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Alice: Madness Returns – Recensione

Dopo oltre dieci anni di gestazione, American McGee riporta la sua Alice nel mondo dei videogiochi con Alice: Madness Returns, secondo capitolo, ma neanche troppo, del primo “action/platform/terza persona” uscito originariamente su PC, Mac e PlayStation 2. In questa seconda avventura torneremo nel corrotto Mondo delle Meraviglie per permettere ad Alice di capire meglio il suo passato e tenere ben saldi a se i suoi ricordi. Il titolo di dieci anni fa ha ottenuto successo nella critica, forse più per lo stile ed il design che altro. E’ così anche con questa seconda avventura? Scopritelo in questa nostra recensione.


Video Recensione di Alice: Madness Returns disponibile sulla GamesVideoTV

UN LUNGO VIAGGIO NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE

In Alice: Madness Returns indosseremo i panni di una Alice cresciuta rispetto all’età in cui un po’ tutti noi da bambini l’abbiamo conosciuta. Sono passati undici anni dalle avventure del primo capitolo e dopo aver lasciato il manicomio Rutledge, Alice si trova nella mani dello psichiatra Bamby il cui intento è sostituire i cattivi ricordi relativi alla morte dei genitori e della sorella di Alice nella mente della ragazza oramai quasi donna. Nel tentativo di indirizzare la mente della ragazza su lidi più sicuri, anche il Mondo delle Meraviglie subirà dei cambiamenti e ci ritroveremo a dover stringere amicizie con nemici del passato che lotteranno ora al nostro fianco e diffidare di amici che nel momento del bisogno ci volteranno le spalle. In un turbinio di eventi ben scanditi da ricordi, filmati in game e racconti narrati in una grafica da libro animato, si svilupperanno i sei lunghi capitoli di questa avventura con Alice che comincerà a ricordare bene il suo passato ritrovando in se stessa la sanità mentale e la verità dietro la morte dei suoi cari.
Per quanto non sia necessario ai fini della comprensione, è altamente consigliabile giocare prima del nuovo capitolo le avventure di American McGee’s Alice, primo capitolo di questa avventura che sarà possibiel scaricare gratuitamente acquistando Alice: Madness Returns.

Se un’esercito lotta contro un nemico di trenta metri, “le carte cominciano a volare”

Il gameplay di Alice si può tranquillamente spiegare in pochi termini: action/shooter e platform. La visuale in terza persona, modificabile in prima per ingrandire specifici dettagli, ci permette di controllare in ogni momento l’esatta posizione della nostra ragazza delle fiabe. Quando non dovremo affrontare sezioni platform, di cui parleremo dopo in modo più approfondito, ci toccherà affrontare i nemici che la mente di McGee è stata in grado di partorire. A differenza del primo capitolo che offriva più di una decina di armi, in Madness Returns ne avremo solo sei, di cui solo cinque sono in grado di danneggiare il nemico. L’ombrello ci fornirà protezione e a modi specchio riflesso e ci consentirà di rimandare al destinatario un colpo che dovremmo ricevere. A questo si unisce poi il Bianconiglio bomba, un piccolo robottino armato di TNT che Alice potrà lanciare di fronte a se sia per far saltare pareti distruttibili, che per mantenere del peso su di una piattaforma. A queste due armi/non armi si aggiungono le vere e proprie armi di Alice: Lama Vorpale, Macinapepe, Cavalluccio e Teiera. Tutte e quattro le armi sono upgradabili in quattro diversi livelli che aumentano la potenza e la portata dei colpi che potremo scatenare. Se Lama Vorpale e Cavalluccio sono armi adatte al combattimento corpo a corpo, Macinapepe e Teiera risultano invece essere armi da combattimento a distanza con il primo che si comporta come un mitragliatore Vulcan e il secondo come una lanciagranate. Con l’uso di queste armi dovremo affrontare sostanzialmente tre tipi di nemici: inferiori, normali e boss. I primi nemici possono essere uccisi tranquillamente senza mosse specifiche, mentre i secondi hanno sempre una prima corazza che dovrà essere distrutta con il Cavalluccio o armi a distanza. La terza tipologia di nemici, i boss, presentano invece specifici punti da colpire prima per distruggere vari livelli di armatura e il cuore poi per uccidere il boss, il tutto da ripetere in una sequenza sempre identica a se stessa.


Trotta, trotta cavallino

Alla fase action/shooter che si differenzia sempre grazie ad un’ampia quantità di nemici tutti diversi tra di loro, c’è l’anima platform della creatura di McGee. Qui, a dirla tutta, il gioco soffre di una certa ripetitività dato che fondamentalmente tutti i rompicapi richiedono lo stesso identico approccio: rimpicciolirsi per vedere le piattaforme con il “senso di rimpicciolimento” e saltare per poi fluttuare nell’aria grazie all’ampia gonna di Alice, azione che ci consentirà di raggiungere sempre la nostra destinazione. A differenziare un po’ tutto ci si mettono le meravigliose ambientazioni dei sei capitoli della storia ed alcune fasi di gioco di intermezzo in cui ad esempio diventeremo dei giganti o scorrazzeremo all’interno di un dipinto in stile giapponese come i vecchi giochi 2D a scorrimento verticale. A queste si aggiungeranno anche momenti in cui dovremo sopravvivere, giocare a scacchi, rispondere agli indovinelli e tanto, tanto altro. Ogni mondo è ragionato al meglio offrendo al giocatore logiche e vie alternative sempre differenti che diversificano l’incedere mitigando la ripetitività.
Anche la semplice anima platform viene di volta in volta modificata: nel mondo delle bambole ad esempio tutto è reso complesso dalla presenza delle “altalene urticanti”, mentre nel mondo sottomarino sono soprattutto gli squali il grande problema di Alice. A dare un secondo tocco di negatività a questo aspetto ci pensa la difficoltà di alcuni rompicapi, soprattutto quelli a tempi, in cui dovremo utilizzare il bianconiglio esplosivo per tenere del peso su di una piattaforma in modo tale da tenere attivo un meccanismo o abbassare una piattaforma alzandone un’altra in un gioco simile alle braccia della bilancia.


Vola, Alice nera volaaaaa… diglielo tuuuuuuu!!

Possiamo dunque dire che i combattimenti sono simili tra loro e le sezioni platform sono ripetitive? La risposta è nì. I giocatori che non si faranno catturare dallo stile e dalla storia di Alice: Madness Returns e quelli che punteranno solo a completare la storia, soffriranno maggiormente questa sensazione di ripetitività. Al contrario se avete già amato il primo capitolo, adorate lo stile dato da American McGee e dedicherete il vostro tempo non solo alla storia, ma anche alla raccolta delle secondarie, la sensazione di ripetitività sarà ampiamente mitigata, tanto da non arrivare quasi a sentirsi.
Manca un comparto multiplayer che onestamente viene difficile da immaginare per un gioco del genere. Il completamento al 100% del gioco richiederà comunque molte ore, circa venticinque, una mezza dozzina in meno se il nostro intento è solo quello di portare a compimento la trama.

LA CORRUZIONE NON SOLO NEL MONDO DI ALICE

A livello tecnico Alice: Madness Returns utilizza la potenza dell’Unreal Engine 3, ma non lo fa al meglio. Oltre ai cronici difetti del motore grafico che non consideriamo, il gioco soffre pesantemente soprattutto sulle versioni console, di popup e inspiegabili cali di framerate in occasioni dove l’azione a schermo non risulta essere particolarmente pesante. Difetti a parte il gioco mostra una grafica unica nello stile, a metà tra un gotico ed un cartoon e con i due aspetti che si miscelano in un mix davvero intrigante. La Londra di Alice è un mondo malato carico di strani personaggi dalle forme e dal carattere particolare. Allo stesso modo è il Mondo delle Meraviglie, un luogo che se inizialmente si mostra al suo meglio, dopo poco comincia a corrodersi. I colori vivi, accesi e le meravigliose distese pian piano si trasformano in mondi scuri fatti di oggetti e nemici decisamente strani.


Mai stata così emo!

Ottimo invece il comparto audio che offre un doppiaggio completo in lingua italiana, non sempre preciso nel labiale, ma ottimo nella caratterizzazione dei vari personaggi. Più che sufficienti gli effetti sonori, ma non è possibile dire lo stesso per le musiche che risultano eccessivamente ripetitive se si tende a restare in un livello più tempo del necessario.

CONCLUSIONE

Alice: Madness Returns è un gioco che ci ha messo in difficoltà. Lo stile utilizzato per il titolo ci ha intrigato forse eccessivamente e ciò ci porta a non vedere obiettivamente tutti i difetti del gioco. Il comparto tecnico non è eccelso ed il gameplay tende ad una eccessiva ripetitività, che si punti o meno al 100%. Con una trama che si chiude forse troppo bruscamente poi, l’opera ultima di American McGee ci lascia più dubbi che certezze.

In conclusione Alice: Madness Returns è un buon gioco, longevo, dalla trama intrigante e dallo stile più unico che raro, ma consigliato solo se siete dei veri amanti dei giochi platform in cui equilibrio, salti e piattaforme sono aspetti con cui fate i conti giornalmente. A migliorare tutttavia l’offerta si aggiunge il fatto di poter scaricare gratuitamente American McGee’s Alice acquistando Madness Returns su console.

Alice: Madness Returns è un action/shooter platform sviluppato da Spicy Horse e distribuito da Electronic Arts a partire dal 17 Giugno 2011 per Playstation 3, Xbox360 e PC.

Voto: 7 SU 10


This post was published on 16 Giugno 2011 12:31

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