Recensione di Fabiano “Deimos” Zaino
Prima di iniziare a parlare di Bodycount, bisogna fare un salto indietro nel tempo fino al 2006 quando usci un gioco dal nome di Black, sviluppato dai grandissimi Criterion Games. Black era un gioco che si era distinto per due cose: azione cinematografica mista agli effetti distruttivi. Detto questo, riprendiamo la nostra macchina del tempo e torniamo all’oggi per parlare di Bodycount che si può distinguere dalla massa di FPS odierni per due cose: azione cinematografica mista a esplosioni continue. Se notate qualcosa di simile fra i due giochi, la risposta del perché è molto semplice, il creatore di entrambi i titoli è Stuart Black…un personaggio a cui piace realizzare giochi in stile cinematografico dove azione e botti devono occupare almeno l’85% del gioco.
NON TOCCARE LA MIA ARMA
Bodycount è un gioco che non pretende di essere il nuovo Messia dei giochi FPS eppure, dalla sua, troviamo un gameplay solido, del divertimento che potrebbe sfociare nell’euforia più dilagante e una grafica che tutto sommato riesce a competere più che degnamente con i giochi attuali. Oltre a queste piccole cosette però, abbiamo uno sviluppo a metà strada fra il classico e il moderno ed è proprio quest’ultimo che tende ad affossare il divertimento maggiore.
Da una parte troviamo dunque un arcade vecchio stile, adrenalinico e pieno di ritmo, costruito intorno ad una storia lineare ma ben raccontata (però si tratta della solita minestrina riscaldata). Dall’altra, secondo me, i difetti maggiori risiedono nell’uso delle coperture, quasi si trattasse di un TPS e nel fattore armi che come si riduce a solo due trasportabili più le granate. Ma non è questo l’importante. La vera anima di Bodycount risiete ne più ne meno nelle combo multiple che il giocatore deve eseguire mentre cerca di salvarsi la vita dalle sparatorie forsennate. Far esplodere un barile mentre si eseguono headshot e uccisioni multiple è il vero cuore del gioco che porterà inevitabilmente a far innalzare il punteggio di modo da sbloccare numerose skill kill e gadget sempre più potenti…e non vi sto a dire la distruzione che potreste vedere a schermo. In verità però, l’idea del punteggio crescente non è nuova e se i più si ricordano del recente e divertentissimo Bulletstorm, la mia mente si rivolge a quel The Club (Bizzarre Creation) che ha evidentemente ha lasciato un segno sia in casa People Can Fly che in casa Guildford. Detto questo, mi pare ovvio che la trama alla base del gioco sia un orpello poco curato o come meglio si dice: “il solito minestrone di idee”. In pochissime parole (leggete tutto d’un fiato che fa più spessore): noi vestiremo i panni di un agente secreto che combatte le cattiverie della terra e che scopre “casualmente” i brutti intenti di una Corporazione il cui scopo sono le ricerche scientifiche e militari per il dominio del mondo.
LE SFIGHE DEL GIOCO
Da quello che avete appena letto, Bodycount pare dunque avere le carte in regola per regalare emozione ma se avete sbirciato il voto finale, capirete che invece c’è qualcosa che è andato storto.
Ebbene si, le due sfighe principali sono una durata di circa 6 ore del gioco e l’assenza del multiplayer cooperativo (ne off ne online) che invece poteva dare maggiori frutti di divertimento al titolo. Mediamente poi, non è che il titolo brilli per varietà di missioni o per gameplay, bisogna uccidere tutto quello che si muove in ambientazione che dopo le prime due o tre ore, parranno tutte uguali. Anche sul multiplayer vero e proprio, poco da dire: troviamo il solito deathmatch, la solita orda di nemici da abbattere e la modalità “Bodycount” (evviva la creatività) che altro non sono se gli stessi schemi della campagna per realizzare un punteggio sempre crescente. Wow! Devo dire che si sono impegnati per far si che il titolo, divertente e godibile sulle prime, diventi oggetto da scaffale dopo la fine del gioco.
CONTIAMO LE VITTIME
Sul gioco c’è poco altro da dire.
L’IA generale non è cosi stupida come ci si poteva aspettare ma anzi, i soldati nemici tendono a sfruttare bene le coperture con riflessi pronti e manovre evasive. Certo, non aspettatevi aggiramenti di sorta o tattiche alla S.W.A.T. ma almeno non sono davvero “stupidi” o si fanno maciullare allegramente come carne da cannone. Anche il fronte grafico e audio si attesta su buoni livelli ma non troppo altezzosi e questo non si capisce proprio visto che alle spalle di Bodycount, troviamo l’ultima versione dell’EGO Engine, lo stesso di DIRT 3 per capirci. Idem per l’audio, molto curate le esplosioni (voglio vedere) ma per il resto siamo sul normale…anche la colonna sonora è scontata.
Bodycount rimane dunque un gioco godibile sulle prime ore di gameplay, mediamente buono a livello visivo e con una IA che non stupisce troppo ma che allo stesso tempo non deluderà le aspettative di chi voleva qualcosa in più della solita carne da cannone. Deludono le ore di gioco, gli schemi pressappoco tutti uguali e l’assenza di un multiplayer più ricercato e meno banalizzato dalle solite meccaniche. Consiglio dunque la spesa a chi vuole provare qualche ora di divertimento senza aspettarsi un FPS che faccia scuola. Per tutto il resto del mondo, sul mercato, stanno arrivando prodotti di ben altra taratura.
Votazione finale: 6,9/10