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Recensione: Original Journey

Sviluppato dal team completamente indipendente Bonfire Studios e distribuito da Another Indie, Original Journey si presenta come un platform con elementi action e una spruzzatina di tower defence con grafica realizzata a mano che ci mette nei panni di un Ato, specie aliena somigliante ad una pallina rimbalzina con le gambe, che deve intraprendere un glorioso viaggio attraverso lo spazio profondo per trovare un nuovo pianeta da colonizzare e su cui stabilire la propria civiltà. E fin qui, niente di male. Il gioco è di base uno shooter a due dimensioni a tema sci-fi e di più non vuole essere. O meglio, ci prova ma inciampa malamente.

Specifichiamo che allo stato attuale il gioco risulta ancora in fase beta per cui dal momento in cui lo abbiamo provato noi all’effettiva uscita le cose potrebbero cambiare.

Il problema è che se le cose non cambiano, il gioco completo sarà più fonte di frustrazione che di epocali scontri con creature aliene ostili armati fino ai denti. Perché una grafica carina non basta per coprire dei difetti abbastanza madornali di game design.

Partiamo dalla storia, che promette grande coinvolgimento da parte del giocatore ma è portata avanti in maniera estremamente macchinosa, tra dialoghi scontati lunghissimi e email ancor più lunghe e spesso e volentieri inutili. Inoltre il tutorial espositivo è talmente lungo da diventare rapidissimamente tedioso, invece che spingervi ad andare avanti. Troppa esposizione tutta in una volta non fa mai bene, a livello narrativo. Se poi non puoi nemmeno mandare avanti i dialoghi per leggerli alla tua velocità e non a quella impostata di base per lettori molto, molto lenti, è pure peggio.

Nulla di cui lamentarsi per quanto riguarda la grafica, molto carina e accattivante con quell’effetto retrò della scelta dei colori, ovvero nero e varie sfumature di verde come nel primo GameBoy, con qualche punta di rosso per identificare i nemici.  Stessa cosa vale per il sonoro, per quanto le musiche siano un tantino ripetitive a lungo andare gli effetti sono invece molto piacevoli e ben azzeccati, anche se ogni tanto il rumore degli spari vada fuori sincrono con l’animazione.

E qui veniamo al tasto dolentissimo del comparto tecnico di Original Journey: i comandi. Al momento scordatevi di giocare bene se non avete un pad della Xbox – non che con quello si giochi da favola. Sebbene l’implementazione di altri controller è in corso d’opera, al momento anche solo pensare di avvicinarsi a Original Journey senza un pad Xbox è improponibile, e anche con quello i comandi sono, per dirla in modo carino, scivolosi, poco responsivi e in sostanza ti mettono i bastoni fra le ruote tanto quanto la narrativa macchinosissima che già da sola fa venire voglia di smettere di giocare.

Allo stato attuale maneggiare Original Journey con mouse e tastiera – ma anche col pad della Xbox – è un po’ come cercare di afferrare un maiale coperto di grasso. Ce la si può fare, non è impossibile, ma a metà strada ti fermi, guardi il maiale e pensi: “ma non mi conviene andare a comprare le braciole dal macellaio?”. E credeteci, portare a termine Original Journey non è una impresa facile. Non perché sia brutto, ma perché incontrollabile. Stilisticamente parlando è una piccola perla verde e nera, ma con dei comandi così non c’è art direction che tenga, non ce la si può fare. Se il gioco si riduce ad una lunghissima sequenza di “vai qui, ammazza gente, raccogli roba, vai alla base, fai upgrade, ripeti alla nausea” e per di più ha dei comandi gestiti così male, non si va lontano.

Ci siamo ritrovati davanti un titolo che, nonostante manchi poco più di un mese dall’uscita, necessita ancora di tantissimo lavoro per renderlo effettivamente giocabile e godibile, soprattutto alla luce di forti lacune sia per quanto riguarda il comparto tecnico che per quello narrativo. Potrebbe essere un indie da tenere sott’occhio, ma al momento, è meglio tenerlo da un’altra parte, ne va della salute del nostro fegato.

Ricordiamo che il gioco uscirà il prossimo 16 Agosto e sarà acquistabile su piattaforma Steam.

This post was published on 15 Agosto 2017 17:00

Eleonora Muzzi

Professionista del doppio senso, videogiocatrice da un quarto di secolo, scrittrice per hobby, geek da sempre. Alla ricerca di più posto per sistemare i fumetti e videogiochi. Gioco ad un po' di tutto, non ho un genere preferito in assoluto, ma tendo a prediligere FPS con elementi RPG e stealth, anche se di tanto in tanto potreste trovarmi in un tunnel chiamato Cities Skylines in cui mi rintano per settimane a volte, dimenticandomi che esistono altri tipi di gioco.

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