Dopo una diatriba legale durata più di dieci anni, Sony PlayStation ha perso in tribunale: la lotta contro Datel, risalente ai tempi di PSP, si conclude in favore della software house famosa per sviluppare cheat.
Sony, nell’ultimo periodo, sta vivendo una serie di drammi professionali interni, che non le permettono di rendere come dovrebbe. Tante le scelte sbagliate che si porta dietro, da una gestione precedente ai limiti del disastroso e adesso, pare molto difficile invertire la rotta in maniera netta. Come se non bastasse, dopo varie delusioni come quella del caso Concord, arriva una nuova batosta per lo studio di PlayStation.
L’attenzione si sposta in tribunale. Una causa, iniziata più di 10 anni fa proprio da Sony, con la quale il colosso dell’intrattenimento cercava di ottenere giustizia per un fatto molto particolare. Tutti inizia nel 2009, ai tempi dell’ormai compianta PSP. In quell’anno, tra i tanti giochi incredibili che arrivano sul mercato, uno che passa forse un po’ in sordina per tutti tranne che per Sony, è MotorStorm Arctic Edge, uscito anche su PS2 all’epoca.
Da lì, si innesca il fattaccio.
Sony ci prova, la CGUE disapprova
Dopo l’uscita di MotorStorm Arctic Edge, diversi furono i giocatori che cercarono subito dei metodi per rendere più frizzante il gioco, come era d’uso a quei tempi: non era difficile trovare trucchetti e cheat, che finivano con l’andare ad aggiungere feature incredibili ai giochi. E anche il titolo sviluppato da BigBig Studios, finì con l’avere la stessa sorte di tanti suoi coetanei.
Subito i cheater iniziarono a mettersi all’opera e in particolare, un tipo di cheat diventò estremamente popolare per il titolo in questione. Tramite questo trucchetto, i giocatori avrebbero potuto utilizzare un boost/turbo senza alcun limite, superando di fatto le limitazioni imposte dal gioco. Secondo Sony, un cheat del genere andava a infrangere il copyright dell’azienda “agganciandosi come un parassita” al software.
Il cheat però, sviluppato da Datel, non andava assolutamente a minare l’integrità del software: semplicemente, andava ad agire sul codice conservato insieme alla memoria della PSP. Un dettaglio sottile, che più di dieci anni dopo i fatti, si rivelerà essenziale: se inizialmente Datel era stata riconosciuta colpevole, dopo aver presentato ricorso, la situazione si è ribaltata.
Secondo la Corte di Giustizia europea infatti, il cheat semplicemente andava ad agire parallelamente alle variabili del codice conservato nella memoria della console portatile. In questo senso, la CGUE ha deciso in favore di Datel. A ogni modo, Sony può continuare a bannare chiunque utilizzi cheat sia online che offline: la decisione della corte va letta soltanto nell’ambito del singolo caso, in cui il cheat in questione non andava a intaccare il software principale, non contravvenendo ad alcune legge europea sul copyright.