Nel momento in cui nel video di presentazione è stato aperto l’inventario tutti hanno avuto la stessa reazione: un inventario incredibile.
Creare un grande videogioco è sempre più difficile, in un mondo in cui i costi di produzione dei videogiochi diventano sempre maggiori e provare a superarsi anche dopo pochi anni significa fare investimenti enormi, che non ci danno garanzie di ritorno. Anche per questo motivo assistiamo in un momento di stagnazione, in cui davvero pochissimi studi di sviluppo osano e provano ad alzare l’asticella.
Fortunatamente però, mentre i tripla-A continuano a proporre sempre le stesse cose e a temere di fare un passo falso in avanti, preferendo al massimo andare all’indietro, ci sono dal basso sempre nuove spinte e nuove idee per creare dei giochi unici, con dettagli curati e delle meccaniche che sicuramente faranno il piacere dei giocatori più attenti.
Nel titolo in questione che andremo ad analizzare tra poco c’è un aspetto che ha lasciato tutti senza parole. Non che il gioco in generale non sembri molto interessante e dal grande potenziale, ma una parte dell’ultimo trailer con tanto di gameplay ha veramente fatto strabuzzare gli occhi a tantissime persone.
“Quell’inventario è incredibile”. Questo è uno dei commenti che si trova più spesso sotto i video o sui canali in cui viene discusso l’attesissimo Industria 2. Sviluppato da Bleakmill e pubblicato da Headup nel 2011, il primo capitolo di quella che ormai possiamo chiamare saga ha ricevuto buone recensioni ed è stato accolto generalmente in modo positivo, tanto da portare alla creazione di un altro videogioco.
Come per il primo, Industria 2 ci porterà in un mondo parallelo in cui un’IA ha preso il possesso dei robot e ha deciso di dare la caccia e annientare tutta la vita organica. Anche questo sequel sarà un’avventura con una forte componente narrativa e meccaniche da FPS, che mette il giocatore nei panni una donna bloccata in una dimensione parallela.
Gli sviluppatori lanciano un messaggio chiaro: esplorate, recuperate e combattete attraverso un misterioso paesaggio boreale consumato da un’intelligenza artificiale sempre più affamata. Tutto però passa in secondo piano davanti all’inventario: la protagonista lo apre e lo mette per terra, mostrando proprio tutti gli oggetti che abbiamo addosso.
Il tutto è molto curato e consunto, con armi e bende che sono appese in apposite sezioni dell’intero zainetto, un po’ come accade con The Forest. Basta poco per tornare a sorprendere i videogiocatori, giusto un po’ d’amore in quello che si fa, e magari un inventario diegetico.
This post was published on 28 Agosto 2024 11:30
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