Un assassino incriminato grazie alla testimonianza inequivocabile di Google Maps: quando la tecnologia ha permesso di incastrare l’omicida.
Le immagini catturate da Google Maps non sono ovviamente in tempo reale, né vogliono spiare o sorvegliare la popolazione. In realtà, non fanno altro che immortalare un frammento casuale, senza alcun tipo di interesse nei confronti delle persone che frequentano lo spazio analizzato. Il fine di Google Maps è infatti quello di voler rappresentare una strada, con le strutture su essa insistenti, per così fornire all’utente delle mappe dettagliate, con informazioni di navigazione e guida, e una serie di funzionalità aggiuntive utili all’esplorazione di vari contesti.
Ciononostante è successo che grazie a Google Maps degli inquirenti siano riusciti a incastrare un assassino. Per aggiornare le sue mappe, Google invia dei veicoli e dei droni sulle strade delle città e dei paesi, oppure usa dei satelliti. Tutto ciò per scattare fotografie sfruttare per aggiornate periodicamente la app. L’intervallo di aggiornamento può variare da pochi mesi a diversi anni, a seconda della zona e della frequenza con cui un luogo viene visitato dai veicoli di Google.
Quindi, le immagini di Google Maps non riflettono mai una documentazione storica definita, e non hanno mai la pretesa di offrire informazioni sul comportamento delle persone che attraversano una determinata strada. Non a caso, i volti dei passanti sono oscurati.
Eppure, proprio grazie a Google Maps, in Spagna hanno risolto un caso di omicidio: gli inquirenti hanno incastrato un assassino a piede libero dopo aver studiato una foto catturata dallo Street View su Google Maps. Fortunati gli inquirenti, o sfortunato l’assassino…
Quando Google Maps aiuta gli inquirenti a fermare un assassino: la vicenda
L’incredibile storia è avvenuta nella provincia spagnola di Soria, dove un caso molto delicato è stato appunto risolto grazie a un’immagine catturata da Google Street View su Google Maps. L’immagine in questione mostrava un uomo mentre caricava un sacco di plastica bianca nel bagagliaio di un’automobile. Un dettaglio apparentemente poco rilevante, ma non per gli investigatori, che erano alla ricerca di un potenziale assassino, per risolvere il caso di un cittadino cubano misteriosamente scomparso circa un anno fa.
Nel novembre del 2023, un cittadino cubano di trentatré anni, di cui si conoscono solo le iniziali (J.L.P.O.), era arrivato in Spagna per ricongiungersi con la moglie, residente nella piccola cittadina di Tajueco, nella provincia di Soria. Dopo pochi giorni, il fratello della vittima, allertato da degli strani messaggi provenienti dal telefono del trentatreenne, aveva denunciato la scomparsa alla polizia.
Il dettaglio dell’uomo alle prese con il sacco di grosse dimensioni ha insospettito gli investigatori dato che la foto scattata da Google Maps risaliva proprio al periodo in cui il cubano era scomparo. L’assassino, noto come il Lupo di Tajueco, gestiva un bar in zona e aveva una relazione con la moglie della vittima.
Le indagini hanno rivelato una storiaccia di tradimenti e intrighi, e così la polizia spagnola ha arrestato sia la moglie della vittima che il suo ultimo amante. Il corpo della vittima è stato poi ritrovato nel cimitero di Andaluz, nascosto appunto in un sacco di plastica bianca