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Call of Juarez: The Cartel – Video Recensione

Dopo essersi sbizzarriti su campi sempre diversi, i polacchi di Techland tornano su uno dei loro maggiori titoli di successo, la serie Call of Juarez. Nella sua terza iterazione denominata The Cartel, Call of Juarez abbandona il passato e si reinventa mettendoci oggigiorno nei panni di un trittico tutto pepe. Cambiare rispetto al passato sarà stata la mossa vincente? Scopritelo in questa nostra video recensione.



Video Recensione di Call of Juarez: The Cartel sulla GamesVideoTV


UNA SQUADRA SPECIALE PER UN COMPITO SPECIALE

In Call of Juarez: The Cartel vivremo l’avventura di un gruppo di prim’ordine organizzato a Los Angeles dopo gli avvenimenti del quattro Luglio 2011, giorno in cui un cartello della droga Messicano ha fatto saltare in aria gli uffici della Drug Enforcemente Administration uccidendo sette agenti della DEA. Il gruppo, creato dal sostituto procuratore generale e dalla Signora Dickson, si compone di tre persone. Eddie Guerra, agente della DEA che detiene il record del più ingente sequestro di droga nella storia della California del sud ed unico sopravvissuto all’attentato del cartello. Kim Evans, agente speciale dell’FBI, la più giovane ad aver ricevuto la medaglia al merito, oltre ad aver arrestato un serial killer ed essere legata alle bande di Los Angeles a causa della sua famiglia. L’ultimo infine è Benjamin McCall, LAPD di Los Angeles, dipartimento Rapine ed Omicidi, veterano del Vietnam e due volte medaglia al valore.  Con questo trittico delle meraviglie, gli sviluppatori di Techland ci immergeranno in una storia lunga tre giorni tra la California ed il Messico, sino all’arrivo alla cittadina di Juarez.

La storia giocabile con ognuno dei tre personaggi, segue un binario sempre identico, ma a seconda del personaggio che sceglieremo, l’avventura cambierà tipologia di obiettivi secondari e modo di affrontare la missione vera e propria. Kim ad esempio è estremamente rapida, in grado di correre e raggiungere i nemici alle spalle affrontandoli ottimamente con il corpo a corpo o piccole armi. McCall invece è l’esatto contrario, lento nei movimenti, ma estremamente potente e resistente, in grado di restare all’aperto sul campo di battaglia come un novello terminator intento a far fuori uomini delle Bande e del Cartello.

Buona la varietà del gameplay messo in campo da parte di Techland, il gioco infatti si divide in una ventina scarsa di missioni che si ambienteranno man mano tra foreste, sobborghi di città, autostrade, deserti e città abbandonate del West. Oltre a variare l’ambientazione, cambia anche il compito che avremo di missione in missione, anche se generalmente si tratta del continuo procedere in avanti verso obiettivi specifici, intervallando la corsa con fasi di combattimento o distruzione/recupero di specifici oggetti. Sono presenti poi anche fasi in cui dovremo semplicemente guidare o sparare dal veicolo mentre i nostri compagni sparano, o ancora interrogare, scoprire e fare a botte con nemici stanchi della nostra presenza. Decisamente più intrigante infine il sistema di copertura ed avanzamento ideato dai polacchi.

In diverse fasi ci troveremo di fronte ad una barriera di nemici che non potremo affrontare frontalmente sperando di vincere. Qui scatterà la fase di copertura in cui i nostri compagni apriranno il fuoco per mandare i nemici in copertura e darci la possibilità di avanzare da una copertura all’altra sino a raggiungere i nemici alle spalle. Ogni missione poi ci offre sempre la possibilità di selezionare le armi che vogliamo portarci dietro, una grande e due piccole, ma sul campo di battaglia potremo costantemente raccogliere munizioni e cambiare arma raccogliendo quelle lasciate a terra dai nemici. Se la varietà delle armi e il loro comportamento in campo è buono, stessa cosa non si può dire per le fasi di guida o per il combattimento corpo a corpo. Nella prima fase sembrerà di guidare su una pista saponata e nel secondo caso, ad ogni pugno sferrato il nostro nemico girerà tanto che se fosse un vero pugno, schiatterebbe al primo colpo. Un altro grosso difetto, legato però stavolta alla fase shooting, sta nella comparsa dei nemici sul campo. Soprattutto quando saremo in campo aperto, vedremo i nemici giungere verso di noi in fila, tutti dalla stessa direzione come auto sulla linea di montaggio. La cosa, oltre che comica, porta anche la difficoltà del gioco a non offrire un vero grado di sfida dato che è sufficiente sparare di seguito nella stessa direzione per stendere un manipolo composto anche da una decina scarsa di nemici.

Diviso, come già detto, in una ventina scarsa di missioni, Call of Juarez: The Cartel chiede al giocatore l’oramai sempre più comune impegno di otto ore circa, qualcosa in più se vorremo raccogliere ogni oggetto, agenda o collezionabile in tutte le missioni. Si tratta di una longevità già discreta per uno shooter, longevità che però viene decisamente aumentata dalla possibilità di affrontare l’intera storia indossando i panni dei tre diversi membri del gruppo, oltre alla modalità cooperativa che ci consente di giocare online ed offline in due o tre dando così modo ad ogni personaggio di essere controllato da un giocatore con in mano un pad e non dall’IA.

UN MULTIPLAYER A MISSIONI

Se single player, tre punti di vista della stessa storia e modalità competitiva non fossero sufficienti, Call of Juarez: The Cartel offre al giocatore anche un buon comparto multigiocatore competitivo. Oltre alla classica modalità Team Deathmatch che potremo affrontare con un massimo di dodici giocatori sul campo in una mezza dozzina di mappe, il multiplayer di The Cartel offre la sua chicca nella modalità Missioni. Divisa per luogo e per missioni per un complessivo di circa venti differenti obiettivi, questa modalità divide i giocatori in due squadre, guardie e ladri, ponendo i primi a difesa o attacco di un obiettivo ed i secondi con il compito opposto. Ci troveremo dunque a dover attaccare roccaforti delle bande di LA, difendere un treno, rubare denaro e complessivamente affrontare obiettivi sempre vari che mutano il normale multiplayer in un qualcosa di più complesso, ma allo stesso modo più semplice da giocare ed intrigante da affrontare.

Tutto, come sempre oramai, si basa sull’esperienza di gioco, maggiori sono le partite concluse, le uccisioni eseguite e i match vinti, maggiore sarà la quantità di punti esperienza che otterremo che ci consentiranno di sbloccare abilità, armi e personalizzazioni tutte diverse, da abiti, a colori, sino allo stemma e tanto, tanto altro. Divertente e ben congegnata anche la lobby che, invece di porci di fronte ad una schermata in cui i giocatori vengono cercati ed aggiunti, ci lascia liberi all’interno di un’area ristretta dove potremo dilettarci con le armi, vedere quanto abbiamo sbloccato, avviare partite veloci ed altro ancora.

IN UN CONTINUO SALI E SCENDI

Dal punto di vista tecnico l’opera di Techland risulta essere una creatura strana. Sospinto da Chrome, il motore grafico proprietario dei polacchi giunto qui alla sua quinta fase di sviluppo, The Cartel si muove in ambientazioni differenti, ma sempre ben congegnate ed ampie. Si tratta sempre dei soliti canaloni che percorreremo avanti e indietro, ma l’ampiezza delle aree aperte e lo sviluppo di vie e vicoli in quelle chiuse, rendono questi canaloni poco fastidiosi, lasciando l’idea che basterebbe girare a destra piuttosto che a sinistra per trovarsi in un mondo tutto nuovo. A spingere decisamente in giù il comparto è la pulizia grafica e la resa complessiva di texture ed effetti. Le prime, in diversi casi, risultano poco dettagliate, mentre gli effetti come fiamme, fuoco, esplosioni e fumo non rendono pienamente giustizia all’opera di distruzione che mieteremo sul campo. Abbiamo inoltre notato alcuni difetti nelle cutscene, dal v-sync ad un inspiegabile calo di framerate.

Discussione a parte il comparto audio che accompagna la lunga avventura con musiche discrete e mai fastidiose. Buono gli effetti delle armi anche se forse un po’ troppo silenziate rispetto al normale e discreto il doppiaggio in italiano che rende i personaggi in modo credibile, ma che non rispetta quasi mai labiali o situazioni sul campo – per fare un esempio, può capitare che una persona stia parlando e si fermi a metà di una parola perché riceve un pugno, ma tra la frase smorzata ed il pugno possono passare anche diversi secondi.

CONCLUSIONE

The Cartel è un’aggiunta decisamente intrigante per questa saga che però in tanti, forse in troppi, speravamo restasse nel mondo fatto di cavalli, polvere e vecchi revolver. Call of Juarez The Cartel offre al giocatore una buona storia, un gameplay solido anche se un po’ ripetitivo e un’ottima componente cooperativa e competitiva online, il tutto posto su di un comparto tecnico sufficiente, senza alti, ma neanche troppi bassi.

Se amate dunque la serie o gli shooter in prima persona, The Cartel risulta essere un buon acquisto. Divertente e longevo grazie alla sua triplice vita più modalità competitiva e multiplayer, ma non aspettatevi la pulizia o la tecnica degli shooter di primo piano perché The Cartel non lo è e a dirla tutta, non crediamo neanche che gli interessi esserlo.

VOTO: 7 SU 10

Call of Juarez: The Cartel è uno shooter sviluppato da Techland e pubblicato da Ubisoft, disponibile su PC, PlayStation 3 e Xbox 360 a partire dal 21 Luglio 2011!

This post was published on 23 Luglio 2011 11:58

Redazione Player.it

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