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I capelli di Dragon Age: The Veilguard sono così belli per un solo motivo: il gioco del calcio

Tra chi lo ha amato e chi lo ha odiato, un aspetto che ha affascinato tanti giocatori di Dragon Age: The Veilguard, è il movimento naturale dei capelli. Ma come hanno ottenuto questo risultato?

Nelle ultime settimane, un gioco di cui chiunque ha sentito parlare almeno una volta, anche senza volerne sapere nulla in maniera diretta, è stato Dragon Age: The Veilguard. L’ultimo lavoro di casa BioWare infatti, ha suscitato tantissime polemiche, già da prima dell’uscita ufficiale, a causa di una serie di scelte di game design che non hanno fatto impazzire i tanti fan storici della saga, che in un certo senso hanno finito con il sentirsi traditi.

Tra i tanti lati negativi che sono stati messi in luce però, soprattutto da chi segue la saga sin dagli albori, non è mancato chi, andando contro corrente, ha voluto lodare ciò che del gioco sembrava non solo funzionare ma essere anche una feature decisamente interessante. Un esempio, secondo molti, è rappresentato da una caratteristica estetica dei personaggi, che spesso passa in sordina, ma che qui costituisce una nota di sapore niente male: i capelli.

Ma perché i capelli di The Veilguard sono così ben fatti?

Capelli e calcio in The Veilguard

In tanti si sono chiesti come avessero fatto in BioWare a ottenere un effetto tanto realistico nel movimento dei capelli. Della personalizzazione dei personaggi, se n’è tanto parlato, mettendone in luce le criticità e forse proprio per questo, in tanti si sono stupiti nel vedere un lavoro così tanto ben fatto sui capelli. E parrà strano ma il merito è da attribuire al gioco di calcio più famoso al mondo.

BioWare ed EA infatti, si sono affidate a una tecnologia utilizzata all’interno di EA Sport FC (ex FIFA), chiamata Strand Hair. In soldoni, questa tecnologia, creata da Frostbite e pensata inizialmente per l’utilizzo esclusivo nella serie di EA Sport FC, per animare ogni singola ciocca di capelli dei giocatori con una fisica realistica, che rispondesse alle condizioni climatiche e ai movimenti effettuati in campo, è subito diventata oggetto di approfondimento anche per altri studi di casa EA.

L’Hair Strand all’opera

Per quanto riguarda BioWare nello specifico, il team di EA ha dichiarato:

“Nonostante la Strand Hair sia presente in altri giochi EA, il team di BioWare ha dovuto spingerne i limiti anche oltre per Dragon Age: The Veilguard. Per esempio, implementare la tecnologia Strand Hair per quei personaggi che hanno i capelli lunghi fino alla vita con corna sulla testa, ha rappresentato una sfida unica”.

Il lavoro sui capelli è stato davvero lungo e ha richiesto che Frostbite passasse da una lunghezza massima di 63 punti a una di 255, per rendere possibile utilizzare la tecnologia anche in The Veilguard. Poi, la sfida è stata quella di riuscire a far risaltare i capelli e non renderli dei fili trasparenti. Per fare ciò, il team ha optato per un’opzione che renderizza più volte i capelli e l’ambiente. Come spiegano:

“Prima renderizziamo la parte opaca della ciocca di capelli e poi renderizziamo gli oggetti trasparenti”

Il tutto, aiutato da una tecnologia che permette di determinare se un pixel da renderizzare si trova “sopra” o “sotto” la ciocca di capelli. I risultati sono sicuramente incredibili, se si pensa a quanto i capelli in The Veilguard siano continuamente sottoposti a spostamenti continui, determinati dalle più assurde condizioni.

This post was published on 18 Novembre 2024 18:30

Pietro Falzone

Redattore Appassionato di videogiochi sin dal sempre più lontano 2002, quando per festeggiare i 5 anni ricevette una copia di Crash Bandicoot per la prima PlayStation. Il richiamo dell'avventura digitale lo fece innamorare di un mondo fatto di pixel, più o meno definiti. E l'amore non si è mai fermato. Inizia così a tastare tutti gli aspetti del mondo videoludico. Tra le sue più grandi passioni, si piazzano in ordine gli MMORPG (con sempre meno per giocarli, purtroppo), gli sparatutto in prima persona e, doprattutto, giochi di ruolo single player. Così si spiegano le più di mille ore, spalmate sui vari titoli From Software, da Demon's Souls in poi. Dalla fine delle medie, scopre una nuova passione: la scrittura. E come se non bastasse, scopre che nel mondo c'è chi scrive riguardo ai videogiochi, come se fosse un lavoro vero. Cosa fare di due passioni del genere dunque? Inizia così la ricerca disperata del giusto vascello, che riuscisse a convogliare voglia di fare, idee e tempo. Dopo un periodo passato a peregrinare, tra siti e sitarelli, approda su Player.it dove trova una casa in cui convogliare idee e spunti, al fianco di un team solido e costruttivo.

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