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Recensione: The Dishwasher – Vampire Smile

L’hack&slash non è morto!

Un po’ come il punk.

Seguito di The Dishwasher – Dead Samurai, The Dishwasher – Vampire Smile esce inizialmente tramite la piattaforma Xbox Live Arcade nell’Aprile del 2011 prodotto da Ska Studios, e a sei anni di distanza viene portato anche su PC tramite Steam, ottimizzato sia per lavorare in ambiente Windows che Linux e MacOS.

Si tratta di un beat ‘em up a scorrimento orizzontale, nella sua più classica delle definizioni, condito in salsa gore con un tocco di fantascienza e horror per aggiungere qualche spezia in più. In questo capitolo potremo vestire i panni sia del protagonista del primo gioco, ovvero l’anonimo Lavapiatti, che di sua sorella Yuki, in due campagne ben distinte con la loro storia e le sue ambientazioni separate. Una volta finito il brevissimo prologo che riprende da dove Dead Samurai era terminato, avremo la possibilità di scegliere quale campagna giocare, per poi essere catapultati in un mondo distopico, monocromatico, violento e crudele, dove si svolgerà la nostra storia.

Fan del gore, questo è il vostro gioco

Di base il concetto non cambia, scopo del gioco è affrontare orde di nemici armati fino ai denti il cui unico scopo è farci la pelle.

Siano essi esseri umani, sottospecie di zombie o creature grottesche uscite dal peggior incubo lovecraftiano non importa, vorranno tutti ammazzarci, per un motivo o per un altro, e noi dobbiamo sopravvivere.

Accompagnati da un gattino nero se interpreteremo Yuki o da un corvo se prenderemo il comando del Lavapiatti, avremo a disposizione un discreto arsenale, sia di armi da taglio che da fuoco, con cui far fronte alle ondate di nemici che ci si pareranno davanti, e credetemi quando dico che avrete bisogno di tutte le armi, i power up, e gli oggetti per recuperare salute che troverete in giro, perchè questo gioco è tosto.

Non difficile all’estremo, con un’AI che non ti perdona neanche la più piccola delle sviste, ma già a difficoltà normale pone un certo grado di sfida, e morire non è cosa così rara. Fortunatamente i check point e i punti di respawn sono parecchi, il che evita la frustrazione di doversi rifare tutto il livello perchè si è morti al boss finale dell’area.

Grande punto di forza di Vampire Smile è il comparto grafico. Con i disegni fatti a mano e le animazioni fluide e belle da vedere, il gioco è incredibilmente piacevole da guardare, per quanto la scelta dei colori tendente al bianco, nero e sfumature di grigio renda tutto un po’ caotico, soprattutto quando su schermo compaiono molti nemici e gli schizzi di sangue, unico elemento di colore del gioco assieme ai segnalini dei personaggi.

Gli ambienti scuri e industriali la fanno da padrone

Va però detto che con una grafica così semplice e a tratti minimal il gioco scorre bene anche su sistemi datati e poco performanti, senza cali di frame di alcun tipo, freeze o altri problemi di questo genere.

Anche il sonoro brilla in particolar modo, coi suoni degli spari, dei fendenti e degli arti mozzati fatti molto bene, oltre ad una colonna sonora molto piacevole e mai ripetitiva, soprattutto se vi piacciono certi generi come il punk e il metal.

Inoltre va detto che per essere un titolo indipendente gode di una discreta longevità, grazie alle due campagne distinte, la modalità sfida arcade, e le sfide del Lavapiatti che vi terranno incollati al gioco per ben più delle due, massimo tre ore tipiche di un gioco indie.

Per concludere col comparto tecnico, bisogna dire che i comandi sono ben ottimizzati. Scordatevi di giocarlo con mouse è tastiera, Vampire Smile ha bisogno di un controller, o diventa indecentemente difficile. Durante la prova è stato utilizzato un Dualshock 4 e i comandi erano responsivi, ad input corrispondeva l’azione richiesta e non vi era lag.

In tutto ciò, siamo di fronte ad un titolo perfetto?

No, ovviamente, anche The Dishwasher – Vampire Smile inciampa ogni tanto, come tutti, anche i grandi capolavori.

Primo fra tutti, la storia sembra quasi lanciata lì per caso. Non che sia brutta, ma è un tantino deboluccia. Inoltre lascia perplesso il fatto che abbiano portato su PC questo titolo in particolare e non il primo della serie, Dead Samurai, il gioco che in effetti fa partire la saga del Lavapiatti, visto che comunque i titoli sono strettamente collegati a livello di narrativa.

Va inoltre ricordato che come detto sopra, quando vi sono molti elementi su schermo la palette dei colori purtroppo rende l’azione un po’ confusionario, e dato che uno degli elementi principali del gameplay è la schivata, può succedere di ritrovarsi a non sapere più dove sta il personaggio da noi controllato, nascosto in mezzo a mob che ci somigliano un po’ troppo e dietro a schizzi di sangue che coprono la visuale, sebbene per qualche secondo al massimo.

Un altro problema da noi riscontrato è un assurdo incremento della difficoltà durante le boss fight. Il “difetto” è probabilmente dovuto al problema di cui sopra, ma se a difficoltà normale il gioco durante i livelli è relativamente semplice se giocato con un po’ di attenzione, durante le boss fight diventa molto, molto difficile.

Già è una boss fight per cui ti ritrovi a combattere contro qualcosa che è ovviamente più potente dei mook normali che incontri prima e dopo, ma se oltre ad un avversario decisamente più forte, con più vita e magari la possibilità di rigenerarla, se poi arrivano anche altri NPC a renderti la vita difficile – e ci sta – ma hai delle dinamiche per cui fai fatica a distinguere il tuo personaggio dal mucchio di nemici attorno a te, diventa veramente molto, molto difficile.

La campagna di Yuki sarà intervallata da sequenze oniriche

In sostanza, The Dishwasher – Vampire Smile è un gioco che parte già di per sè molto bene, con una base molto solida già nella sua versione per XBox che è stata mantenuta inalterata nel suo porting per PC.

Ska Studios si conferma una piccola perla tra gli sviluppatori indipendenti, con titoli ben congeniati e che spiccano tra gli altri soprattutto per una direzione artistica superba, l’azione veloce e l’immediatezza dei propri lavori. Questo porting fa brillare la qualità di The Dishwasher – Vampire Smile, come già il gioco stesso aveva brillato all’uscita sulla sua piattaforma originale.

Pro
Art direction superba
Azione veloce
La verticalità è sfruttata magnificamente
Ottimo ritmo
Buon sonoro
Divertimento assicurato

Contro
A tratti caotico e i colori non aiutano
Storia un po’ debole e confusionaria
Troppa differenza di difficoltà tra mob e boss

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Requisiti
Minimi
Sistema operativo: Windows Vista
Processore: Intel Core 2 Duo 2.8 GHz or equivalent
Memoria: 1 GB di RAMScheda video: OpenGL 3.0+ support
Memoria: 1 GB di spazio disponibile
Raccomandati
Sistema operativo: Windows 7
Processore: Intel Core 2 Duo or AMD Athlon 64 X2 5600+
Memoria: 2 GB di RAM
Scheda video: OpenGL 3.2+ support
Memoria: 1 GB di spazio disponibile
Controller Pienamente Supportato

This post was published on 26 Maggio 2017 12:00

Eleonora Muzzi

Professionista del doppio senso, videogiocatrice da un quarto di secolo, scrittrice per hobby, geek da sempre. Alla ricerca di più posto per sistemare i fumetti e videogiochi. Gioco ad un po' di tutto, non ho un genere preferito in assoluto, ma tendo a prediligere FPS con elementi RPG e stealth, anche se di tanto in tanto potreste trovarmi in un tunnel chiamato Cities Skylines in cui mi rintano per settimane a volte, dimenticandomi che esistono altri tipi di gioco.

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