle prossime console. Dishonored è certamente un esempio molto positivo di questo pensiero. Sotto l’ala protettrice di Zenimax e Bethesda, Arkane Studios ha avuto la possibilità di concretizzare le proprie idee in un gioco forse non rivoluzionario, ma concreto, intrigante e dal gameplay sorprendentemente ricco ed aperto.
Difendi il tuo onore
Dishonored ci racconta un mondo che rimanda all’Inghilterra di fine ottocento, ma è un passato che non ci appartiene, dove convivono magia e strumenti tecnologici. La storia mette il giocatore nei panni di Corvo, l’abile guardia del corpo dell’Imperatrice. Tornato da una missione in cerca di notizie sulla peste che sta uccidendo i cittadini di Dunwall, l’incontro con la nobile si trasforma in tragedia. Viene infatti assassinata davanti ai suoi occhi e a quelli della figlia Emily che viene rapita, mentre Corvo si ritrova incolpato dell’assassinio. Inizia così una storia di intrighi politici, con un protagonista silenzioso che si fiderà di nobili leali alla legittima erede al trono, desiderosi di smascherare i veri criminali e di destituire il Lord Reggente salito al potere. Il background narrativo di Dishonored funziona molto bene, grazie soprattutto all’atmosfera e alla caratterizzazione del mondo di gioco, oltreché all’abilità nell’evidenziare il cambiamento di quanto circonda Corvo in base alle sue azioni. Scelte effettuate durante le missioni, uccidere piuttosto che risparmiare una vittima, assassinare le guardie o semplicemente stordirle e così via, sono infatti tutte decisioni che influiranno sul corso degli eventi, ramificati e che potranno giungere a due finali differenti. Comportarsi da buoni corrisponderà a dialoghi ed una scena di chiusura più positivi, mentre al contrario spargere litri di sangue, renderà Corvo un personaggio disprezzato e riempirà le strade di peste e topi.
Un gioco che si lascia giocare
Il titolo Arkane Studios propone una visuale in prima persona, ma non va scambiato con uno sparatutto. La giocabilità dal ritmo più compassato e dalle forte tinte stealth ci ha rimandato la mente all’indimenticato Thief, ma presenta anche qualche spunto tratto da Bioshock. Corvo è un killer che preferisce muoversi di nascosto, accucciato per non fare rumore, impugnando nella mano destra una spada corta, mentre nella sinistra uno strumento di morte a lungo raggio che può variare selezionandone uno dal ricco inventario. Avremo a disposizione una balestra, per uccisioni silenziose o, grazie alle frecce anestetizzanti, per addormentare le guardie. Se preferiamo un approccio più violento e di impatto, la pistola farà al caso nostro, invece. Vi sono poi diversi gadget, quali granate, mine taglienti da piazzare al suolo o su una parete per tendere imboscate, e altro ancora. Presto, però, Corvo farà un incontro strano, che gli insegnerà ad utilizzare le rune per apprendere delle abilità mistiche, che gli permettono di teletrasportarsi per brevi tragitti, piuttosto che di entrare nel corpo di un animale o di un’altra persona, o persino di evocare una mandria inferocita di ratti. Vi sono in tutto una decina di magie, non molte ma più che sufficienti per aprire un ventaglio di opzioni di gioco davvero notevole.
Così in ogni livello, osservata la planimetria e la disposizione di minacce e possibili percorsi per raggiungere l’obiettivo finale della missione, potremo muoverci come vorremo, eliminando ogni guardia di nascosto fino a trovare quella che possiede la chiave per la porta che dobbiamo attraversare, oppure possedere un pesce e passare dalle fogne. O ancora, affrontare ogni nemico a viso aperto, muovendoci rapidissimi e sparando colpi precisi lasciandoci alle spalle una scia di morte, come potremo decidere di arrampicarci sui tetti, e scavalcare tutti i soldati senza che si accorgano di nulla. Le mappe sono state studiate con grande abilità, proponendo moltissimi passaggi ed elementi da utilizzare a nostro vantaggio, come barriere di energia da disattivare o da invertire, rendendole innocue per Corvo e letali per i nemici. Gli ampi livelli propongono altro ancora, visto che ogni anfratto potrà nascondere preziose rune piuttosto che amuleti d’osso, ognuno dotato di un potere particolare che se equipaggiato ci doterà di un’abilità passiva. Vi saranno poi alcuni personaggi che forniranno obiettivi facoltativi, a loro volta dotati di bivi e scelte da compiere.
In poche parole, Dishonored è un titolo che si lascia giocare, che asseconda la fantasia dell’utente, permettendo ogni tipo d’azione ma non solo, modificandosi nell’ambiente e nella trama seguendo coerentemente le azioni compiute.
Tanta libertà viene al prezzo di un sistema di controllo ben pensato, ma comunque leggermente ostico, in particolare nella gestione dell’inventario durante le fasi più concitate. Avremo a disposizione un menu di scelta rapido, con quattro slot corrispondenti al D-Pad, mentre tutto il resto sarà accessibile da un menu radiale che se aperto non metterà in pausa il gioco, ma rallenterà solamente il tempo. Un accorgimento questo che mantiene alta la tensione ed allo stesso tempo rende complesso cambiare tattica repentinamente nel caso ci si ritrovi circondati da nemici.
Da citare la buona intelligenza artificiale di quest’ultimi, che a parte muoversi in modo tutt’altro che scontato durante le ronde, una volta allertati daranno filo da torcere a Corvo. Come spesso accade nei giochi stealth, non sempre le reazioni sono coerenti, anche se in Dishonored una volta salito il livello di allarme, le guardie resteranno vigili piuttosto che tornare tranquille al proprio posto. D’altra parte, l’angolo di visione dei nemici non sempre è credibile e inoltre, l’interfaccia a volte non rende molto chiaro il livello di allarme delle guardie. Abbiamo poi trovato più fastidiosa che altro la presenza di mostri come i molluschi giganti, minacce poco stimolanti da affrontare.
C’è da dire poi come, nonostante l’approccio al gameplay sia molto libero, il titolo privilegia i giocatori più cauti, mentre affrontare a viso aperto i nemici difficilmente porta dei veri privilegi, viste le munizioni risicate e l’elevata abilità degli avversari, in grado di aggirare Corvo e di schivare i suoi affondi con la spada.
Half Life 2 in costume
Il gameplay profondo, ricco di possibilità e aperto all’inventiva del giocatore è sicuramente l’aspetto migliore di Dishonored. Fortunatamente Arkane Studios non ha lasciato nulla al caso, preoccupandosi di costruire un ambiente accattivante e d’atmosfera, affidandosi all’ex-Valve Viktor Antonov. Il suo tratto appare immediatamente riconoscibile, con ambienti che propongono scorci che sembrano riprodurre una Londra di fine ottocento ed edifici sfarzosi in stile vittoriano, letteralmente spezzati da strutture massicce di ferro, a simbolizzare l’oppressione del nuovo governo. Muri, barricate, torri di controllo, marchingegni meccanici sempre più presenti nella città rendono l’atmosfera pesante, mentre i bassifondi sporchi e infestati dai topi sottolineano il diffondersi del caos e della corruzione. Ad una ricerca estetica davvero riuscita ed accattivante, fa da contraltare un dettaglio grafico non proprio entusiasmante. Su console, infatti, le texture appaiono in certi casi slavate, fino ad arrivare a cali drastici nella definizione. Discorso simile per i personaggi, non molto particolareggiati. Il quadro di insieme rimane comunque positivo, anche grazie all’ottima pulizia e fluidità dell’immagine.
Ottimo il comparto sonoro, con un doppiaggio in italiano sicuramente ben fatto, anche se le voci originali possono contare su attori del calibro di Susan Sarandon, alla sua prima prova in un videogioco, Carrie Fisher (Leila vi dice nulla?) e molti altri. Buone anche le musiche, sebbene poco presenti, sempre abili nel creare tensione al momento giusto e a sottolineare i diversi momenti di gioco. Si sente però la mancanza di un tema memorabile, come un titolo stilisticamente ricercato, quale è Dishonored, avrebbe meritato.
Infine citiamo l’ottima longevità, visto che anche solo per arrivare ai titoli di coda, difficilmente impiegherete meno di 10 ore, mentre esplorare tutti i livelli a fondo, scoprire le varie missioni secondarie e magari rigiocare dall’inizio l’intera campagna per vedere l’altro finale, assicurano un cospicuo tempo di gioco aggiuntivo.
Commento finale
Dishonored è un ottimo esempio di come dare i natali ad una nuova serie. Proporre qualche idea interessante, pescare scelte di gameplay da altri prodotti riusciti e confezionare un gameplay aperto, calibrato e convincente. Molto curata è poi anche l’ambientazione, grazie al tratto distintivo di Viktor Antonov, ed il background narrativo, con un protagonista intrigante ed un mondo che si plasma sullo sfondo in base al nostro stile di gioco, buono o cattivo che sia. Scegliere è l’azione principale che si effettua in Dishonored, un piacere che troppi giochi di oggi ci precludono. Che vi piaccia pensarvi delle spie silenziose ed invisibili piuttosto che rapidi e letali assassini, il titolo Arkane Studios ha da dare moltissimo, rendendosi il primo must-have dell’autunno 2012.
This post was published on 8 Ottobre 2012 10:17