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Uncharted: L’Abisso d’Oro – Recensione

Sviluppato da SONY Bend, i talentuosi ragazzi dietro Syphon Filter, arriva finalmente anche in Italia Uncharted: L’Abisso Dorato, il prequel della famosa serie di Naughty Dog sviluppato in esclusiva per PlayStation Vita. A pochi giorni dalla sua release, abbiamo avuto la possibilità di giocarci e questa è la nostra recensione.

COME SEI GIOVANE NATHAN

Ambientato alcuni anni prima di Drake’s Fortune, il primo capitolo della serie, In Uncharted: L’Abisso d’Oro indosseremo come sempre i panni di Nathan Drake, affiancato dall’onnipresente amico e compare di mille avventure Sully. La storia alla base di questa avventura verte sempre sul dualismo tra bene e male, da una parte avremo Marisa Chase, giovane donzella alla ricerca del nonno archeologo scomparso nelle foreste dell’America centrale e dall’altra Dante, cercatore di tesori e inizialmente datore di lavoro di Nathan. Il setting è l’America centrale con il nostro personaggio alla ricerca di Quvira, un luogo menzionato da Francisco Vazquez de Coronado durante la sua spedizione del 1541 alla ricerca delle “Sette Città d’Oro” .

 


TGS 2011 Uncharted Golden Abyss Gameplay

 

Rispetto all’ultima avventura di Nathan e al suo diretto predecessore, L’Abisso d’Oro non presenta comunque la profondità nella trama e quei veri colpi di scena che le opera di Naughty Dog ci hanno regalato. La storia imbastita dai ragazzi di Sony Bend è semplice e non particolarmente profonda, molto lineare da un certo punto di vista, un po’ come era il primo Uncharted.

Detto della trama, di cui non vogliamo raccontarvi troppo per permettervi di goderla appieno, passiamo al gameplay vero e proprio che oltre a basarsi pesantemente sulle basi imposte del marchio, rinnova e amplia l’esperienza del giocatore grazie soprattutto alle caratteristiche di PlayStation Vita. Il gameplay di Uncharted: L’Abisso d’Oro è come sempre il classico mix fatto di storia, puzzle con sessioni platform e azione diretta sul campo. Il sistema di controllo alla base è identico a quello degli altri Uncharted, i tasti dorsali servono a mirare e sparare, lo stick sinistro a muoversi e il destro a gestire la telecamera, mentre la croce direzionale ci consente di cambiare arma. A questi controlli poi sono stati aggiunti quelli gestibili attraverso i due pannelli touch o il movimento della console, comandi che a volte si affiancano e a volte sostituiscono quelli di default. Le fasi in cui risolvere i puzzle e o affrontare le sessioni platform sfruttano al meglio le novità introdotte attraverso Vita. Si parte dai molteplici compiti secondari con i collezionabili, ad esempio, più numerosi rispetto alla serie casalinga. In questi momenti ci ritroveremo a dover toccare lo schermo o muovere le dita dietro la console per raccogliere oggetti, scalare pareti, copiare con il carboncino dei bassorilievi e spostare e girare fogli come se fossero tessere di un puzzle da dover incastrare nel modo migliore. Un compito secondario legato alle foto da scattare in luoghi specifici poi, ci porta a dover spostare la console per inquadrare meglio il nostro obiettivo, un po’ come se stessimo guardando il monitor LCD di una macchina reflex.

 

 

Questi comandi sono stati portati poi anche nelle fasi action in cui, armi in mano dovremo combattere contro i nemici. Se il lancio di granate e oggetti di questo tipo è stato semplificato, basta infatti strisciare sul monitor il dito nella direzione in cui vogliamo lanciare la granata per vederla partire, stessa semplificazione non è stata data nel combattimento corpo o corpo o nella gestione della mira precisa quando si usa un fucile da cecchino. Nel primo caso, dopo aver mandato a segno un paio di colpi, la nostra azione verrà fermata da Quick Time Event che a dispetto del loro nome, saranno estremamente lenti – talmente tanto da rischiare di risultare fastidiosi con il tempo. Ciò porta i nemici ad essere semplici da eliminare, anche troppo semplici nonostante il grado di difficoltà scelto all’inizio dell’avventura. Nel secondo caso invece a gestire il movimento del nostro mirino sarà il movimento della console e non degli analogici. Se con le fotografie questo movimento è divertente e interessante, stessa cosa non avviene con un fucile da cecchino durante gli scontri, dato che basta un movimento sbagliato per ritrovarci a spostare la console di fronte a noi come pazzi alla ricerca di chi ci sta sparando.

 

 

Del tutto assente il comparto multiplayer, ma ciò non danneggia la longevità che, solo per portare a compimento la storia, ci chiede un impegno variabile che va dalle otto alle dieci ore, ulteriormente ampliabili alzando il grado di difficoltà o raccogliendo la spropositata quantità di collezionabili presenti all’interno del gioco. Da segnalare comunque che esiste una componente online denominata “Mercato Nero” e aggiunta attraverso un DLC gratuito al day one, componente che ci consente attraverso la funzione NEAR di PlayStation Vita, di scambiare le carte dei mercenari con i giocatori vicini a noi.

NON CREDO A QUELLO CHE HO TRA LE MANI

Dal punto di vista tecnico Uncharted: L’Abisso d’Oro è un vero e proprio gioiello, anche se di tanto in tanto si può notare qualche leggera incrinatura nell’opera di SONY Bend. La più evidente è il framerate che tende a scendere durante le fasi di combattimento più concitate – la cosa non rende il titolo ingiocabile, ma i rallentamenti si vedono e si sentono.Altra pecca è la resa dei personaggi secondari, se Nathan, Sully e quelli di primo piano rispecchiano in tutto e per tutto le controparti casalinghe, gli NPC, come i personaggi di contorno e i nemici, presentano un livello di dettaglio nettamente inferiore e che quasi stona con il resto della produzione. Ottime le ambientazioni, tanto quelle esterne come la rigogliosa giungla ammantata di verde e intervallata da rocce e fiumi, quanto gli interni come sotterranei e caverne più o meno ampie che si illuminano e risplendono alla luce di torce più o meno potenti. Altro difetto, se così lo si vuole definire, sono gli effetti particellari e volumetrici, generalmente di buona fattura, ma nettamente distanti dagli standard che soprattutto il terzo capitolo della serie Uncharted ci ha mostrato.

 

 

Difetti a parte tuttavia, la resa generale della creatura di SONY Bend, considerando soprattutto che si tratta di un’opera prima sviluppata su una neonata console, è ottima e rappresenta senza ombra di dubbio un nuovo standard qualitativo per tutti gli altri sviluppatori, così come fu il primo Uncharted per l’allora giovane PlayStation 3 – e la nostra speranza è che anche su PS Vita, Uncharted possa offrire la stessa curva di crescita vista su PS3.

Ottimo come sempre il comparto audio con il doppiaggio interamente in italiano che ripropone le voci già conosciute nei tre capitoli casalinghi della serie. Ottime anche musiche ed effetti che si avvalgono dell’esperienza maturata in passato dai ragazzi di Naughty Dog.

CONCLUSIONE

Con Sony Bend a capo del progetto, Uncharted: L’Abisso d’Oro aggiunge alla serie di Naughty Dog un buon capitolo, ma non all’altezza della serie casalinga. Il framerate balla un po’ troppo, l’IA è fin troppo semplice e mancano tutte quelle chicche che da Drake’s Fortune a Drake’s Deception hanno fatto grande la serie Uncharted. Tuttavia, se si chiude un occhio ai difetti, vedremo tra le nostre mani un titolo estremamente longevo, divertente e in grado di mostrarci cosa la nuova console di SONY è in grado di fare e soprattutto di offrire in futuro.

In conclusione Uncharted: L’Abisso d’Oro è senza ombra di dubbio un titolo imperdibile per questa console, non altrettanto per la serie che con questo primo capitolo portatile sembra aver fatto troppi passi indietro. Manca la cura del dettaglio tipica di Naughty Dog, ma per il resto il gioco merita ogni centesimo speso per il suo acquisto.

VOTO: 8.0 SU 10

 

This post was published on 20 Febbraio 2012 16:54

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