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Personaggi muscolosi e seminudi: non è woke, bensì un videogioco classico anni 90!

Arriva su Nintendo Switch la Cho Aniki Collection, che raccoglie i titoli “Cho Aniki” e “Ai Cho Aniki”. Tutto molto bello, ma di che si tratta e perché vale la pena recuperarli?

Il mondo dei videogiochi, solo negli ultimi anni, ha raggiunto un livello di interconnessione spaziale, che ha quasi azzerato totalmente le distanze umane. Un gioco sviluppato in Cina può arrivare il giorno dopo in Europa e fare numeri incredibili come ci insegna Black Myth: Wukong. Fino a qualche anno fa però, non era così semplice e un sacco di videogiochi, anche diventati vere e proprie reliquie di culto, non sono mai riusciti ad arrivare dall’oriente fino all’occidente.

Sicuramente… singolare

Tanti sarebbero gli esempi da fare, basti solo pensare che nemmeno Demon’s Souls, l’oggi celebre titolo di From Software, inizialmente era pensato per la distribuzione americana ed europea e che solo grazie a un gruppo di appassionati, l’occidente riuscì a scoprire quel magnifico titolo del 2008. Al giorno d’oggi, con i tanti metodi che esistono per recuperare titoli vetusti, grazie anche a un’utenza i cui gusti si sono via via sempre più affinati, sembrerebbe quasi uno spreco non dare vita a dei port per alcuni di quei giochi, considerati un cult lì dove sono stati creati.

E forse proprio da queste premesse è iniziato il dialogo, che ha portato all’annuncio di Cho Aniki Collection e del suo approdo su Nintendo Switch. Ma di che gioco si tratta?

Cos’è Cho Aniki?

Il Giappone degli anni ’90 era una terra estremamente prolifica e irriverente, per quanto riguardava lo sviluppo di videogiochi. Le sale giochi e i cabinati arcade erano considerati metodi d’intrattenimento di massa e l’investimento su titoli che potessero restituire un po’ quelle sensazioni, era sicuramente abbondante. Cho Aniki si inserisce proprio in questo discorso: si tratta infatti di uno shoot’em up a scorrimento laterale, che nonostante sia stato sviluppato inizialmente per il TurboGraFX, restituiva in pieno il feeling arcade.

Se si fosse trattato di un semplice shoot’em up, proveniente da un’era in cui il genere era estremamente inflazionato al pari del picchiaduro, non staremmo qui a parlarne. Cho Aniki infatti, non è certamente diventato celebre per gameplay o difficoltà, quanto per l’irriverenza di determinate scelte. Tanto si puntava sull’umorismo, un umorismo molto singolare, che bene si sposava con l’idea giapponese di comicità per le masse.

Al centro di molte gag che si ripetevano per l’intera durata dell’esperienza, il focus era posto spesso sulla componente omoerotica espressa dalla presenza di uomini vestiti giusto con una mutanda stretta, caratterizzati da una muscolatura ipertrofica e da espressioni allusive oltre che diversi gesti inequivocabili. Una di quelle esperienze che oggi troverebbe sicuramente degli attriti ma che, in ogni caso, torna sotto una nuova veste rinnovata per i giocatori di oggi.

È stato infatti annunciato che il 12 dicembre 2024, verrà pubblicata in Giappone la Cho Aniki Collection per Nintendo Switch. La Collection includerà i titoli “Cho Aniki” e “Ai Cho Aniki”, i primi due titoli ufficiali della saga. Oltre alla Collection, verrà pubblicata anche un’edizione limitata che includerà un CD con la soundtrack, un set di spille e un set di toppe. Al momento, non è stato annunciato alcun lancio anche in Europa, anche se la presenza su Switch è sicuramente incoraggiante e potrebbe rappresentare un primo importante passo, affinché si possano mettere le mani su una versione rinnovata del titolo.

This post was published on 26 Agosto 2024 23:00

Pietro Falzone

Redattore Appassionato di videogiochi sin dal sempre più lontano 2002, quando per festeggiare i 5 anni ricevette una copia di Crash Bandicoot per la prima PlayStation. Il richiamo dell'avventura digitale lo fece innamorare di un mondo fatto di pixel, più o meno definiti. E l'amore non si è mai fermato. Inizia così a tastare tutti gli aspetti del mondo videoludico. Tra le sue più grandi passioni, si piazzano in ordine gli MMORPG (con sempre meno per giocarli, purtroppo), gli sparatutto in prima persona e, doprattutto, giochi di ruolo single player. Così si spiegano le più di mille ore, spalmate sui vari titoli From Software, da Demon's Souls in poi. Dalla fine delle medie, scopre una nuova passione: la scrittura. E come se non bastasse, scopre che nel mondo c'è chi scrive riguardo ai videogiochi, come se fosse un lavoro vero. Cosa fare di due passioni del genere dunque? Inizia così la ricerca disperata del giusto vascello, che riuscisse a convogliare voglia di fare, idee e tempo. Dopo un periodo passato a peregrinare, tra siti e sitarelli, approda su Player.it dove trova una casa in cui convogliare idee e spunti, al fianco di un team solido e costruttivo.

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