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Journey – Recensione

Recensione di Naima

Journey è arrivato su PlayStation 3 proponendo a noi videogiocatori un’avventura particolare e affascinante, creata da thatgamecompany, ovvero quegli sviluppatori già conosciuti e apprezzati per fl0w e Flower, due tra i titoli scaricabili più originali proposti in questa generazione di console. Si tratta di un gioco che si discosta notevolmente da quello che siamo abituati a vedere su console, è infatti una sorta di viaggio, una narrazione visiva con possibilità di gioco online e con dettagli tecnici di tutto rispetto pur essendo un titolo proposto in digital delivery.
Il viaggio ha inizio
Journey racconta la storia di una vita: avviando l’avventura, incontreremo su un pianeta misterioso il nostro protagonista, un umanoide che si risveglia in mezzo al deserto ed è intenzionato a trovare uno scopo per la propria vita, che viene rappresentato da thatgamecompany come una montagna che brilla in lontananza. Sarà questo l’obiettivo da raggiungere: partirà da qui un viaggio solitario e misterioso, pieno di avventure ma anche di pericoli e avversità. Cosa nasconderà questo punto luccicante della montagna? Per scoprirlo, attraverseremo scenari immensi, per lo più deserti, dove dovremo esplorare costruzioni che celano segreti, messaggi e misteri. Molti di questi messaggi non sono disponibili inizialmente poiché disposti in punti alti, ma per fortuna il nostro protagonista sarà più in là capace di comunicare con volatili che ci daranno la capacità di saltare e volare per un periodo di tempo limitato. Questo potere crescerà man mano che raggiungeremo determinati punti chiave dell’avventura e quando andremo a toccare uno dei simboli brillanti che troveremo nei vari scenari.

Giocabilità semplice ma coinvolgente
Il gameplay di Journey è piuttosto semplice ma offre una grande capacità di interazione e di scoprire vari punti di vista: il gioco racconta di un viaggio che tutti faremo nella vita, utilizzando delle metafore molto sottili, chiave però di questo nuovo progetto di thatgamecompany. Potremo controllare il nostro protagonista con la levetta sinistra del pad di PlayStation 3, mentre con la levetta destra avremo un pieno controllo della videocamera, cosa che permette anche di vedere porzioni di scenario che altrimenti perderemmo. Il tasto cerchio viene utilizzato per interagire e per comunicare con le creature che incontreremo nel corso dell’avventura e sarà inoltre quello necessario ad attivare alcuni meccanismi, mentre il tasto X serve per saltare. I comandi sono tutti qui: semplici (forse fin troppo), fruibili da tutti, anche da chi non è molto avvezzo con il mondo dei videogiochi ed è alla ricerca di un qualcosa di inedito, particolare.
Viaggeremo dunque nel tentativo di arrivare sulla montagna che brilla in lontananza, alla ricerca di segreti nascosti, risolvendo enigmi – molti davvero semplicissimi, quasi banali – e schivando pericoli. Nel corso del gioco troveremo anche delle rune sospese a mezz’aria, e raccogliendole potremo aumentare la lunghezza della nostra sciarpa (ovvero la nostra riserva di energia). Anche gli stendardi possono essere usati come riserva di energia oppure, in qualche caso, come se fossero interruttori così da poter proseguire il viaggio.

Gli incontri online
Durante l’avventura potremo incontrare casualmente un altro giocatore (reale, non gestito dal computer), con il quale potremo decidere di condividere o meno parte del nostro peregrinare. Certo, non conosceremo l’identità dell’altra persona e non potremo parlarci, ma avere un compagno con cui attraversare il deserto è qualcosa di magico, che va a generare emozioni, sfidando quel senso di solitudine che caratterizza comunque il gioco. Il multiplayer sarà possibile solo se si decide di giocare a Journey collegandosi al PlayStation Network, e in qualsiasi momento i server potranno farci incontrare un altro giocatore che sta passando nelle medesime dune che stiamo solcando. Possiamo decidere di ignorarci oppure possiamo procedere insieme passo dopo passo e magari collaborare per proseguire. Il comparto multigiocatore offre dunque quel surplus che aggiunge uno spessore in più al gioco e offre anche qualcosa in termini di rigiocabilità. È comunque consigliato di sfruttarlo solo la seconda volta che si giocherà a Journey.
Un’avventura coinvolgente, ma estremamente breve
Il viaggio di Journey dura molto poco, ovvero circa due ore. Si tratta di un’avventura tanto intensa quanto breve e probabilmente saranno in molti a considerare il prezzo alto (13 euro) per una durata così effimera. Certo, lo si può rigiocare, magari puntando per la seconda volta proprio sulla chiave multiplayer, ma c’è da dire che Journey è in grado di regalare il meglio di sé quando lo si gioca per la prima volta, soprattutto da soli. In questo caso, ci si lascerà maggiormente perdere tra sabbie finissime, dune, senso di afa, un’esperienza sonora di buono spessore e soprattutto quel senso di desolazione tipico di quest’esperienza.
Grafica e sonoro
Ottimo il comparto tecnico di Journey, che a livello artistico possiede rifiniture di buon livello: templi, cascate, sabbia dorata, mosaici di grandi dimensioni, creature, esseri giganti e l’intera ambientazione sono stati realizzati dagli sviluppatori in modo personale, accurato e pieno di stile. Buoni gli effetti, soprattutto per quanto riguarda la sabbia e l’incidenza che la luce del sole ha su di essa, così come la neve e l’effetto del vento. Una menzione speciale va al livello conclusivo del gioco, spettacolare e con un crescendo che ci permetterà di godere, attraverso una particolare posizione della videocamera, di un design che probabilmente lascerà in molti a bocca aperta. Buono anche il comparto sonoro, minimal ma efficace, con musiche che danno quel valore aggiunto all’avventura perché uniscono energia, forza e spiritualità in ogni momento del nostro viaggio.
Conclusioni
Journey è un viaggio molto speciale, unico, personale. Ognuno di noi affronterà un’avventura diversa, dove è stato posto un accento sul senso di solitudine ma a livello artistico e visivo, si tratta di un titolo brillante. Di contro c’è da dire che nessuno avrà la stessa esperienza, che i puzzle avrebbero dovuto essere sviluppati un po’ meglio e proposti anche in chiave anche leggermente più difficoltosa, e soprattutto che si tratta di un gioco breve, troppo breve, così come molti di noi credono che sia la vita: Journey è una metafora del viaggio che tutti dovremo compiere nella nostra esistenza, un gioco molto particolare che piacerà soprattutto agli amanti dei titoli non di stampo classico.

This post was published on 13 Marzo 2012 15:16

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