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God of War: Chains of Olympus – Recensione

Nato originariamente come progetto denominato “Dark Odyssey”, God of War non è stato molto considerato dalla critica – troppi in quel periodo i titoli che si ispiravano allo stesso argomento – ma all’uscita d’immagini, video e successivamente del gioco stesso nel 2005, tutti hanno cambiato opinione. GoW da subito si è imposto come capostipite e titolo di riferimento per il suo genere e vera Killer Application per la console maggiore di casa Sony.

Dopo due capitoli sulla PlayStation 2, Kratos e le sue avventure sono finalmente approdate su PSP e Sony ha scelto di lasciare l’onere e l’onore del lavoro ai ragazzi di Ready At Dawn Studios, già noti su PSP per quel piccolo capolavoro del titolo portatile della saga “Dexter”. L’eredità che i ragazzi degli Studios californiani si sono sobbarcati non è affatto leggera da tenere sulle spalle, ma fortunatamente God of War: Chains of Olympus è un degno figlio minore delle avventure viste su PlayStation 2 e già da ora, ancor prima di inoltrarci nella recensione, possiamo dirvi che vale l’acquisto, se amate inoltre le avventure di Kratos e volete scoprirne il passato, non perdete tempo e correte al vostro negozio di videogiochi preferito.

LE AVVENTURE DI KRATOS DIVENTANO PORTATILI

La trama di God of War: Chains of Olympus è un prequel delle avventure narrate nei primi due capitoli su PlayStation 2. In questa avventura troveremo Kratos, già divenuto il fantasma di Sparta, ma agli inizi di quei dieci anni di servizi verso quegli dei che spodesterà in futuro. In breve e tentando di non anticipare troppo, in questa avventura ci troveremo in un mondo dove Elios, il dio del sole, ha perso il sole rubato da qualcuno e con Morfeo – il dio del sonno – che sta lentamente conquistando l’intero mondo, compreso l’olimpo degli dei. Gli dei utilizzeranno quindi le abilità e se vogliamo dire l’ingenuità di Kratos per riportare tutto al posto giusto, Morfeo alla notte ed Elios al giorno.

Il gameplay, per chi conosce già la saga di Kratos non ha praticamente nulla di nuovo da raccontare, sembra infatti che la gestione dei comandi, le idee in merito alla giocabilità e tutto il comparto combattimento/platform sia stato completamente estrapolato dai precedenti capitoli per essere infilato in questo fratello minore. L’arma principale di Kratos è quindi la solita, le due spade del caos che sono legate al corpo dello spartano da due lunghe catene, grazie alle quali il nostro guerriero è in grado di compiere attacchi di ogni tipo, forma e in ogni direzione, le combo infatti – che aumentano con il sacrificio delle sfere rosse – permettono di colpire con colpi rapidi e leggeri oppure con combo potenti ma lente nel caricarsi. La quantità di mosse è stata comunque aumentata con l’aggiunta di combo del tutto nuove e spettacolari che ci permetteranno di gestire e controllare nel migliore dei modi la presenza del nemico sul campo. I combattimenti restano quindi spettacolari e variegati grazie anche alla presenza delle scene cinematiche, scene di cui GoW si può in parte definire padre putativo essendo stato uno dei primi giochi a presentarle. Queste scene non sono altro che animazioni pre-confezionate in cui al giocatore è richiesto esclusivamente di premere dei tasti in tempo quando compaiono su schermo. Le scene cinematiche non sono utilizzate comunque ad esclusivo uso e consumo dei combattimenti, ci sono infatti fasi in cui dovremo sfruttare questi momenti per muoverci lungo il campo di gioco senza rischiare la morte o più semplicemente per risolvere alcuni dei tanti enigmi durante le sezioni platform.

Essendo questo un prequel delle avventure di Kratos, i ragazzi di Ready at Dawn Studios hanno dovuto inventarsi un nuovo sistema per fornire gli oggetti magici o direttamente le magie a Kratos, se infatti nel futuro saranno gli dei dell’Olimpo e i Titani a fornire aiuto allo spartano, qui Kratos dovrà conquistare tutto da se acquisendo il controllo di demoni o di oggetti magici presi in luoghi sacri o sui cadaveri dei demoni uccisi. Ad esempio uccidendo un comandante persiano acquisiremo il controllo di un Efreet, una creatura demoniaca del fuoco che potremo invocare sacrificando la mana. Allo stesso modo potremo sfruttare i poteri di oggetti come lo scudo di Elios o un guanto particolare di Zeus, oggetti che acquisiremo prendendoli direttamente all’interno dei templi dedicati agli dei. Tutti gli oggetti e tutte le magie inoltre saranno migliorabili sacrificando le sfere rosse che acquisiremo aprendo i bauli ed eseguendo lunghe combo durante i combattimenti. Ad ogni upgrade sbloccheremo, per le armi nuove combo mentre per le magie amplieremo l’area di attacco o renderemo il colpo più potente. All’interno dei bauli inoltre sarà possibile trovare altri due oggetti – occhi di gorgone e piume di fenice – che se sacrificati a gruppi di cinque, ci permetteranno di aumentare la barra della vita e quella della mana.

I controlli sono praticamente rimasti immutati rispetto alle controparti su PS2. Con il Triangolo si effettuano le combo potenti e lente, con il Quadrato quelle leggere e rapide, con il Cerchio si effettuato le prese mentre la X è dedicata ai salti. Il dorsale sinistro serve per bloccare gli attacchi mettendo le spade del caos ad X o utilizzando lo scudo che si acquisirà, mentre il dorsale destro si utilizza per attivare gli attacchi magici, che come le armi si potranno scegliere utilizzando il tasto Giù del d-pad. L’unico tasto analogico servirà per muoverci e la mancanza del secondo analogico è sostituto da una telecamera fissa mentre per l’evasione dai colpi avversari, basterà premere contemporaneamente i due dorsali e muovere l’analogico per scegliere la direzione in cui buttarsi.

Se dal punto di vista del gameplay bisogna fare una critica, questa va a cadere indubbiamente sulla longevità che da sempre comunque ha caratterizzato negativamente questa giovane saga. Le avventure di GoW: Chains of Olympus possono essere ultimate senza troppe difficoltà in meno di dieci ore – a chi vi scrive ne sono bastate poco più di sette. Le difficoltà variabili – ben quattro – e la presenza di cinque sfide – chiamate Sfide dell’Ade – nel menu tesori aumentano comunque leggermente la longevità del gioco giustappunto di qualche ora, ma nulla di più.
Fa storcere il naso inoltre l’effettiva mancanza di una funzione che sfrutti la connessione Wi-Fi della console, sembra infatti che i ragazzi di Ready At Dawn Studios si siano dimenticati completamente di questa funzione presente sulla PSP. Sony ha comunque commentato in passato che le avventure di Kratos sono da giocatore singolo, non c’è infatti la presenza di un team o di un compagno sempre di fianco allo spartano nei quali un secondo giocatore può immedesimarsi. Se questo è certamente ovvio, altrettanto ovvia sarebbe stata la possibilità di inserire scontri diretti tipo arena, in cui i giocatori potessero impersonificare i demoni o gli stessi dei incontrati nell’avventura.

MAMMA MIA!!

Tecnicamente possiamo dire di avere avuto dei problemi nel capire che ciò che tenevamo in mano fosse una PSP e non una PS2, i ragazzi di Ready at Down Studios hanno infatti strizzato ogni singolo briciolo di potenza della console per creare il titolo tecnicamente più avanzato visto sino ad oggi sulla piccola console di casa Sony. Già con Dexter i ragazzi californiani erano stati in grado di ricreare un mondo tecnicamente e graficamente all’avanguardia, ma nei confronti di GoW: Chains of Olympus sembra che l’impegno di tutti sia stato ancora maggiore vista l’importanza che ha questo franchise in casa Sony. Le ambientazioni dalle rovine della città di Maratona al Tartaro – il mondo degli Inferi controllato da Ade – sono ricchi di particolari e di dettagli unici che fanno realmente strabuzzare gli occhi.

Gli effetti di illuminazione e la gestione delle ombre sono poi delle vere chicche che danno egli scorci del mondo davvero uniche come i leggerissimi movimenti del colossale titano Iperione incatenato nelle prigioni del Tartaro. E’ incredibile vedere come questi leggerissimi movimenti diano una sensazione di immensa costrizione ed allo stesso tempo di potenza nonostante si tratti di movimenti leggerissimi, lenti e a volte quasi impercettibili. Restando in ambito movimenti, la fisica e le animazioni sono ottime e risultano fluide e ben gestite, grazie anche ad una telecamera che si pone sempre nel punto giusto per permetterci di controllare il campo di combattimento e vedere scorci del mondo che ci circonda.
Graficamente non c’è nulla su cui eccepire e se si vuole trovare il pelo nell’uovo si può parlare degli FPS leggermente ballerini nelle fasi di combattimento in cui i nemici nell’area sono dozzine e le spade di Kratos ruotano a destra e sinistra. La frequenza di aggiornamento è 30fps, ma si notano comunque questi leggeri rallentamenti, nulla comunque che possa intaccare eccessivamente l’aspetto tecnico di questo titolo. La quantità di poligoni utilizzata per ricreare ambientazioni e personaggi è alta e se non fosse per texture di qualità leggermente inferiore ed un pesante effetto di aliasing, si potrebbero benissimo confondere le immagini di GoW: Chains of Olympus con quelle di God of War II.

Il comparto audio è fantastico, le musiche si abbinano perfettamente alle situazione alle ambientazioni in cui ci troveremo e il doppiaggio in inglese – nettamente migliore della localizzazione italiana – fornisce ai filmati d’intermezzo un senso di realismo pressoché totale. Non c’è nulla che si può criticare negativamente in merito, dopotutto non c’è pressoché nulla che è possibile criticare in questo piccolo capolavoro portatile.

CONCLUSIONI

I programmatori di Ready At Dawn Studios sembrano avere in mano una sorta di bacchetta magica grazie alla quale l’hardware della piccola di casa Sony si piega ai loro voleri facendo andare cose che non si potevano neanche immaginare. Sia dal punto di vista grafico che tecnico, God of War: Chains of Olympus è senza ombra di dubbio il miglior gioco per PSP mai visto sino ad ora. Nulla è in grado di scalfire un minimo aspetto di questo titolo, ogni comparto è curato con precisione e con una dovizia di particolari davvero maniacale. Se God of War e God of War II sono stati in grado di piegare i più grandi franchise per PS2, GoW: Chains of Olympus è certamente il titolo di punta della PSP, l’unico vero esempio di Killer Application, ossia di un titolo che da solo è in grado di far vendere migliaia di console.

Continuare a mettere parole l’una dietro l’altra ci sembra inutile, correte a comprarlo… punto.

VOTO 9.5 SU 10

God of War: Chains of Olympus è un action/adventure sviluppato da Ready at Dawn Studios disponibile per Sony PlayStation Portable.


This post was published on 16 Settembre 2011 16:30

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