Video Anteprima Uncharted 3: L’Inganno di Drake disponibil sulla GamesVideoTV
TRA PASSATO E PRESENTE CON UN OCCHIO AL FUTURO
Come sempre l’aspetto principale di Uncharted è la trama e questo terzo capitolo non poteva essere da meno. Dopo aver abbandonato le orme del suo antenato nel secondo episodio, Nathan torna sui diari di Sir. Francis Drake in questa terza avventura per trovare la perduta città di Ubar chiamata anche Atlantide del Deserto, città che come la stessa Atlantide è sospesa tra storia e leggenda. Ben presto conosceremo l’antagonista principale di questo nuovo episodio, ruolo che per la prima volta sarà indossato da una donna, l’inglese Katherine Marlowe, anch’essa alla ricerca di ciò che Ubar ha tenuto nascosto nel corso degli anni. La trama tuttavia non ci racconterà solo il presente di Drake e questa sua nuova avventura, ma spazierà nel tempo portandoci di tanto in tanto nel passato di Nathan, divagazioni mai inutili, ma necessarie per comprendere al meglio la storia, oltre che ad aggiungere dettagli su dettagli alla figura del protagonista e dei suoi principali comprimari, Victor Sullivan in primis.
Tornano volti del passato e nuovi se ne vengono a scoprire come Katherine e il suo braccio destro Talbot, oltre a nuovi personaggi di cui non accenniamo nome, cognome e altri dati da carta d’identità per non rovinarvi la sorpresa. Tanto la regia quanto la recitazione dei personaggi nelle varie cutscene è ottima e mai fuori luogo, troppo lunga o posizionata in momenti errati togliendo al gioco ritmo o divertimento. La trama è quasi esente da difetti e diciamo quasi perché se per tutta l’avventura si vivranno momenti esaltanti, divertenti ed emozionanti, sarà il finale a lasciarci di sasso, una conclusione che non ci si aspetta di vivere e che conclude l’ottima avventura sotto tono, non solo rispetto al resto della trama, ma anche rispetto ai finali dei due precedenti episodi.
Uncharted 3 è come i suoi predecessori un titolo che fa di tre stili di gameplay il suo stile unico: shooter in terza persona, esplorazione e platform. Delle tre componenti è la prima che ha subito i maggiori cambiamenti, tanto in quantità che qualità. Oltre allo shooter classico armi in mano, Naughty Dog ha aggiunto un nuovo sistema di combattimento a mani nude che si ispira molto a quanto si può vedere in Batman: Arkham City. Seppur non sia così profondo, ora Nate potrà affrontare un nutrito gruppo di nemici a mani nude concatenando pugni, calci e malrovesci, oltre che utilizzare l’ambiente che lo circonda per eseguire colpi a volte micidiali ed altre volte più che altro comici. Potremo raccogliere bastoni, bottiglie e oggetti di ogni tipo o schiacciare la testa di un nemico contro un muro, una porta, lanciarlo oltre una finestra o una sporgenza. Non mancano poi le contromosse che si utilizzeranno soprattutto quando più nemici lavoreranno insieme con ad esempio uno che ci bloccherà alle spalle con un secondo pronto a scaricare il suo destro sulla nostra faccia o quando, come noi, il nemico raccoglierà un oggetto per usarlo contro di noi.
Nelle fasi shooting poi la gestione dei nemici è cambiata. Se per quanto riguarda Nate è tutto simile al passato, compreso l’uso delle coperture, i nemici ora si comportano in modo diverso, non solo qualitativamente, ma anche dal punto di vista della quantità.
Il numero di nemici che scendono in campo è decisamente inferiore se si fa il confronto con i due capitoli precedenti di Uncharted, ma tutti ora godono di una rinnovata IA che li ha resi decisamente più abili tanto con le armi quanto con le mani e soprattutto molto meno prevedibili. Il nemico si organizzerà sempre al meglio sfruttando tattiche avanzate come l’accerchiamento o l’uso di una esca per tenere la nostra attenzione da una parte quando gli altri tentano di prenderci alle spalle.
Restano infine esplorazione e platform che rispetto al secondo capitolo non sono stati rinnovati in nulla praticamente. L’esplorazione sfrutta sempre al meglio le abilità di corsa e arrampicata di Nathan con quest’ultime fasi rese più complesse da un maggiore uso di appigli temporanei e fasi scriptate che ci obbligano a modificare del tutto la tattica pensata inizialmente. Più profonda e meglio gestita anche la fase stealth che potremo utilizzare in più di una occasione per ripulire quasi completamente un’ambientazione dalla presenza dei nemici.
Godibili e mai troppo semplici o troppo complesse le fasi platform e gli enigmi da risolvere tanto usando l’ingegno che gli appunti che ci porteremo dietro nel nostro fidato libretto. Come sempre Naughty Dog ha anche pensato ai giocatori meno abili attivando dopo poco tempo un aiuto, un’indicazione o un segnalatore che serve a far capire cosa fare e come per andare avanti.
Buona la longevità della storia, circa dieci infatti sono le ore richieste per completare l’avventura di Nathan Drake, qualcosa in più se si punterà da subito alla massima difficoltà possibile. Le ore poi aumentano vertiginosamente se l’intento è quello di ottenere il 100% e raccogliere dunque i cento tesori, strana reliquia compresa e i 55 trofei PSN, quest’ultimi decisamente sottotono dato che per la maggior parte sono legati all’uso delle armi, del combattimento e dei tesori da raccogliere.
TUTTI INSIEME APPASIONATAMENTE
Non manca ovviamente la componente online che nei mesi scorsi abbiamo già ampiamente analizzato attraverso anteprime e speciali legati alla beta. Rispetto alla beta non è cambiato dal punto di vista tecnico, è solo la quantità di modalità, mappe, armi e abilità che è aumentata. Esperienza e denaro guadagnato nei match ci consentono di equipaggiare nuove armi e potenziamenti come ricarica rapida, caricatori ampliati, salute, respawn rapido e similari. Attraverso il denaro inoltre potremo migliorare l’aspetto del nostro alter ego che, grazie ad un editor, ci consentirà di utilizzare i personaggi del gioco modificandone l’abbigliamento, la voce ed altro ancora o modelli generali a cui rifare il look da capo a piedi.
Tante e ottime le modalità di gioco. Si parte dal deathmatch che si offre in tre versioni: classico, team e “2vs2vs2” ed una quarta opzione chiamata Estremo in cui si usa il deathmatch classico senza bonus, abilità secondarie e potenziamenti per i giocatori. Il deathmatch a squadre è reso maggiormente intrigante da un sistema di bonus in grado di mantenere il ritmo di gioco alto anche quando c’è un team che sta dominando, questi bonus infatti vengono sempre in aiuto del team che perde e se completati, gli consentono di recuperare parte dello svantaggio, se non porsi addirittura in vantaggio. Attraverso l’uccisione di un VIP, un’azione di squadra e cose simili, il team in svantaggio si attiveranno bonus come la possibilità di vedere la posizione dei nemici sulla mappa, moltiplicatori dei punteggi e cose di questo tipo. La vera novità è però il deathmatch “2vs2vs2” o a tre squadre che fa scendere sul campo sei persone in tre differenti team. Ciò porta i due giocatori ad interagire realmente obbligandoli ad una cooperazione attiva che i deathmatch classici non hanno.
Al deathmatch si affianca poi l’Arena Cooperativa, una modalità sulla falsariga di orde e survival che tanto di moda vanno ai giorni d’oggi. La novità introdotta qui da Naughty Dog sta nella presenza di obiettivi secondari tra un attacco e l’altro, obiettivi che richiedono ad esempio di mantenere una posizione ben specifica sulla mappa – Assedio – o di trovare, raccogliere e consegnare in un baule un manufatto – Corsa all’oro. Ovviamente visto il nome è chiaro che questa modalità non si gioca da soli, si va da due a quattro giocatori, tanto offline quanto online (se offline la quantità di giocatori è limitata a due).
Come già accennato, mappe e personalizzazione ce ne stanno decisamente tante, ma Naughty Dog ha già annunciato che nel corso dei prossimi mesi saranno pubblicati ben sette differenti DLC – acquistabili singolarmente o in gruppo usufruendo in questo caso di un corposo sconto. Forse la quantità è eccessiva, ma ci lascia sicuri che il comparto multiplayer continuerà a rinnovarsi nel tempo offrendo sempre più contenuti per chi di questa serie non è mai sazio.
BELLO E POSSIBILE
Dal punto di vista tecnico l’opera di Naughty Dog si migliora uscita dopo uscita. Lo step in avanti non è lo stesso che si è visto tra il primo e secondo capitolo, ma il miglioramento c’è e si vede, a partire da Nathan, il protagonista. Qualsiasi cosa ci sia intorno al personaggio causa una reazione specifica e naturale nel modello di Nathan, avvicinandoci ad un muro vedremo le mani appoggiarsi ad esso mentre se si salgono dei gradini ogni piede andrà sul punto giusto. Tutto questo si nota poi anche nelle fasi di lotta a mani nude, cosa di cui abbiamo già abbondantemente parlato in precedenza. Impressionate poi il livello di qualità con cui sono state costruite tutte le ambientazioni intorno a noi.
Ogni luogo, sia esso all’esterno o all’interno è carico di dettagli, ma soprattutto è nitido, pulito e realistico. Mai troppo carico di effetti e mai esente da essi, sia esso uno spiraglio di luce che filtra da un buco, l’acqua che ribolle sotto una furente tempesta o il fuoco che divampa e distrugge tutto ciò che ci circonda. Ad enfatizzare al meglio tutto poi c’è la solita regia di Naughty Dog. Il movimento della telecamera è sempre logico e studiato al millimetro per mostrare il meglio che ogni luogo è in grado di offrire e tanto la posizione quanto l’angolazione di essa non è mai fastidiosa o fuori luogo, seppur in molti casi non ci sia modo di spostarla. Sono tanti i giochi con camera fissa sul mercato, ma tutti prima o poi cadono nel problema di altezza, angolazione o profondità sbagliata, tutti tranne Uncharted 3.
Ottimo anche il comparto audio con un doppiaggio in italiano quasi sempre perfetto, tanto nella sincronia quanto nella scelta delle voci – voci che non sono state cambiate rispetto agli anni passati. Di stessa qualità la colonna sonora sempre azzeccata e mai fastidiosa così come gli effetti di ogni ambientazione.
CONCLUSIONE
Uncharted 3: L’Inganno di Drake è un titolo che una volta finito fa venir voglia di ricominciare tutto da capo. Non è un titolo perfetto, questo sì, ma il bilanciamento delle varie componenti del gameplay, la trama con il suo taglio cinematografico e il comparto tecnico quasi perfetto rendono questo capitolo un must per ogni possessore di PlayStation 3 e il titolo adatto da far scendere in campo per convincere qualcuno all’acquisto della console.
In conclusione Uncharted 3 offre al giocatore un solido comparto single player a cui si affianca un’ampia componente online in grado di tenerci davanti alla televisione, pad in mano, per centinaia di ore, giusto per il gusto di scalare classifiche e sbloccare tutto ciò che il gioco offre. Uncharted 3 non è forse la migliore esclusiva PS3 dalla nascita di questa console, ma ci si avvicina davvero molto.
VOTO: 9.5 SU 10