Videorecensione di Dead Island disponibile sulla GamesVideoTV
La lunga storia di Dead Island narra l’avventura di un gruppo di persone che dopo i malsani bagordi di una notte tra alcool e droghe si risvegliano in un mondo invaso dagli zombie. La location ideata dai ragazzi di Techland è la meraviglia meta immaginaria di Banoi, un’isola della Papua Nuova Guinea dove un resort si è trasformato da meta di sogni a luogo da incubo. L’avventura è giocabile indossando i panni di quattro differenti personaggi: Xian Mei, Sam B, Logan e Purna. Due uomini e due donne che risultano immuni al virus che sta infettando l’intera isola. Tra amici, nemici ed una quantità infinita di zombie dalle forme ed abilità sempre diverse, il compito di questo gruppo è trovare la salvezza che, nel caso specifico, è incarnata da un modo qualunque di abbandonare l’isola. La differenza tra i quattro protagonisti della storia sulla carta è decisamente ampia. Oltre ad una profonda biografia personale, le donne sono abili con armi da fuoco e da taglio, mentre gli uomini sono potenti combattenti corpo a corpo o abili corridori. Nella realtà però la differenza è decisamente poca, quasi nulla. La storia resta identica per tutti i personaggi. Qualunque sia l’alter ego scelto, ci sveglieremo sempre nella stessa camera e vivremo sempre la stessa identica storia con le stesse missioni, capacità e compiti. A cambiare sarà solo il pronome usato nel gioco quando le persone parleranno con noi.
Come accennato nell’introduzione, l’opera di Techland è una creatura che dovrebbe fondare le proprie basi su tre diversi generi conditi da un mondo open world. Partiamo innanzitutto dalla definizione di survival horror per spiegarvi che questo titolo non lo è affatto. I nemici che Techland ha offerto al giocatore sono sia zombie che delinquenti che hanno fatto loro scorte di armi, cibo e acqua. Se i secondi non hanno nulla di particolare, gli zombie non risultano essere particolarmente paurosi o impossibili da battere. Oltre alle versioni base chiamati camminatori, ci sono altre tipologie speciali di non morti tra cui contagiati, galleggiatori, macellai, suicidi e speronatori. Ogni specie ha le sue abilità come la corsa, una resistenza maggiore, una potenza infinita, uno sputo in grado di ucciderci e via via discorrendo. Per quanti possano essere però i nemici in giro, in numero e potenza, c’è sempre un modo per fregarli, come il salire sopra un’auto e prendere dal tetto tutti a calci o incastrarci tra diversi oggetti in modo che i nemici non ci raggiungano ed utilizzare molotov ed armi da lancio per ucciderli in tutta tranquillità. A rimuovere poi tanto la componente horror quanto quella del survival c’è il sistema di morte e respawn ideato da Techland. La quantità di checkpoint disseminati sull’isola è decisamente ampia, talmente tanto che nel peggiore dei casi perderemo 30 secondi o meno di progressi morendo. Se questo non fosse sufficiente poi, tutte le uccisioni e i danni inflitti sui nemici ce li porteremo dietro anche dopo una morte. Ciò porta dunque la morte ad essere solo un momento di attesa, come se avessimo messo il gioco in pausa cinque secondi giusto per stropicciarci gli occhi stanchi. Un survival degno di tale nome poi dovrebbe avere poche armi e ancor meno munizioni, ma così non è. La quantità di armi bianche presenti in giro è sempre altissima e nonostante l’uso le degradino, avremo sempre qualcosa con cui picchiare, affettare ed eliminare gli zombie. Allo stesso modo le armi da fuoco, che sbloccheremo durante il secondo atto, risultano essere più utili contro gli umani che contro gli zombie. Durante gli scontri a fuoco poi, la quantità di munizioni in giro è talmente ampia da non farci praticamente mai restare senza colpi.
Detto questo, occupiamoci di ciò che veramente è Dead Island. Innanzitutto c’è il combattimento che sfrutta le meccaniche dell’FPS a cui lo shooter dovrebbe in realtà essere sostituito da hack’n’slash. Oltre alla pedata, utile per allontanare gli zombie più deboli oltre che ucciderli schiacciando loro la testa, avremo a disposizione un singolo pulsante per un singolo tipo di attacco. Detta così, sembra uno schifo, ma non fatevi ingannare. A rendere intrigante questa forma di combattimento c’è un sistema di mira atipico dove il mirino è sostituito dall’uso della telecamera. Il nostro fendente colpirà esattamente ciò che guarderemo, mirando dunque alle gambe potremo gambizzare lo zombie, se invece mireremo al collo, basterà un singolo colpo per tagliargli la testa. Questo modo di combattere all’inizio non sarà semplice, ma una volta padroneggiato è in grado di far divertire decisamente tanto. A farla da padrone però, sopra tutto, c’è il comparto RPG. Ogni personaggio ha tre capacità di base che variano poco l’uno dall’altro con due alberi di abilità sbloccabili comuni con un terzo legato alle caratteristiche del personaggio – armi bianche per Xian Mei, da fuoco per Purna, da lancio per Logan e da corpo a corpo per Mel B.
Per ottenere queste nuove abilità servono i punti esperienza che otterremo completando missioni ed uccidendo zombie, con punti che incrementeranno a seconda della spettacolarità dell’uccisione. Ogni singola caratteristica dunque può essere sviluppata e migliorata e maggiore sarà il nostro livello di abilità, migliori saranno le armi che potremo impugnare e più resistenti i nemici che incontreremo. Oltre ai punti abilità poi, nel gioco ci sono anche i soldi, da raccogliere in valigie e nei corpi degli zombie, oltre che da ottenere con le missioni. Il denaro sarà una moneta decisamente utile ai fini del gioco perché ci consente di interagire con i banchi di lavoro. Qui avremo la possibilità di riparare le armi, degradate da un eccessivo consumo, migliorarle su quattro differenti step o potenziarle grazie a dei progetti che riceveremo come compenso o che raccoglieremo in giro. Ciò ci consentirà ad esempio di trasformare una scatoletta di carne in una trappola per non morti, un coltello in una bomba adesiva da lanciare su un gruppo di nemici o di trasformare un semplice machete in un’arma elettrificata in grado di spazzare via ogni tipo di non morto grazie alla lama e ad una simpatica scarica elettrica.
Tra sessioni di guida (e la guidabilità e pressoché la stessa di Call of Juarez: The Cartel), combattimenti corpo a corpo per difendere delle persone, viaggi all’interno delle fogne e nei supermercati per raggiungere un’area o recuperare del cibo, passeremo molte ore giocando all’opera di Techland. La natura open world di Dead Island ci porta continuamente ad attivare compiti su compiti, oltre all’obiettivo base della storia infatti, ci sono anche un centinaio scarso di missioni secondarie oltre che sfide, oggetti da raccogliere ed altro ancora. Completare il titolo al cento per cento richiederà più di venticinque ore di gioco, mentre la sola trama si riesce a superare in otto, dieci ore.
A tutto ciò si aggiunge infine un comparto multigiocatore offline ed online che ci consente di affrontare l’intera avventura con altri tre amici in cooperativa. Che si utilizzi la connessione in LAN o l’online, i quattro giocatori complessivi potranno indossare i panni dei quattro protagonisti e scorrazzare liberamente per tutto il territorio compiendo missioni o semplicemente passando il tempo a ripulire l’isola dalla feccia “zombesca” in cooperativa. Ottimo inoltre il sistema di ingresso immediato messo in opera da Techland, ogni volta che un giocatore sarà vicino alla nostra area, sarà sufficiente premere un pulsante per farlo entrare nel gruppo e proseguire l’avventura che prima stavamo giocando da soli.
UN MONDO A COLORI CON QUALCHE SBAVATURA
Come buona parte delle creature di Techland, anche Dead Island è spinto dal loro motore proprietario, Chrome, giunto tanto qui quanto in Call of Juarez: The Cartel alla sua quinta evoluzione. I pregi e difetti sono sostanzialmente gli stessi, Banoi con il suo Resort, giungla, spiaggia, città e tanto altro è un luogo ben congegnato e realizzato. La resa complessiva è più che soddisfacente, ma il comparto degli effetti tiene decisamente giù il voto complessivo. Fumo, esplosioni, elettricità e fuoco sono realizzati in modo leggero e sembrano appartenere ad una effettistica della precedente generazione.
Buono ma non eccezionale il comparto audio con l’avventura che viene accompagnata da musiche semplici che tendono a ripetersi senza però essere mai troppo fastidiose. Discreto il doppiaggio sia nelle voci che nella sincronia, con il parlato esclusivamente in inglese e i soli sottotitoli per i non anglofoni.
CONCLUSIONE
Dead Island è un gioco dalla doppia faccia sotto tutti gli aspetti. Non è un survival horror anche se è stato presentato come tale. E’ un FPS invece dove però pistole e fucili sono meno performanti del corpo a corpo. E’ anche un profondo RPG che a volte però inciampa su se stesso per via di scelte poco pratiche. In altre parole, è tutto e il contrario di tutto, ma è soprattutto, e qui non si può negare, un gioco lungo, appassionante e dannatamente divertente da giocare in compagnia di qualche amico.
In conclusione Dead Island non è ciò che ci aspettavamo di giocare, ma il risultato finale premia senza dubbio il lavoro fatto da Techland. Un comparto RPG forse meno profondo, qualche compito secondario in meno a favore di una trama più sviluppata avrebbe reso il titolo più intrigante, ma nonostante i pochi difetti, l’Isola dei Morti è un luogo che ci è piaciuto visitare.
VOTO: 8 SU 10
Dead Island è un action/adventure con elementi GDR sviluppato da Techland e distribuito da Deep Silver per Playstation 3, Xbox360 e PC il 30 settembre 2011!