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Saints Row: The Third – Recensione

Nato come una esclusiva per Xbox 360 e da subito paragonato al gioco allora di punta del genere, GTA: San Andreas, Saints Row si presenta per la terza volta sul mercato dopo tre anni di pausa dal secondo capitolo. Saints Row: The Third ha da subito messo in campo le sue carte: non esistono regole e non esistono limiti. Volete girare per la città nudi picchiando con un enorme fallo viola ignari passanti? Volete far ballare la break dance ai poliziotti usando un’arma spara polipi? Avete sempre sognato di comandare con un gesto della mano un jet che faccia saltare in aria i vostri nemici? In Saints Row: The Third tutto questo è possibile e ovviamente non è tutto qui.

TRASLOCO A STEELPORT

Dopo aver conquistato e dominato le strade di Stilwater ed essere diventati dei criminali con fans, pubblicità e merchandising vario tra magliette, cappellini e tanto altro, i Saints si sentono intoccabili, ma l’ultimo colpo ideato farà capire loro che le cose non sono come pensano. La banca adocchiata per la rapina è sotto il controllo del Syndicate, una potente organizzazione criminale internazionale che non vedrà di buon occhio l’intenzione dei Saints e in un rocambolesco susseguirsi di eventi, i nostri Santi si ritroveranno cacciati dalla loro città. Ci ritroveremo così a Steelport, una nuova cittadina rozzamente basata su New York City e l’intento dei Saints sarà di trasformare questa nuova città in ciò che era per loro Stilwater.
Indosseremo i panni del leader del gruppo e tra nuovi amici e vecchie conoscenze dovremo muoverci in città per conquistare rispetto, attività e soprattutto denaro e la via per ottenerli è la solita. Battere le tre gang presenti in città affrontandoli missione dopo missione e quartiere dopo quartiere, derubandoli dei loro club, fabbriche, attività e strade.


Trailer “Be Like No Other” di SR: The Third disponibile sulla GamesVideoTV

Per quanto sia assolutamente unico nel suo genere, il gameplay di Saints Row: The Third è quello classico di un titolo sandbox che va però a miscelarsi con uno stile decisamente unico. Il gioco punta tutto sul sorprendere e divertire grazie ad un susseguirsi di situazioni grottesche, esagerate e volgari, non nel senso negativo del termine, ma quella volgarità che indica un qualcosa spogliato di ogni regola, dalla decenza al pudore e messa a nudo nel suo crudo realismo. L’opera di Volition è fatta non per pensare, non per piangere o provare sentimenti, ma per ridere e farlo a crepapelle, senza limiti di audio o sguaiatezza.

Detto dunque del concetto alla base del gioco, passiamo ai suoi vari aspetti partendo dalla città. Avremo a nostra disposizione un’ambientazione ampia – divisa in questo caso in quattro isole maggiori – dove potremo avviare molteplici missioni secondarie oltre che affrontare una serie di missioni per persone sempre diverse. Le missioni sono le classiche, si va dal raggiungere e proteggere un compagno al distruggere un’attività nemica o rubare armi ed oggetti alle gang avversarie per far scoppiare la lotta nel vero e proprio senso della parola. Ogni missione ha una vita propria e tutto ciò che avremo prima non lo porteremo all’interno della missione, così come tutto ciò che otterremo in una missione scomparirà alla sua conclusione – alleati al nostro fianco, armi particolari, attenzione della polizia ed altro.

L’opera di Volition tuttavia non fa della trama o delle missioni il suo punto di forza, a farla da padroni a Steelwater è lo spettacolo e per questo gli sviluppatori hanno studiato un sistema che premi ogni azione fuori di testa che faremo, dal saltare sopra un passante per poi picchiarlo al volare attraverso il finestrino o parabrezza per metterci alla guida di un’auto e molto altro. Spicca qui, sopra ogni altra cosa, il combattimento corpo a corpo oltre a quello con le armi da fuoco. Avvicinandoci ad un pedone o un nemico potremo avviare lotte ravvicinate in cui eseguire potenti colpi che si sviluppano in brevi Quick Time Event. Si tratta di colpi come il saltare sulla schiena di un avversario per usarlo come slittino o prendergli al volo la faccia e sbatterla a terra per poi metterci in posa per una foto a terra come se nulla fosse successo. Per ogni azione otterremo dei punti e questi ci consentiranno di migliorare le abilità del nostro alter ego e della nostra gang – da una resistenza maggiore ai danni sino ad uno scatto più ampio.

Il vero fiore all’occhiello dell’opera di Volition è l’editor, dal personaggio ai veicoli, passando per abiti, edifici e il nostro gruppo. Grazie all’editor del personaggio su cui metteremo le mani praticamente da subito potremo modificare decine e decine di aspetti, dal colore della pelle all’altezza, passando per peso, forme e taglio di occhi, zigomi, muscoli, capelli, abiti e tanto, tanto, tanto altro ancora – alcuni disponibili da subito, altri sbloccabili aumentando il fattore principale del gioco, ossia il Rispetto. Saremo liberi di creare un alter ego realistico o totalmente impossibile e la scelta iniziale potrà sempre essere modificata in gioco recandosi da un chirurgo plastico – che si farà però pagar fior fiori di quattrini per cambiarci i connotati. Sempre attraverso il Rispetto poi avremo modo di sbloccare tanti negozi nel gioco, da garage per taroccare graficamente e fisicamente le auto sino a negozi di armi dove fare incetta di nuove bocche da fuoco, alcune tradizionali, altre tirate fuori da una mente decisamente fantasiosa.

Oltre alle armi, anche i mezzi vivono di questa doppia vita. Ci sono quelli classici come auto a due o quattro posti, moto, elicotteri ed aerei che si rifanno a mezzi della vita di tutti i giorni. A questi però si vanno ad affiancare veicoli assolutamente fuori da ogni logica come un divertentissimo mezzo in grado di aspirare noi o i passanti e poi spararli alla massima velocità in aria con, ovviamente, rovinose cadute o salvataggi dell’ultimo minuto grazie ad un tetto su cui atterrare prima di cominciare la dolorosa discesa verso terra.

La longevità offerta da Saints Row: The Third è decisamente ampia, una decina circa le ore richieste per completare la modalità giocatore singolo, più del doppio se si vuole invece puntare al cento per cento conquistando l’intera Steelport e portando a compimento le decine di missioni secondarie e sfide senza logica e regole che l’opera di Volition ci mette a disposizione. La vita di Saints Row: The Third è tuttavia decisamente più ampia. Se si avrà la giusta ironia e intelligenza da non cercare nell’opera di Volition un gioco maturo, ma solo un passatempo per farci due grasse risate in faccia alla realtà, ci ritroveremo costantemente con la voglia di giocare, di andare avanti ancora quei cinque minuti mentre chi ci sta vicino è già con il cappotto indossato e il piede che sbatte a terra per l’impazienza.

La longevità poi viene ulteriormente aumentata dal comparto online. Rimosso del tutto il multiplayer competitivo – qualcosa di cui effettivamente si sente la mancanza – a favore di un online cooperativo a due giocatori dove si potrà, in compagnia di un amico o di un giocatore pescato online al momento, condividere l’intera campagna giocabile in modalità singola o affrontare la modalità “Lorda”, la versione Orda rivista in tema Volition. Si tratta di una modalità classica nata in Gears of War dove i due giocatori dovranno cooperare per eliminare ondate di nemici che da un livello all’altro aumenteranno in numero, abilità e potenza.

UN GRANDE PASSO IN AVANTI

Il comparto tecnico dell’ultima opera di Volition è senza ombra di dubbio migliore rispetto a quanto visto in passato, seppur non sia esente da difetti. Permane un pesante effetto popup sull’intera ambientazione, visibile soprattutto al termine di missioni e compiti o al cambio tra interno ed esterno quando la mappa viene ricaricata. Il framerate poi non è quasi mai stabile, soprattutto quando scateneremo in campo la nostra più ampia potenza distruttiva con decine di auto e pedoni che salteranno in aria attraverso esplosioni più o meno ampie.
Buono il comparto animazioni, stilisticamente non distante da quanto visto in passato, ma forti ora di un motore fisico migliorato con movimenti più fluidi, ampi e realistici – eccezione fatta per le mosse spettacolari che in molti casi violano del tutto il concetto di forza di gravità. Discreta infine l’IA nemica che tende tuttavia ad usare sempre la solita tattica per mandarci all’altro mondo, ossia l’attacco in massa, forse anche a causa dell’assenza di un sistema di coperture, l’unica che potremo avere è infatti il corpo di un avversario da frapporre tra noi e il nemico – cosa che i nemici non possono fare.

Ottimo il comparto audio forte di un buon doppiaggio in lingua inglese – solo sottotitoli per i non anglofoni – e una colonna sonora ampia e sempre ben azzeccata, missione dopo missione. Ottimi anche gli effetti sonori, realistici quando serve e totalmente fuori di testa quando si accompagnano ad armi e mezzi altrettanto fantasiosi.


CONCLUSIONE

La terza iterazione della serie Saints Row si migliora sotto ogni aspetto. La trama è più ampia, la città più bella, le azioni possibili e il divertimento moltiplicati rispetto al passato. Anche l’editor ci offre molta più libertà, potremo creare di tutto praticamente, da Hulk ad una gentil donzella in panni estremamente succinti – e potremo anche non metterli proprio i panni. Se siete disposti a vivere un gioco senza logica alcuna e sempre oltre ogni limite di decenza e pudore, l’opera di Volition è ciò che fa per voi.

In conclusione Saints Row: The Third è un gioco nella sua più classica definizione. Non vuole far pensare, non offre una trama memorabile, ne un comparto tecnico perfetto o mozzafiato per una o l’altra caratteristica. E’ un gioco semplice, immediato, divertente da morire ed assolutamente senza regole.

VOTO: 8.5 SU 10

This post was published on 14 Novembre 2011 16:26

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