IL LUNGO VIAGGIO VERSO OVEST DI MONKEY E TRIP
La storia di Enslaved: Odyssey to the West si tuffa a pieno in un racconto classico cinese conosciuto in Italia come “Viaggio in Occidente”. La storia originale parla del viaggio di un monaco buddista cinese verso l’India per recuperare dei testi non disponibili in Cina. Nel suo viaggio il monaco viene accompagnato da quattro esseri: il re scimmia, il maiale Bajie, il demone Wujing ed il destriero del monaco, che è in realtà il Principe drago del Mare del Sud. Questo racconto negli anni è stato fonte di ispirazione per numerosi film, romanzi, fumetti e cartoni ed una delle opere più note è la serie di manga ed anime Dragon Ball.
La rivisitazione di questa storia in salsa Ninja Theory ci pone sempre sulla terra, ma in un futuro dove una guerra nucleare ha distrutto tutto. Il mondo è adesso controllato dal gruppo degli Schiavisti, personaggi che viaggiano in lungo e in largo per il mondo rapendo gli ultimi essere umani per sfruttarli ovviamente come schiavi. Tutto il mondo è poi infestato dai robot, creature di metallo antropomorfe o somiglianti ad animali che, al pari degli Schiavisti, vagano per il mondo con l’unico intento di sterminare il genere umano. In mezzo a tutto ciò troveremo Trip e Monkey, i due protagonisti principali della storia. La prima è una giovane ragazza in grado di manipolare qualsiasi forma di energia, il secondo un combattente senza passato così chiamato dalla gente per la sua capacità di arrampicarsi e saltare tra gli alberi per sfuggire ai robot. All’inizio della storia entrambi si trovano all’interno di una nave degli schiavisti ma Trip, grazie alle sue capacità, riesce a fuggire dalla sua cella mandando poi la nave in sovraccarico. Sfruttando il problema Monkey riesce a liberarsi e prima che la nave vada ad impattare con il terreno, i due personaggi riescono a fuggire dalla nave usando una capsula di salvataggio. Con Trip all’interno della capsula e Monkey all’esterno, i due raggiungeranno New York e qui la ragazza, sfruttando uno svenimento di Monkey dovuto ad una botta ricevuta, piazzerà sulla testa dell’uomo un diadema di controllo grazie al quale Trip legherà Monkey a se, se l’uomo vuole vivere, Trip deve restare in vita o il diadema lo ucciderà. Dietro la promessa di liberarlo non appena tornerà al suo villaggio, Monkey comincerà la sua avventura con Trip ed è qui che il primo capitolo della storia, che funge anche da demo, si chiude.
Da questo momento in poi comincia il gioco vero, quattordici capitoli in cui controllando Monkey dovremo affrontare sessioni di gioco da beat ‘em up ed altre decisamente platform. In entrambi i casi il livello di difficoltà non è alto. Il gioco platform risulta decisamente semplice vista la presenza di tutti gli appigli ben contrassegnati a schermo – ogni appiglio o piattaforma su cui saltare luccica e saltare nel vuoto è impossibile visto che l’arrivo sul bersaglio successivo è totalmente automatico. Un po’ più complesse sono le sezioni platform in cui bisogna coordinarsi con Trip, qui infatti prendere i giusti tempi è necessario. Discorso differente è il comparto legato al combattimento. Il gioco offre un combattimento tipico da beat ‘em up con Monkey che potrà eseguire colpi rapidi ma leggeri o lenti e potenti ed ovviamente c’è la possibilità di concatenarli tutti di seguito. Nel combattimento l’uomo sfrutterà il suo bastone che, similmente alla spada laser di Darth Maul in Star Wars, presenta l’impugnatura al centro con entrambe le estremità utilizzare per colpire il nemico. Oltre a fungere da bastone per “bastonare” i nemici, l’arma di Monkey può sfruttare delle cariche per sparare veri e propri proiettili di plasma in grado di distruggere un nemico o paralizzarlo. Per buona parte del tempo però, il combattimento nel gioco si traduce nel premere continuamente il pulsante per il colpo pesante e basta, soprattutto se si sceglie come difficoltà quella semplice o normale – puntando invece sulla modalità difficile, è necessario anche imparare per bene la schivata perché i nemici ci accerchieranno con più semplicità colpendoci contemporaneamente. Il combattimento poi presenta diversi boss finali che ripagano i giocatori degli sforzi fatti durante il capitoli, questi mostri infatti richiedono sempre delle tattiche e dei colpi specifici, non un semplice smash sui pulsanti.
Tutte le abilità connesse alle armi di Monkey, quindi tutto ciò che non è una mera questione di capacità fisica, può essere migliorata raccogliendo le sfere rosse di cui il mondo di gioco è pieno e che ogni nemico battuto lascia sul campo. Grazie all’interazione con Trip, possiamo sfruttare queste sfere come moneta per migliorare la quantità di munizioni da portare, la potenza dei colpi o dello scudo ed altro ancora. Oltre a questo le interazioni tra Trip e Monkey sono continue, l’uomo può infatti portare sempre a spalla la ragazza o ordinarle di proseguire, fermarsi e fungere da diversivo per aggirare un nemico o farsi curare. Allo stesso modo Trip ha un controllo su Monkey, non potremo infatti allontanarci troppo da lei o subiremo dei danni a causa del diadema che, oltre ad essere un collare, funge anche da sistema per permettere a Trip di far vedere a Monkey dettagli sul paesaggio che per noi risulta essere l’HUD. Ben presto poi scopriremo la versione Ninja Theory della famigerata nuvoletta che permetteva a Goku in Dragon Ball di viaggiare un po’ ovunque. Nel gioco questa nuvola è in realtà un campo magnetico in grado di far viaggiare Monkey a mezzo metro dal suolo, sia esso acqua o terra, e solo queste sono le vere fasi di gioco in cui Monkey e Trip saranno divisi visto che sulla nuvola può viaggiare solo Monkey.
In breve dunque il gameplay risulta sempre abbastanza vario, difficilmente arriveremo a stancarci perché tra sessioni di combattimento, di arrampicata e folli corse su terra e acqua a bordo della nuvola, il gioco cambia sempre aspetto facendoci divertire per le dieci e più ore necessarie per ultimare la storia. A queste poi bisogna aggiungere anche la difficoltà aggiuntiva del livello difficile, il potenziamento di tutti i poteri e la raccolta di tutte le maschere, oggetti secondari di cui non specifichiamo altro per timore di spingerci un po’ troppo in là. Chi vuole dunque completare il gioco al cento per cento cercando anche di ottenere tutti i trofei ed obiettivi, si prepari ad un’avventura non inferiore alle quindici ore di gioco.
L’ECCELLENZA SAREBBE STATA A PORTATA DI MANO
Sia a livello grafico che tecnico il gioco è potenzialmente da lode, ma qualche scelta sbagliata ed un problema di fondo dato dal motore sfruttato per il gioco, portano Enslaved a scendere ben sotto l’agognato dieci della perfezione. Partendo da ciò che non è imputabile ai ragazzi di Ninja Theory, ci sono problemi di pop-in, frame-rate e v-sync, tutti difetti comuni alle maggiori produzioni che sfruttano l’oramai anziano motore grafico Unreal. Non si tratta di gravissimi difetti visto che tutti e tre sono saltuari e raramente si presentano insieme andando a danneggiare l’opera messa in piedi per Enslaved. A questi problemi tecnici si uniscono poi le scelte, a nostro avviso, sbagliate. Si comincia dal livello di difficoltà pressoché nullo delle sezioni platform per giungere poi al combattimento, forse estremamente semplificato visto che basta saper premere a tempo un paio di pulsanti per ritrovarci alla fine del gioco senza mai aver faticato troppo in modalità semplice.
Non prendete però questi errori come il segnale che ci troviamo di fronte ad un pessimo gioco, tutt’altro. Una volta avviato Enslaved l’impatto grafico è sconvolgente, questo mondo del futuro che vive in un’avventura alla Jules Verne è in grado di far breccia in ogni giocatore ed il rapporto che si stringe sempre più tra Monkey e Trip porta il giocatore a volerne sempre di più. Il mondo di Enslaved è stato creato dai ragazzi di Ninja Theory per essere puro spettacolo, così come lo sono i personaggi, le loro movenze e la loro interazione con il mondo.
Da dieci e lode poi il comparto audio che presenta un curato e più che decente doppiaggio in italiano – cosa oggi sempre più rara per i videogiochi. A questo si affianca poi una colonna sonora grandiosa in grado di esaltare ogni momento del nostro viaggio verso il villaggio di Trip. Ottimi anche gli effetti sonori che, a lungo andare, permettono al giocatore di capire quale tipo di Mecha si deve affrontare semplicemente ascoltando il suono che fa.
CONCLUSIONE
Rispetto alla loro prima opera, Heavenly Sword, i ragazzi di Ninja Theory si sono migliorati. Il nuovo gioco non lascia di stucco per la sua brevità, Enslaved: Odyssey to the West è infatti un ottimo titolo che si sviluppa tra le dieci e le dodici ore di gioco passando continuamente da semplici fasi platform ai combattimenti da beat ‘em up, per terminare poi con i boss dei livelli.
La presenza di extra, un buon sistema di upgrade per i poteri dei personaggi e la possibilità di affrontare la storia sia in modalità semplice che difficile, danno ad Enslaved lo sprint necessario per essere un titolo decisamente consigliato. L’unico difetto risiede, come già specificato, nella grafica con un framerate ballerino ed un v-sync che si dimentica a volte di esserci, tutti problemi imputabili non direttamente a Ninja Theory, ma al motore utilizzato.
Il gioco è disponibile per sistemi Sony PlayStation 3 e Microsoft Xbox 360.
VOTO 8.5 SU 10