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Il Kuwait si ribella: da loro non sarà venduto il videogioco più popolare al mondo

Call Of Duty: Black Ops 6, uno dei titoli più attesi di questo mese, non uscirà in Kuwait. Arriva il blocco dei regolatori e i motivi potrebbero essere politici.

Di censure nei videogiochi, se ne vedono a bizzeffe. Come tutti gli altri media artistici, ovviamente anche i videogiochi finiscono spesso con l’essere rappresentazioni sensibili, di elementi storici, politici o psicologici che possono non corrispondere con gli ideali culturali dei paesi in cui quei titoli vanno poi diffusi. Di casi eclatanti ne è piena la storia del medium e, nonostante i tanti passi avanti fatti nei rapporti tra le aziende e i singoli Stati, alcune volte possono presentarsi delle questioni particolari.

Basta poco

E non sempre la possanza e la portata mediatica di un videogioco, rappresenta un motivo valido per gli Stati, per accettare titoli ritenuti controversi. Basti pensare a The Last of Us Parte 2 che è bandito in Arabia Saudita per la presenza di personaggi omosessuali o i titoli della saga di Wolfenstein, fortemente censurati in Germania per evitare ogni richiamo visivo al periodo nazista. La Russia ha una lunga storia di ban di titoli della saga di Call of Duty e adesso, un’altra Nazione ha colto la palla al balzo per fare lo stesso.

Arriva il ban

Tra pochissimi giorni, il 25 ottobre per la precisione, verrà pubblicato l’attesissimo Call of Duty: Black Ops 6, un titolo che porta con sé forti aspettative e che rappresenta un punto cruciale nella vicenda legata all’acquisizione di Activision da parte di Microsoft, dato che BO6 sarà il primo CoD a essere pubblicato già al day one sul Game Pass.

E se i giocatori si stanno già preparando, per vedere cosa la celebre saga di sparatutto ha da proporre, c’è un paese in cui molto probabilmente, il gioco non uscirà: il Kuwait. Le motivazioni, sarebbero da ricercare nell‘ambientazione di BO6, che si muoverà nel mezzo delle vicende della Guerra del Golfo, presentando in maniera esplicita i vari protagonisti politici dell’epoca, dal Presidente degli USA, George W. Bush al Presidente iracheno Saddam Hussein.

Al tempo, il conflitto fu scatenato ufficialmente da Hussein, che decise di invadere il confinante Kuwait per sottrarre il controllo di diversi giacimenti petroliferi, in nome di un’appartenenza culturale comune (ottomani), che avrebbe dovuto portare il Kuwait a un’annessione forzosa. Gli USA intervennero, per preservare quei giacimenti petroliferi. Dagli attuali abitanti di quelle zone però, quello viene ricordato come un periodo estremamente oscuro.

E probabilmente proprio a seguito di ciò, si spiega il comunicato diramato da un portavoce di Activision:

“Call of Duty: Black Ops 6 non è stato approvato per essere rilasciato in Kuwait. In questo momento, il titolo non sarà disponibile per la pubblicazione nella regione. Come risultato, tutti i preordini in Kuwait saranno cancellati e rimborsati sul metodo di pagamento originale. Rimaniamo fiduciosi che le autorità locali riconsiderino e permettano ai giocatori in Kuwait di godere di questa nuova esperienza nella serie di Black Ops”.

I giocatori non saranno sicuramente felici di tale risoluzione, soprattutto a circa una settimana dall’uscita. Che si tratti di nervi scoperti o di una trattazione degli eventi troppo sommaria, non ci è ancora dato saperlo.

This post was published on 19 Ottobre 2024 23:00

Pietro Falzone

Redattore Appassionato di videogiochi sin dal sempre più lontano 2002, quando per festeggiare i 5 anni ricevette una copia di Crash Bandicoot per la prima PlayStation. Il richiamo dell'avventura digitale lo fece innamorare di un mondo fatto di pixel, più o meno definiti. E l'amore non si è mai fermato. Inizia così a tastare tutti gli aspetti del mondo videoludico. Tra le sue più grandi passioni, si piazzano in ordine gli MMORPG (con sempre meno per giocarli, purtroppo), gli sparatutto in prima persona e, doprattutto, giochi di ruolo single player. Così si spiegano le più di mille ore, spalmate sui vari titoli From Software, da Demon's Souls in poi. Dalla fine delle medie, scopre una nuova passione: la scrittura. E come se non bastasse, scopre che nel mondo c'è chi scrive riguardo ai videogiochi, come se fosse un lavoro vero. Cosa fare di due passioni del genere dunque? Inizia così la ricerca disperata del giusto vascello, che riuscisse a convogliare voglia di fare, idee e tempo. Dopo un periodo passato a peregrinare, tra siti e sitarelli, approda su Player.it dove trova una casa in cui convogliare idee e spunti, al fianco di un team solido e costruttivo.

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