Quali anime hanno le sigle più memorabili? Un viaggio nella storia dell’animazione giapponese, tenendo sott’occhio un aspetto che non va mai sottovalutato.
Un libro non si giudicherà dalla copertina, ma è inevitabile, per un fan degli anime, non giudicare un prodotto dalla sigla.
La scelta della giusta sigla, rappresenta il primo passo verso la riconoscibilità, creando, ancora prima di guardare la serie nella sua interezza, un elemento d’affezione che potrà essere rievocato in qualunque momento e che riuscirà sempre a trasmetterci l’emozione di quando l’abbiamo sentito per la prima volta, o di quando, giunti all’ultima puntata di una serie, eravamo consapevoli di star per ascoltare per un’ultima volta quelle note.
Di anime con una sigla ottima e orecchiabile, ne esistono a bizzeffe. Ma quante di queste possono essere considerate memorabili? In questo articolo cercheremo, tramite il nostro personale filtro, di ricostruire un percorso fatto di 10 sigle anime che restano, ancora ora, tra le più ricordate, cantante e amate dai fan.
Iniziamo la nostra rassegna con la sigla di un anime che ha totalmente stregato il pubblico negli ultimi anni: Attacco dei Giganti. Ma quale delle tante sigle di AoT è la migliore? Ci sarebbe l’imbarazzo della scelta, ma pensiamo che la più rappresentativa sia sicuramente la sigla della seconda stagione, “Shinzou wo Sasgeyo”: poche note di pianoforte che introducono a un drop immediato, con tanto di dive bomb della chitarra per poi esplodere in un ritornello che spinge chiunque a battersi il pugno sul cuore, al grido di “Offrite i vostri cuori!”.
“Raggio di luna che rendi la notte romantica” cantava Cristina D’Avena, in quella che fu la prima sigla di Sailor Moon in Italia, indimenticabile. Guerra, romanticismo, malinconia e tanta malcelata sofferenza, nelle note che accompagnano la visione della sigla di Code Geass, anime forse meno noto degli altri citati, che gode però di un certo grado di apprezzamento e la cui sigla è sicuramente più nota rispetto a quella di Death Parade (al settimo posto di questa classifica) che al grido di “Booh booh booh” introduceva un ritornello tra i più coinvolgenti di sempre e ancora riecheggia nella memoria quel “Everybody, put your hands up!”.
Due anime che forse non hanno mai lasciato troppo il segno in occidente, possono però contare su due sigle estremamente potenti: il primo è Fate/Zero, con quel tema suonato al violino che apre alla sacralità dell’opera; il secondo è Bakuman, la cui caduta di una piuma accompagnata da una nostalgica melodia, introduce a personaggi ed eventi, in cui cuore e testa si mescoleranno per dare vita alla storia definitiva.
Le ultime quattro, rappresentano il vero Olimpo per gli amanti degli anime. Fullmetal Alchemist: Brotherhood, uno degli anime più apprezzati di sempre, che già dalla prima stagione apre con una sigla colma di malinconia, che rivista oggi, conoscendo gli sviluppi della serie, lascia un grande senso di vuoto e sconforto; come non parlare di Dragon Ball Z, uno degli anime che più i fan di Toryiama hanno imparato ad apprezzare e che, nonostante presenti una sigla giapponese estremamente riconoscibile, da quell’intro di sintetizzatore fino al liberatorio “CHA-LA HEAD CHA-LA”, viene ancora ricordata da tutti per la versione italiana realizzata da Giorgio Vanni:“Chi sei? Goku non lo sai, però…” continuate pure a cantare, noi intanto vi presentiamo le ultime due sigle di questa particolare rassegna.
Arriviamo a due capolavori dell’animazione giapponese, il cui carisma riusciva a trasparire già dalle prime note delle rispettive sigle: la prima è TANK! di Cowboy Bebop, anime in cui la musica giocava un ruolo importante nell’accompagnare le vicende: come dimenticare quel giro di contrabbasso della sigla?
Infine, non poteva mancare una vera icona delle sigle giapponesi: Zankoku No Tenshi No These o “A Cruel Angel Thesis”, opening storica di Neon Genesis Evangelion, il più grande foreshadow della storia degli anime.
This post was published on 15 Settembre 2024 21:00
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