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Recensione Serial Cleaner

PULIRE, UN DURO MESTIERE CHE QUALCUNO DEVE PUR FARE

Stati Uniti d’America, anni ’70. Pantaloni a zampa d’elefante, Ray-Ban d’ordinanza stile Aviator, station wagon familiare marroncino chiaro. In questo background attinto a piene mani dal cinema e dalla musica di quegli anni, ifun4all sforna un gioco in grado di divertire ribaltando completamente le prospettive. Se infatti fino ad oggi siamo stati abituati a vestire i panni di killer senza scrupoli, di “driver” della mala, in questo Serial Cleaner dovremo occuparci invece del sistemare i danni e ripulire dopo lavoretti tutt’altro che perfetti. Il nostro scopo sarà infatti quello di far sparire prove e cadaveri da varie scene del crimine, ovviamente senza farci beccare dagli sbirri.

Un logo che già ci dice tutto

SONO IL SIGNOR WOLF E RISOLVO PROBLEMI

Questa frase potrebbe essere il perfetto incipit del nostro eroe. Come Mr. Wolf in Pulp Fiction, costretto ad intervenire per ripulire il casino creato da Vincent e Jules, cosi noi ci troveremo a dover “ripulire” varie e sempre più complesse scene del crimine, mentre orde di poliziotti cercheranno di renderci dura la vita. Se l’idea alla base del gioco è abbastanza semplice, le missioni non lo sono affatto. Il gameplay infatti ci farà iniziare accanto alla nostra Station wagon, parcheggiata lungo il perimetro della mappa e avremo il comando del nostro protagonista con una visuale dall’alto, in grado di farci vedere ogni ambiente del livello. I poliziotti avranno un classico cono visivo, entrati all’interno del quale li metteremo in allarme e verremo rincorsi. I poliziotti sono molto più veloci di noi, quindi, quando si viene scoperti, se non si trova un riparo al volo in genere si viene beccati e la missione ricomincia.

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Sono Mr. Wolf e risolvo problemi

SANGUE, SANGUE E ANCORA SANGUE

In ogni missione avremo sicuramente uno o più corpi da far sparire e varie prove da raccogliere. In giro per la mappa poi ci imbatteremo in “souvenir” da prendere in modo opzionale per riempire la nostra collezione di oggetti dalle varie scene del crimine. Se nelle prime missioni fila tutto abbastanza liscio e si inizia a prendere confidenza con dei comandi abbastanza intuitivi, dal terzo livello le cose già cambiano. Qui infatti ci troveremo a fare i conti con il terzo incomodo: il sangue. Come ogni scena del crimine che si rispetti anche in Serial Cleaner avremo abbondanti quantità di sangue sparse per il livello, che faranno scivolare il nostro pulitore rendendo difficoltosa la fuga dagli sbirri. Per fortuna con R2 potremo azionare la nostra fantastica lucidatrice, in grado di smacchiare e rimuovere anche le macchie più ostinate. Ci troveremo cosi a lavare via furiosamente il sangue mentre fuggiamo dalle ronde dei vigilanti. Una volta trovata una prova basterà premere X per metterla in tasca mentre, quando troviamo un cadavere, dovremo premere quadrato per caricarcelo in spalla. Nella mappa ci sono dei punti speciali dove nascondersi dagli sguardi di chi ci da la caccia, come armadietti, scatoloni, macchine, camper ma, badate bene, quando portate cadaveri non potrete nascondervi e dunque dovrete unicamente darvela a gambe levate arrivando fino alla macchina e scaricando li i corpi. Per avere però un quadro generale della situazione potremo sempre usare i nostri “sensi di ragno” attivabili con L2 e osservare tutta la mappa comprensiva di oggetti, corpi, ripari e di tutti gli spostamenti delle guardie su di essa. Insomma, quello che ci serve per capire come e quando muoversi.

Ecco una “tranquilla” mappa tipo

QUALCHE PECCA

Anche se l’idea è sicuramente carina, realizzata con un suo stile vintage che ci fa subito venire in mente l’america di Miami Vice o Magnum PI, Serial Cleaner non è esente da pecche. Il gioco, sopratutto nei livelli più avanzati diventa abbastanza frenetico, obbligandoci a grosse fughe sacco in spalla che lasciano poco alla pianificazione e alla strategia. Subentra poi, dopo qualche ora di gioco, un pizzico di monotonia nel dover fare più o meno le stesse cose. Aspetti, studi le mosse della polizia, ti muovi evitando gli sguardi, ti ripari, carichi i cadaveri e sgommi via. Ogni missione sarà intervallata da momenti nella casa del nostro Serial Cleaner. Qui avremo la nostra premurosa mamma a prendersi cura e a cucinare per noi e potremo interagire con vari elementi dell’arredamento, quali radio, TV e telefono, fondamentale come nei primissimi GTA per prendere i nostri contratti. Dal rapporto del nostro Serial Cleaner con la madre, per un istante ho immaginato un protagonista con un carattere introverso, quasi sociopatico che mi ha fatto pensare al cattivo di: “Non è un paese per vecchi”. Ecco, se dovessi immaginare il mio pulitore, probabilmente immaginerei un Anton Chigurh.

Gli mancano solo i baffi e i Ray-Ban

QUALCHE PICCOLA CHICCA

L’idea che ci si fa, spulciando un po’ questo Serial Cleaner, è quello di un gioco pieno zeppo di riferimenti e easter eggs. Possiamo infatti scegliere vari “abbigliamenti” per il nostro eroe, che vanno da un costume da Drugo (Arancia Meccanica) a quello da Bride, la Sposa (Kill Bill), passando per Scarface e altri ancora che non sono riuscito a riconoscere. Ci saranno riferimenti spassosi, come il massacro al “The Deadly Telegrafh” (invece che Daily) e ancora chicche su chicche, riferimenti da indovinare che richiedono una buona cultura cinematografica. Tutto questo fa pensare ad un gioco pensato per essere un grande omaggio, un modo per vedere l’altro lato di quell’America cinematografica. Siamo abituati a vedere massacri, colpi, omicidi ma non ci siamo mai fermati a pensare al dopo. Ora, sembra invece che più di qualcuno inizi a puntare lo sguardo su quelle che sono le figure collaterali e, in questo senso, non posso non citare l’apparizione del Damage Control nell’ultimo film Marvel di Spider-Man. Insomma, gloria anche per chi deve sistemare ed era ora diremmo.

Pulisci, pulisci, pulisci!

Serial Cleaner è uno stealth game che conosce bene il pubblico a cui è rivolto. Ci regala un’ambientazione molto ben riuscita, facendo un saggio uso dello stereotipo. Le meccaniche di gioco sono semplici, quasi basilari, ma la difficoltà non lo è affatto, rendendolo un gioco che richiede un certo studio, tempo e pazienza per essere affrontato al meglio. Combinazione questa, unita alle citazioni cinematografiche, che lo rendono un prodotto pensato per un pubblico maturo e amante delle sfide. Non un gioco per tutti insomma, che potrebbe scoraggiare i novizi o i giocatori sprovvisti della necessaria pazienza. Al netto di questo, e di un pizzico di ripetitività di fondo, resta un gioco davvero apprezzabile, in cui non sarà facile cogliere tutte le citazioni inserite.

Grazie a: iFun4all

This post was published on 15 Luglio 2017 12:00

Mauro Zini

Collaboratore presso Lineadiretta.it e Player.it. Appassionato di libri, cinema, serie Tv e videogiochi. Nerd da quando non era di moda esserlo. Coach di basket e istruttore di minibasket accreditato presso la FIP.

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