I videogiochi moriranno e il motivo è chiaro: parla l’ex capo di Sony PlayStation

Parla Shwan Layden
Parla Shwan Layden

Fanno discutere le affermazioni di Shawn Layden, ex dirigente di Sony PlayStation, riguardo lo stato di salute dell’industria dei videogiochi. Ecco qual è il problema secondo lui.

L’industria dei videogiochi, negli ultimi anni, ha messo in luce tutte le debolezze di quello che, dall’esterno e da occhi più inesperti, veniva percepito come uno dei mercati più floridi e in ascesa che esistessero, mascherando con finte sicurezze, quelli che si sono poi rivelati pian piano, come dei grossi azzardi che hanno coinvolto case di produzione più o meno piccole, provocando disastrosi effetti a catena.

Concord (fonte Forbes)
Un collasso inesorabile

Si è fatto un gran parlare, sin dal finire del 2023, dei numeri in continuo aumento, per quanto riguarda i licenziamenti nell’industria oltre che la chiusura di diversi studi, a causa di scarse vendite di prodotti su cui tante avevano puntato le aziende, che si sono poi rivelati dei buchi nell’acqua. Il caso Concord è sicuramente il più eclatante ma non è l’unico, nonostante sia emblematico dato che arriva da Sony, una di quelle aziende che rappresentava un po’ un pilastro per l’industria.

Proprio da un ex di Sony però, arriva una dichiarazione che fa tanto discutere, relativamente allo stato di salute dell’industria videoludica attuale.

Il collasso

A generare discussione, sono state le parole di Shawn Layden, che i più informati ricorderanno essere un ex dirigente di Sony PlayStation, che sul palco della Gamescom Asia, affiancato dal co fondatore e chief publishing officer di Raw Fury, Gordon Van Dyke, ha dichiarato come il problema maggiore dell’industria al momento, sia un “collasso della creatività“, aggiungendo che continuare a puntare su blockbuster videoludici, consisterebbe in una vera e propria “sentenza di morte.

I due sul palco, si sono tanto soffermati sul fatto che, oggigiorno, è in atto un processo che sta portando gli studi AA a sparire totalmente. Questo perché secondo Layden, mentre in passato gli studi erano più focalizzati sul creare titoli divertenti, oggi si pensa molto più al modello di monetizzazione da abbinare al gioco di turno.

Shawn Layden
L’opinione di Layden

Dichiarazioni forti le sue:

Oggi, il costo d’entrata per lo sviluppo di un gioco AAA è di milioni a tre cifre. Penso ovviamente, che il rischio di tolleranza cada. E voi volete i sequel, volete le imitazioni, perché i tizi della finanza che tracciano il confine, dicono ‘Beh, se Fortniteha fatto tutti questi soldi in questa quantità di tempo, la mia imitazione di Fortnite può fare questo in questo lasso di tempo’. Stiamo assistendo a un collasso della creatività nei giochi di oggi”.

La speranza di Layden per il futuro, è di poter vedere sempre più titoli a basso budget ma pieni di inventiva e creatività, aggiungendo che:

“Se mi proponi il tuo gioco AA e nelle prime due pagine del progetto c’è il tuo piano di monetizzazione e introiti, il piano di abbonamento, me ne lavo le mani. La tua prima pagina deve essere ‘È necessario fare questo gioco e questo è il perche'”.

Ha poi chiuso il suo intervento accennando all’argomento “intelligenza artificiale”, per il quale non prova chissà che eccitazione dato che, a suo dire, sin dal “secondo videogioco mai creato”, le IA erano utilizzate. Le applicazioni delle IA ai videogiochi dunque, non rappresenterebbero un passo avanti chissà quanto importante dunque, secondo Layden.